Questa scelta sta suscitando qualche malessere, che va dalla semplice diffidenza alla rimostranza vera e propria. I motivi della discordia non sono così difficili da individuare, dato che il Vaticano ha da sempre esercitato un controllo sulla produzione intellettuale che sembra contrastare con le premesse stesse dell'editoria democratica. Abbiamo già avuto modo di ricordare che la drammatica esperienza dell'Indice dei libri proibiti si è conclusa meno di cinquant'anni fa e non è un mistero che ancora oggi importanti temi etici, politici e culturali denotino una presenza consistente di interventi religiosi anche in contesti precipuamente laici. D'altro canto, non si può negare che le istituzioni ecclesiastiche abbiano, nel tempo, esercitato una costante attività di produzione e salvaguardia culturale. Ovviamente né i meriti nel patrocinio di arti e letteratura possono annullare i terribili effetti del contrasto alla libera espressione e al progresso ideologico, né, per contro, tale repressione dovrebbe oscurare totalmente il buon operato di biblioteche, scrittoi e mecenati.
Il francobollo stampato per l'occasione
Nel comunicato ufficiale del Salone del Libro si legge che la presenza della Santa Sede permetterà l'esposizione di manoscritti pregiatissimi, fra cui l'Inferno di Dante Alighieri illustrato da Sandro Botticelli e un'Iliade in greco con testo latino a fronte e di testimonianze storiche di rilievo, fra cui una lettera di Vittorio Emanuele II a Pio IX datata 8 settembre 1870 (dodici giorni prima della Breccia di Porta Pia). Si potrebbe obiettare che è grottesco usare come vessilli da vetrina testi di autori che, per altri versi, sono stati pesantemente condannati (è il caso dello stesso Dante per il De Monarchia) o che testimoniano uno dei momenti di maggiore ostilità della Chiesa alla democrazia, alla libertà dei popoli o all'ideologia moderna (Pio IX, l'autore del Sillabo e il padre del dogma dell'infallibilità del papa, ha avuto in questo senso un primato difficile da eguagliare).In una lettera aperta a Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura che gestisce il Salone, L'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti esprime le proprie perplessità facendo leva sul fatto che, con questa partecipazione, l'ente pubblico non farebbe rispettare il supremo principio costituzionale di laicità dello Stato e aprirebbe la manifestazione ad un'istituzione che, per ammissione dei suoi stessi rappresentanti, non è e non può essere democratica; a supporto dell'incongruenza di tale gemellaggio, l'Uarr ricorda che nell'enciclica di Clemente XIII Christianae reipublicae è contenuta l'esortazione a «lottare accanitamente al fine di estirpare la mortifera peste dei libri». La storia dei roghi e dell'Inquisizione è ben nota e non starò a riprenderne i momenti fondamentali.C.M.