Salone del Libro di Calcutta, ma dove sono i libri?
Creato il 25 gennaio 2012 da MariagraziacoggiolaE' pazzesco. Dopo 10 anni l'India continua a sorprendermi (e a farmi incazzare). Sono a Calcutta, che io continuo a chiamare cosi' anchese e' ormai Kolkata, per l'annuale fieradel Libro. Dicono che sia una delle rassegne ''piu' grandi dell'Asia'' econoscendo la passione dei bengalesi per la cultura, sono arrivata qui piena diaspettative che si sono infrante appena ho visto il posto e la penosaorganizzazione.
La fiera e' un po' fuori dal centro, su una grande arteria dovee' abbastanza difficile beccare un taxi o un riscio'.E' vicino a un importante campus scientifico che - da fuori- sembra bello. Intorno pero' e' degradoassoluto, il solito mix di cloache, immondizia e lavori in corso. Ma si sa.Purtroppo la precedenza e' per i mall, gli hotel a cinque stelle, autostrade eaeroporti.A depurare acque e smaltirerifiuti non ci pensa nessuno perche' non rende ovviamente.
Quest'anno alla fiera che si chiude il 5 febbraio c'e' unanovita': l'Italia e' Paese ospite per contraccambiare lo stesso onore offertonel 2011 all'India al salone del libro di Torino.
Al giornalista e saggista Beppe Severgnini tocca infattiinaugurare la rassegna con tre colpi di martelletto di legno, tipo quello usatoper le aste all'incanto. Una cosa curiosa qui dove di solito la cerimoniaconsiste nell'accendere le lambade a olio, un gesto che ha un chiaro significatoreligioso.
Ma a parte un tendone dove e' avvenuta l'inaugurazione, conla chief minister Mamata Banerjee, detta Didi (sorella maggiore) e ilpadiglione italiano, non c'e' ancoranulla di pronto. Gli operai stanno ancora costruendo gli stand e di libri nonc'e' ancora l'ombra. Dopo aver invano chiesto a carpentieri e poliziotti doveera un'ufficio stampa, scopro che non esiste. Nella mia ingenuita' cercavoinfatti un accredito o almeno un press kit con qualche informazione. Scopro poiche la fiera e' aperta a tutti e che nessuno ha un badge.
Per fortuna il padiglione italiano e' pronto e almeno li' cisono dei libri. Mi accorgo pero' che i volumi, una buona scelta di titoli tra ipiu' recenti, sono tutti in italiano! Mi spiegano che sono stati portati daglieditori italiani e che bisognava contattare gli indiani per avere le traduzioniinglesi, almeno quelle che esistono. Di sicuro i classici, Dante, Calvino ecc.ci sono...
Ilpadiglione,organizzato dal consolato di Calcutta ,e' stato sponsorizzato da una serie di aziende italiane, tra cui Lavazza-Barista (che ci ha anche piazzato un coffee-shop) e lo studio di architettura,Carrano, che ha disegnato lo stand.Perla scarsezza di mezzi (e la grave congiuntura italiana) e' una grossa riuscita,mi dicono prima ancora che presenti qualche obiezione sulla mancanza di volumiin inglese. Almeno c'e'.Che ladisorganizzazione sia totale lo conferma anche il padiglione Usa, piazzato apochi metri davanti al nostro, che quindi rimane nascosto. Mi dicono che non era previsto, quindi sarebbeaddirittura abusivo.
Anche all'indomani , primo giorno ufficiale di apertura alpubblico, gli stand non sono ancora pronti e regna il caos sovrano. La primaconferenza con Severgnini e' stata in fretta e furia spostata dal tendoneprincipale al cortiletto interno del nostro padiglione, di fianco alla macchinadel caffe'.
Non so che sia successo poi negli altri nove giorni, io sonopartita...senza vedere un libro!
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