SALVARE GLI ALTRI E AFFOSSARE TUOI
A salvare gli altri e affossare i propri elettori. Una nuova arte politica.
Sappiamo che il governo, così com’è combinato, è stato voluto da Napolitano e da Berlusconi. Il primo lo ha imposto come conseguenza della sua rinomina a Presidente della Repubblica, il secondo perché sperava (e lo spera ancora) che restando al potere potesse trarne giovamento e ricevere in cambio qualcosa di concreto per risolvere il problema della sua decadenza.
Il Pd è stato costretto quindi a guidare il governo e per farlo Napolitano ha scelto un democristiano, Letta, che ha tutte le doti della vecchia Democrazia Cristiana, compresa quella di effettuare scelte politiche a scapito anche del parere della base del partito di cui fa parte.
Il Pd pertanto in questo governo occupa sedie, ma, in effetti, è debolissimo perché non ha autonomia di decisione. Ogni minima pagliuzza che svolazza tra i piedi può fare traballare la fragile costruzione. La destra di Brunetta ha capito benissimo come funziona la cosa ed ad ogni piè sospinto, butta pesanti travi tra i piedi del governo, travi che se non vengono rimosse nel senso che vuole la destra, il governo cade.
E da qui discente tutto ciò che è successo e sta succedendo. Il Pd dice una cosa e poi se ne fa un’altra, tranquillamente, prendendo in giro milioni di elettori.
La prima cosa, che è anche la più clamorosa, è stata quella che mai e poi mai avremmo fatto un governo con Berlusconi, ma poi abbiamo capito, dai discorsi della dirigenza, che erano sono parole di facciata, ma che già prima del voto, avevano intenzione di governare con la destra. Imperdonabile.
La seconda è stata la vicenda dell’Imu. Il Pd ha sempre detto che l’avrebbe modulata sulla base dei redditi e del tipo di casa. Alla fine è stata tolta a tutti. Altrimenti il governo sarebbe caduto ed il Pd ha calato le braghe di fronte alla destra di Brunetta.
La seconda bis è stata l’invereconda ed incresciosa vicenda di Alfano, che come ministro dell’Interno sapeva benissimo cosa stava succedendo a casa della signora kazaka, che è stata espulsa come il peggiore dei criminali, solo perché lo voleva il governo kazako. E si sa, il presidente di quel paese ha una stretta e personale amicizia con Berlusconi, tanto che in quei giorni girava anche nei pressi della Sardegna, dove Berlusconi ha una delle tante ville.
La terza è stata la vicenda della Cancellieri, vicenda che forse più delle altre ha messo in evidenza il modus operandi di questo governo ed i legami che lo reggono. Di fatto la Cancellieri è persona di Napolitano e sfiduciarla avrebbe voluto dire sfiduciare Letta, e di conseguenza sfiduciare il Presidente della Repubblica, buttare giù, cioè, tutto il castello su cui questo governo si regge.
Quest’ultima vicenda è stata l’ennesima umiliazione che il Pd ha subito da parte di Letta, di Napolitano e di quella parte giurassica del partito che si aggira a zampate dentro le stanze del “cosiddetto potere decisionale”. Come siamo bravi a farci del male! Salvare gli altri e affossare i tuoi è diventata un’arte, una specializzazione. La faccenda Cancellieri ne è l’ultima dimostrazione.
Non so fino a quanto la pazienza della base, degli iscritti a questo Pd, possa durare in un clima di questo genere e soprattutto fino a quando una dirigenza che combina solo di questi guai, sia utile al partito.
Mettiamo ad esempio la riforma della legge elettorale attuale da tutti così odiata. Per quale motivo è stata inserita al senato, dove si sapeva benissimo che non sarebbe mai stata approvata? E’ inutile dare la colpa ai grillini o alla destra, si è voluto scientemente infilarla per prima in quella camera dove non c’era certezza che fosse discussa e dove non si sarebbe trovato una via per modificarla. Questo è un giochino da vecchie talpe di sottopartito che scorazzano e non vogliono cambiare le cose. Un Pd trasformato, sconvolto, fatto di mille facce e di nessun risultato.
L’otto di dicembre andremo a votare per trovare un segretario che faccia davvero il segretario e allontani anche la mano lunghissima di Napolitano dal partito.
Ne abbiamo tre in lista, e purtroppo, nessuno dei tre riuscirà davvero a produrre un cambiamento drastico come ci si augura.
Non ci riuscirà Cuperlo, perché è dentro al sistema fino al collo e non ne uscirebbe mai. Come risultato continueremmo a fare le stesse cose, e a dare sempre ragione alla destra altrimenti cade il governo. L’attuale governo e la stabilità tanto agognata diventerà la gabbia di ferro dove mettere definitivamente il partito a vivacchiare.
Non ci si riuscirà Civati, l’unico ad avere le idee chiare per un cambiamento radicale, ma non ne ha la forza, si trova tutti contro ed è isolato persino nella propaganda elettorale che sta facendo. Quando si ha la fortuna di vederlo in tv, viene messo da parte come fosse una persona inutile. Non diventerà segretario, ma secondo me, sarà uno dei tanti sbagli che il Pd sa commettere.
Il terzo, Renzi, forse la forza l’avrebbe. Dimostra una certa grinta e voglia di allontanare i personaggi più influenti in queste scelte sbagliate del Pd. Tuttavia, la comparsa di questa nuova compagine di centrodestra guidata da Alfano, gli rode del terreno e si trova uno specchio di elettori molto più ristretto a sinistra e molto più esigente per quanto riguarda le parole di sinistra vera, quelle parole che lui stesso non riesce a pronunciare. Non sarà facile per nulla anche per lui se dovesse vincere cambiare davvero lo stato delle cose.
Andrà a finire che il Pd si spezzerà. Rimarranno parti litigiose, profondamente divise e per nulla unite neppure nel battere la destra. (A differenza delle finte separazioni a destra: divisi in apparenza, ma pronti a colpire uniti, per vincere).
Da una parte, ci sarà la vecchia architettura con le vecchie cariatidi democristiane e pseudo di sinistra come D’Alema, Franceschini e Fioroni. I famosi 101 per intenderci. Il cui peso porrebbe aggirarsi attorno al 20% degli elettori.
Dall’altra, ci saranno, con ogni probabilità, alcuni giovani o solo quelli che vogliono davvero cambiare questo partito, che perderà anche il nome e che si ridurrà ad una frazione di elettori attorno a quello dell’attuale Sel.
Tutto ciò significherà che mai e poi mai la sinistra riuscirà ad andare al governo da sola o a governare con una coalizione che la pensa allo stesso modo.
Non è una bella prospettiva per il Pd, lo ammetto, ma comunque vadano le cose, la mia posizione sarà con quelli che vogliono il cambiamento vero e non sarà mai e poi mai con quella parte di elettorato che vota grillo. La protesta fine a se stessa non mi piace. Mi piace la protesta che sia in grado di costruire qualcosa di nuovo finalmente. Proviamoci. Di umiliazioni ne abbiamo avute abbastanza, è ora davvero di cambiare.