NOTTE.
Che nottataccia! La guardia medica ha visitato almeno un centinaio di persone che accusano tutte gli stessi malori, perciò è stata prescritta la stessa medicina accompagnata dalla raccomandazione di correre al pronto soccorso se entro una mezz’ora non sortisse alcun effetto benefico. Infatti, di un centinaio, almeno una buona metà è stata ricoverata anche in ospedale. Si ignora la fonte dei gravi disturbi dovuti sicuramente ad’ una intossicazione alimentare. L’autorità sanitaria ha provveduto, a seguito delle testimonianze degli ammalati e dei familiari a prelevare, dalla cucina della tradizionale festa per il finanziamento della stampa e propaganda, dei campioni di salsicce per le analisi di laboratorio. Gli avversari politici gongolano e sul giornale murale davanti alla sede hanno scritto: Per i comunisti la carne di maiale non è digeribile come quella dell’infante! (Ricordo da un racconto di Tirella).
L’ASSEDIO DI LENINGRAGO (parte)
I cavalli piangendo errano per le strade
deserte nel chiarore della notte di giugno,
i cavalli hanno fame ed errando a gruppi
stretti i fianchi l’uno all’altro
piangono nelle strade vuote sotto le finestre
spalancate sul deserto paesaggio delle stanze vuote
gridando ”Oh non è vero, non è vero,
non abbiamo mangiato il bambino!”
Quei gridi dei cavalli nella notte bianca
il rumor degli zoccoli sull’asfalto opaco
ma la città dorme sepolta nella fame fredda.
Sparse le lunghe criniere sul collo magro
alzano gli occhi grandi pieni di pianto
gridano ”Non l’abbiamo mangiato noi il bambino!”
Errano per i vicoli della Sennaia, per l’immensa
Prospettiva del 25 Ottobre, lungo la Fontanka,
il loro passo è come quello di stanchi soldati
come il passo degli operai che tornano da Peterhof
disperati cattivi col fucile nel pugno
errano nelle strade deserte, e gridano ”Non è vero
non siamo stati noi a mangiare il bambino!”
E quel pianto quei gridi fanno nell’aria tersa
un’eco lunga nelle case addormentate
piangono curva la testa, e dicono ”Oh per il nostro
dolore, il crudele destino
non siamo stati noi a mangiare il bambino!”
-Curzio Malaparte-
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