“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti" così annotava Pavese attardandosi lungo le sponde del Sangone.Nelle piante e nella terra la natura rivela; una lingua immutabile ed ignota ma comprensibile ai sensi.
Colori e odori, albe e crepuscoli, sfumature e speranze; impastando la terra antica col sudore, respirando coi polmoni e con gli occhi lucidi l'alito lieve di modeste cime avvolte in un movimento di nuvole, trattenendo il fiato per un volo d' aquila pur così remoto.
Esercizio di psicogeografia alpina.
Ho sentito vibrare il sangue del mio passato, perché senza memoria non siamo nulla.
Scatti antichi come simulacri e simboli.
Piode, sbadigli lenti, tetti fradici e lucenti, funghi marci e foglie morte, dialetto e pelle dura, calli e umidità, sputi e barbera.
Ripenso a quel paese disteso tra le valli e i monti, parafrasando Davide Lajolo: La mia gente mi sta dentro come le piante, l'erba verde, le colline, il sole rosso al tramonto....
Tenue poesia.
[Filippo Spadoni]
Filippo Spadoni.