Nei giorni in cui si sviluppa la manifestazione dedicata ai libri più importante d’Italia, ogni appassionato lettore vorrebbe potersi clonare per assistere a tutti gli incontri in calendario e allo stesso tempo visitare con tranquillità gli stand che trasformano i padiglioni del Lingotto in un’enorme libreria. In mancanza del dono dell’ubiquità, tocca scegliere e, questo è certo, al Salone ce n’è per tutti i gusti.
Un’edizione ricca, nel complesso, con l’ambizione di soddisfare tutte le esigenze. Ho visto file alle casse, non solo dei grandi editori, un buon segnale. Le voci raccolte qua e là tra gli stand mi hanno parlato di risultati incoraggianti. Una boccata d’ossigeno dopo mesi di apnea per il settore.
Ho avuto poco tempo per godermi come avrei voluto i banchi stracolmi di libri. Tante interviste programmate agli autori (nelle prossime settimane vi racconterò di Simonetta Agnello Hornby, Robert Harris, Jostein Gaarder, Giuseppe Catozzella, Marco Magini e molti altri) e diverse presentazioni a cui assistere hanno ridotto il tempo disponibile per sfogliare i testi, ma mi hanno regalato indimenticabili suggestioni.
Altrettanto suggestiva la presentazione di Un’idea di destino, il libro postumo di Tiziano Terzani pubblicato da Longanesi che, nel decimo anniversario della scomparsa del giornalista e scrittore, raccoglie i suoi diari più intimi.
Divertente e istruttiva la chiacchierata pu
Tantissimi gli autori italiani e stranieri presenti nei vari spazi dedicati alle presentazioni, eventi sempre stimolanti per chi ha voglia di andare oltre la pagina scritta.
Nel complesso, un Salone del Libro ricco, con qualche pecca ancora irrisolta come il wifi “ballerino” e l’assenza di isolamento acustico nella maggior parte degli spazi dedicati agli incontri, che spesso diventano una gara a chi grida più forte nel microfono.
Da parte mia, un «grazie» speciale agli addetti stampa degli editori che non si stancano mai di presentare le nuove uscite e si prodigano per fare in modo che gli scrittori incontrino noi giornalisti. Rivederli è sempre una festa perché il Salone, come ho scritto in un tweet, non è solo lavoro, ma anche sorrisi, abbracci e strette di mano. Un’occasione per conoscere i volti chi dà vita ai libri per il resto dell’anno.
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