Ore di fila in piedi per incontrare un uomo eccezionale, ne è valsa davvero la pena! Un uomo semplice, come solo i “grandi” sanno essere, che parla perfettamente in italiano con un accento spagnolo simpaticissimo. Punto focale dell’incontro non è stata la produzione letteraria di Luis Sepùlveda, ma la poesia cilena, paese ospite del Salone internazionale del libro di Torino 2013.
Alla conoscenza si affianca l’emozione. Io non trascuro mai le sensazioni, positive o negative, che qualsiasi evento mi lascia, aspetto che per me è fondamentale, importante tanto quanto, se non di più dell’aspetto tecnico conoscitivo.
Questo incontro di Sabato 18 maggio scorso al Salone del libro, mi ha lasciato un’emozione grandissima, mentre Sepùlveda parlava e ci raccontava i suoi rapporti con i suoi maestri e mentre gli attori leggevano le poesie dei poeti cileni mi sentivo pervasa da una sensazione di benessere e di serenità. Spesso di fronte a scrittori o personaggi noti,
La prima poetessa di cui si è parlato è Gabriela Mistral. Il nome è uno pseudonimo, che ha tratto dai suoi poeti preferiti, Frédéric Mistral, poeta francese, e il nostro Gabriele D’Annunzio. Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie a 33 anni e ha vinto il premio Nobel nel 1945. Luis Sepùlveda ci racconta che Gabriela non era ben vista dalla critica perché era una ribelle, libera nella sua sessualità e nel suo corpo, in quanto omosessuale, e non le hanno perdonato tutto questo. Era coraggiosa e impegnata in diritti umani e civili. Ci dice che oggi per fortuna la mentalità in Cile è un po’ cambiata.
Gli altri poeti protagonisti del reading sono Pablo Neruda, Pablo de Roca, Nicobar Parra.
Su Pablo Neruda ci sarebbe da scrivere un articolo a parte, in questa sede mi limiterei a dire che Sepulveda ci ha fatto un racconto spassosissimo del suo incontro con Neruda insieme al poeta russo (e un po’ alcoolizzato) Evtusenko e poi che l’attore Alessandro Lombardo ha letto in maniera davvero “emozionante” con sentimento la poesia “Ode al suo aroma”.
Quanto a Pablo de Roca, Luis Sepulveda ci ha raccontato come anch’egli non sia stato ben visto da una parte del Cile, apprezzato solo dal Cile popolare. È davvero commovente il modo in cui ci espone il rapporto con questo poeta, che egli definisce suo maestro tanto quanto la poesia amorosa di Pablo Neruda.
Da quando Luis Sepùlveda gli fece leggere la sua prima raccolta di poesie ed il maestro gli chiese “Quanto ti devo?” e lui rispose “nulla” ed il maestro rispose “Errore, se non fai pagare il tuo lavoro è perché pensi che il tuo lavoro non valga niente!” …fino al racconto della morte del maestro suicida (perché aveva scoperto di avere un male incurabile). Sepùlveda dice che in quel frangente ebbe una premonizione.
Per Luis Sepùlveda la figura più importante della poesia cilena è quella di Nicanor Parra, nato nel 1914 e ancora vivente (quasi centenario), in quanto fa anti-poesia, una poesia ironica e di denuncia, ma poesia a tutti gli effetti.
Davvero divertenti le letture dell’ “Anti-lazzaro” e del “Padre nostro”, a dimostrazione che l’ironia e il sorriso sono il miglior modo, positivo, di affrontare i problemi della vita.
L’ultima parte del reading è stata dedicata alla poetessa Carmen Yanez, presente in sala, dolce e delicata, e forte allo stesso tempo. Le tematiche della sua poesia sono la malinconia, l’esilio, la memoria (senza la quale non c’è presente e non c’è neanche futuro) e la riconciliazione con la vita, il ringraziamento verso la vita stessa.
Molto teneramente ci vuole leggere le sue poesie (prima della traduzione) perché desidera che ci ricordiamo il suono della sua voce se e quando le rileggeremo.
Più che un reading è stato un vero e proprio viaggio in un mondo e in una cultura diversa e piena di passione, un viaggio stimolante, che mi ha incuriosita ad approfondire, oltre le più note poesie (anche se mi sono già informata e ho visto che le poesie di Parra sono fuori catalogo) ed oltre la prosa che personalmente sono avvezza a leggere.
Written by Miriam Caputo