Può una lettrice terrona desplazada a Milano lasciarsi sfuggire il Salone del Libro di Torino? No, non può, soprattutto se il suo master in editoria le consente di ottenere l'accredito per professionali evitando peraltro di doversi confondere nella fiumana di gente accalcata davanti a Lingotto per entrare.
Quelle che seguono sono riflessioni semiserie (più semi che serie) sulla mia prima esperienza a Torino. A breve un resoconto più professionale del Salone da parte di un nostro collaboratore.
Abbigliamento. Un primo consiglio per le ragazze che il prossimo anno si recheranno al Salone benvestite nella speranza di attrarre sguardi e favori: non fatelo. Nella calca nessuno si accorgerà se avete ai piedi belle scarpe - che comunque vi verranno calpestate - o Converse da spiaggia bucate. I vostri piedi ringrazieranno e il vostro sorriso quando vi presentano qualcuno sarà più luminoso.
Il wi-fi. No, gente. Avete tirato su 340.000 visitatori, non siete la sagra della salsiccia di San Vincenzo. Un wi-fi funzionante a un incontro frequentato da addetti ai lavori e dalla stampa mi pare il minimo.
Gli incontri professionali. Gli incontri professionali sono sempre incoraggianti: ti siedi e tra i blabla passa sempre lo stesso, poco velato, messaggio: il nostro mestiere è strafigo, ma abbiamo già occupato tutti i posti e a cederveli non ci pensiamo proprio, anche se abbiamo più di settant'anni e prima o poi stramazzeremo di ictus in redazione. Troppo tardi da dirsi a chi sta studiando in un master per le professioni editoriali. Anche perché ce l'hanno ripetuto fino alla nausea dal primo giorno di corso che c'è poca trippa per gatti e chi la vuole deve prepararsi a cavare gli occhi.
Il Gioco dell'Oca. Poi c'è quel momento di magica epifania in cui esci dal bagno e ti accorgi di aver lasciato il telefonino sul porta-cartaigienica. Rientri e una ragazza in coda ti dice che la solita vecchina ansiosa l'ha preso per portarlo subito alla centrale mobile dei Carabinieri. Lì parte il Gioco dell'Oca in giro per il Salone - pattuglia, punto informazioni, centrale mobile, vecchina -, il tutto di corsa e coi piedi sempre più doloranti, fino a una felice conclusione.
Le persone e la festa Minimum Fax. Ti accorgi poi di quante persone conoscano più persone di te. Tutti hanno la stretta di mano per il redattore, per l'autore, per l'addetto stampa o il giornalista. Tutti conoscono tutti almeno di vista. Tu non guardi mai nessuna foto, non sai nemmeno che faccia abbia Coelho nonostante i suoi cartonati giganteschi ti abbiano perseguitato ogni volta che è uscito un suo libro. Devi leggere il cartello per sapere che quello che parla è De Cataldo (e hai visto cinque puntate di Masterpiece). Alla festa Minimum Fax, a cui sei arrivata con le calze strappate e il ginocchio sanguinante dopo cinque chilometri a piedi - Gmaps dovrebbe essere citato per danni morali e materiali -, bevi un long drink con una dose di tequila decisamente superiore al consentito grazie alla comprensione di un barman, e ti indicano persone, ti fanno nomi, vedi gente che s'emoziona, magari ti sei pure scontrata con un editore in vena di assunzioni e non lo scoprirai mai. Non conosci le facce e non sei fisionomista. Hai proprio sbagliato mestiere.
I libri. Case editrici, quelle che potete permettervelo: prendete esempio dalla Fazi e fatelo qualche sconticino in più. Altrimenti vengo a vedere i vostri bei libri e poi torno a Milano e vado a cercarli al Libraccio: ho comprato solo Stoner perché era superscontato e L'ultima avventura del pirata Long John Silver perché [vedi punto successivo].
Björn Larsson. Non solo quest'uomo è bravo, ma parla italiano (quindi se non masticate l'inglese o lo avete studiato per quindici anni ma vi si secca la lingua ogni volta che avete l'occasione di praticarlo potete comunque scambiarci due parole senza pezzarvi le ascelle) ed è pure gentilissimo. L'Iperborea non poteva fare altrimenti perché tutti i suoi autori sono svervegesi, ma dimostra comunque d'aver capito che Mazzantini, Scurati, De Cataldo eccetera sono bravissimi e bellissimi, ma probabilmente li abbiamo già incontrati da qualche altra parte. Gli autori stranieri forse costano un tantino di più in termini di rimborso spese, ma tirano che è una meraviglia, soprattutto se si siedono su una poltrona dell'Ikea con un sorriso alla Babbo Natale dei grandi magazzini e accolgono con buonumore chi va a sedersi accanto a loro per due parole e un autografo.
Star Wars. Che non c'entra nulla coi libri, ma Star Wars è un mito e dove c'è roba nerd io mi ci fiondo a pesce. Quelli della Multiplayer Edizioni si sono distinti per aver saputo creare uno stand pittoresco e sono pure riusciti ad accaparrarsi una sala per un convegno sull'Universo Espanso che, alla faccia dei nerd sfigati senza una vita sociale, ha richiamato genere di ogni età e ceto.
Torino. Bellissima. Ah, dite che c'era qualcos'altro oltre a Lingotto e al Circolo dei Canottieri sul lungofiume?
Appena qualche foto (clicca per ingrandire):