La barca Vikinga di Oseberg, 1904
Dopo il grande interesse che ha suscitato la nostra mini inchiesta sullo stato dell’arte a proposito dei legni bagnati e di come vengono trattati nel nostro paese, torniamo a parlare di archeologia subacquea, anche per sottolineare che l’argomento in questo momento occupa il primo posto nella classifica dei servizi più letti nel nostro settimanale. E i commenti lasciati dai nostri lettori ce lo confermano, uno ad esempio: “Trovo che queste notizie siano davvero eccezionali, sapere che ciò che si ritrova in mare può essere conservato per le generazioni future senza alterazioni e senza deterioramento è davvero una notizia eccellente. Si pensi a quanti soldi si possono risparmiare pur avendo il massimo ed il meglio per la conservazione dei legni bagnati. Bravo Gallo!”Maremagazine è nato trenta mesi fa il 24 settembre del 2010 – sembra un secolo – ha pubblicato 367 articoli e ha raggiunto 149mila pagine visitate. Un risultato che ci inorgoglisce…
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso l’archeologia subacquea e le ricerche etnografiche ad essa collegate, hanno dimostrato che abbiamo un patrimonio di inestimabile valore di oggetti e relitti.
2001, Galea veneziana lunga 38 metri
Questo patrimonio è destinato a sparire se non si prendono le indispensabili misure per salvaguardarlo. Un esempio che grida vendetta è quello della della galea veneziana del XIV secolo, un relitto enorme, trentotto metri di lunghezza e largo cinque, individuato intorno negli anni ’90 del secolo scorso nei pressi dell’isola di San Marco in Boccalama. Dopo essere stata nel 2001 interamente scavata e rilevata, spesi centinaia di milioni in lire, in assenza di un progetto immediato di musealizzazione, è stata nuovamente ricoperta e tuttora giace nei bassifondi della Laguna Sud di Venezia. Una ricchezza inacolabile lasciata in fondo al mare…Nel resto d’Europa per il recupero e la salvaguardia dei legni archeologici bagnati si fanno passi da gigante, ogni Paese ha il suo istituto o fondazione o museo o laboratorio controllato direttamente dai vari ministeri interessati ai beni culturali. In Italia, per quanto riguarda la conservazione e il restauro, non abbiamo un laboratorio “nazionale”, tutto è lasciato al caso e alle iniziative personali che spesso e volentieri, come abbiamo cercato di capire con la nostra inchiesta, hanno dato risultati catastrofici, senza che nessuno mai ne risponda.
Una conferma dello scarso interesse che si ha per l’archeologia subacquea è la difficoltà a trovare libri. Questo che riportiamo è un modesto elenco, a partire dal più recente che però è in lingua francese.
La storia del rinvenimento di due relitti di galea veneziana di epoca medievale nei pressi dell’isola di San Marco in Boccalama e delle due campagne di scavo. Per il loro studio è stata svuotata dall’acqua un’area della laguna.
Il libro è di fatto il catalogo della mostra del 2001 dedicata alle Navi anntiche di Pisa. A poco più di un anno dalla scoperta di una prima struttura di legno, destinata a rivelarsi ben presto parte di una grande nave da carico romana, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze ospita la mostra dedicata allo scavo di un lembo dell'ampio bacino portuale che si apriva in antico a poche centinaia di metri da quello che sarebbe diventato il cuore monumentale di Pisa (...). Alle difficoltà di uno scavo di estrema delicatezza che si svolge in un contesto non certo favorevole, si sommano infatti i molteplici problemi legati alla necessità di provvedere da subito alla sopravvivenza nel tempo di una mole eccezionalmente ampia e multiforme di manufatti dei più diversi materiali, sia del tipo più consueto in contesti di età romana, che organici, dal legno al cuoio, dal vimini all'osso ecc.
di Piero A. Gianfrotta e Patrice Pomey con la collaboraziobne di Filippo Coarelli
di Edoardo Riccardi