Se il problema di dover scegliere fra i molteplici eventi presentati al salone del libro si era già presentato durante la settimana, ovviamente nelle giornate di Sabato e Domenica si triplica. Personaggi di spicco, dibattiti interessanti, eventi che si sovrappongono come orari, code interminabili.
L’altro riguarda un dibattito sui problemi generati dalle nuove tecnologie, prima di tutto la tutela del diritto d’autore, e del “nuovo giornalismo” il giornalismo online, quello che io stessa sto facendo scrivendo, e voi, leggendomi.
Al salone del libro 2013 Eugenio Scalfari presenta la collezione dei suoi scritti pubblicata da Mondadori, nella collana “I meridiani”, contenente articoli (dal 1963 al 2012), scritti letteral – filosofici, ed un racconto autobiografico.
Nel rispondere alla domanda sulla funzione del giornalismo per lui, anche il giornalista ribadisce come il giornale debba rappresentare l’interesse generale del paese, e puntualizza di essere stato a torto accostato a personaggi, come Indro Montanelli, che è stato un ottimo giornalista ma non un bravo direttore di giornale, come invece è stato lui.
Montanelli interpretava in senso comune, lui invece interpreta il buon senso e ci spiega la differenza. Il senso comune si interpreta in maniera emotiva, nel presente, il buon senso si interpreta in maniera distaccata, e saggia ed è volto anche al futuro.
Infine l’anziano giornalista ci racconta come si è approcciato, verso i quarant’anni di età, alla scrittura letteraria e non giornalistica. Mentre il giornalismo è a servizio del paese, la scrittura letteraria è qualcosa che egli ha fatto per sé stesso, un viaggio interiore e si paragona a Odisseo.
La tecnologia evolve velocemente mentre la legge sul diritto d’autore risale al 1941, è evidente che si renderebbe necessario un adeguamento della normativa. Vi è l’erronea convinzione, nella mentalità generale, che tutto ciò che è in rete sia libero, specialmente se venga fatto un uso personale, ma ovviamente per legge non è così.
Chi rivendica la paternità dell’opera, decide nel momento in cui pubblica qualcosa, sia esso un contenuto, un’immagine, un video (qui si sovrappone la problematica del diritto all’immagine e la firma di eventuali liberatorie all’uso della stessa) come e in che termini lo pubblichi, se libero “di dominio pubblico”, oppure se vincolato “tutti i diritti riservati” oppure con “licenza creative commons”, con possibilità di diffonderla per fini non commerciali, sempre citando la fonte.
Si aggiunga il fatto che ogni qual volta ci si iscrive ad un social network, nel dare la propria adesione, si sottoscrivono delle clausole che in diritto vengono definite “vessatorie” con le quali si rinuncia a questi diritti relativi a ciò che si condivide in rete.
Ciò avviene il più delle volte inconsapevolmente, senza neppure rendersene conto. La paternità dell’opera rimane, ma si perde spesso il diritto di decidere che ne sarà della stessa, o quanto meno la legge non è chiara al riguardo, né tantomeno la tutela.
Infine l’ultima problematica affrontata nel dibattito di sabato scorso è stata quella della responsabilità di amministratori di riviste online o di blogger per i contenuti e i commenti pubblicati su loro siti e blog. Sono da considerarsi responsabili al pari del direttore di un quotidiano o di un periodico cartaceo, pur non godendo dei medesimi privilegi?
La problematica resta aperta, per buon senso bisognerebbe rispondere negativamente, per conoscenza della legge penale anche. La legge penale non è estendibile per analogia “in malam partem” ovvero quando comporti una responsabilità non prevista dalla legge esplicitamente per quel caso.
Written and Photo by Miriam Caputo