Magazine Psicologia

Salute mentale: i giovani vittime della crisi del quarto di vita

Da Renzo Zambello

Salute mentale: i giovani vittime della crisi del quarto di vitaIn tema di salute mentale si è potuto constatare che i giovani sono sempre più vittime di quella che viene chiamata crisi del quarto di vita. Una volta si parlava più che altro di crisi di mezza età, che interessava soprattutto la fascia di età tra i 40 e i 50 anni. Adesso invece i primi segnali di crisi iniziano già a 20 o a 30 anni. Ad affermarlo sono stati gli studiosi della Greenwich University.

Ma quali sono i campanelli d’allarme, che dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione? In primo piano ci sono ansia da prestazione, evidente soprattutto per ciò che riguarda il lavoro e il senso di soffocamento, in relazione alle scelte lavorative o a quelle della vita privata. A volte si può arrivare anche alla depressione. Alcune ricerche scientifiche precedenti hanno dimostrato che il rischio depressione diminuisce con un sonno adeguato. Ma ci sono vari fattori che devono essere tenuti in considerazione.
 
Infatti non va dimenticato che oggi esiste una maggiore fluidità sia nel lavoro che nelle scelte sentimentali. Tutto ciò non fa altro che favorire il cambiamento, il quale comunque può essere anche causa di crisi in relazione alle numerose scelte che un mnodo in continuo cambiamento implica. Ad influire è anche l’ansia di trovare lavoro, di fare successo e soldi in modo veloce. Ed è certo in ogni caso che, soprattutto per gli adolescenti, l’ottimismo va a vantaggio della salute.

da: http://www.tantasalute.it  

Commento del Dott. Zambello

Da più di quindici anni  il  40 % dei miei pazienti ha meno di trenta anni. I loro disagi sono nella quasi totalità  legati a manifestazioni  ansiose che si esprimono con attacchi di panico ma anche problemi  legati al sesso quali: eiaculazione precoce o  impotenza. Inutile dire che nessuno di loro ha problemi organici.   La loro necessità è di essere “contenuti”. Hanno bisogno di  una “madre” di un  ”padre” che li   ascolti,  accetti tutto  ciò che “hanno dentro”  aiutandoli  a capire ciò che è buono da quello che non lo è.  Spesso sono cresciuti con l’illusione di poter far tutto, si sono riempiti di  onnipotenza e poi, improvvisamente al contatto con la prima realtà:  il lavoro,  l’impegno familiare, la perdita del  supporto del gruppo, il cambio di città etc, all’improvviso,  il terrore, la percezione di non avere nulla, di  non essere nessuno.

E’ chiaro che  non è così, non sono dei superman ma neanche delle nullità. Hanno bisogno di vivere nella realtà,  la loro realtà e  a contatto con le loro  capacità e deficienze. E’ un lavoro che solitamente nelle generazioni passate veniva fatto prima dalla mamma e poi dalla scuola e  dalle altre agenzie sociali: oratori e ogni altro tipo di  gruppo di formazione.  Ho l’impressione che famiglia ma anche la  scuola,  abbiano  perso quel ruolo fondamentale che faceva dire a mia nonna, “la saggia”: “passo la maggior parte del tempo a dire di no”. Se ci pensiamo, questo dovrebbe essere il ruolo dei genitori con i figli adolescenti: contenere le loro fantasie onnipotenti, dicendo di no, mettendo dei paletti.  Purtroppo, troppo spesso, conosco genitori che non hanno “la voglia”, il tempo a volte anche le capacità di farsi carico della crescita del figlio accollandosi la frustrazione, la reazione che viene dopo il no.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :