Salvatore Mereu a Venezia L’autore di “Ballo a tre passi” con “Bellas mariposas”

Creato il 07 settembre 2012 da Yellowflate @yellowflate

Ragazzine ricattate per fare sesso, giovani eroinomani, proposte indecenti, tentati omicidi, tardone seducenti, mantenuti, prostitute di ogni età, padri degeneri, mamme che si fanno carico di tutto, famiglie allo sfascio. Sono fra le scene di delirio e disperazione in una periferia disagiata (“nel film è a Cagliari, ma potrebbe essere la periferia di qualunque città” dice il regista), cui due dodicenni reagiscono con forza e ironia in Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, il film tratto dal racconto cult di Sergio Atzeni oggi alla Mostra del Cinema di Venezia in concorso ad Orizzonti. “Raccontare l’adolescenza è un’occasione imperdibile per chi vuole fare film e infatti qui alla Mostra è il tema di tanti titoli – dice Mereu -. E’ un periodo della vita così forte ed energico in cui tutto può fare emozione”. Del racconto di Atzeni, il cineasta ha amato la dimensione “reale e immaginifica insieme” e “il fatto che riuscisse a parlare di cose terribili con grande leggerezza, facendo anche sorridere. Mi ha colpito la forza vitale delle due protagoniste, che vedono la luce anche in condizioni di grande difficoltà”.

Il regista, vincitore al Lido nel 2003 della Settimana della Critica con Ballo a tre passi, mischia stavolta, rispettando i toni di Atzeni, realismo, grottesco, surreale e un tocco di magia (con Micaela Ramazzotti nei panni di una maga veggente). Si racconta senza filtri, in dialoghi che alternano sardo e italiano, ricchi di espressioni molto forti e termini in ‘slang’, l’impegnativa giornata dell’undicenne Cate (Sara Podda), indipendente e fiera, aspirante cantante famosa (“come Valerio Scanu e Marco Carta, sardi come noi” dice) che nel film parla direttamente al pubblico guardando verso la cinepresa, con l’amica del cuore Luna (Maya Mulas) (le bellas mariposas, ‘belle farfalle’ del titolo) in una giornata di libertà lontano dalla periferia. Insieme vanno al mare, girovagano per Cagliari e tentano di salvare da un pericolo reale, Gigi, il ragazzino per cui Cate ha una cotta. Prende vita così un mondo colorato e violento, tra personaggi bizzarri, squallidi, o ancora con una propria innocenza. Cate mette in scena anche la sua famiglia, tra buoni e cattivi. Fra gli altri, una sorella che ‘batte’, rimasta incinta a 13 anni; un fratello eroinomane, uno aspirante calciatore e uno bullo violento, un ‘babbo’ falso invalido, bieco ed egoista, e una madre che si fa carico di tutto.

Mereu ha trovato le due protagoniste (emozionatissime tanto da limitarsi a sorridere in conferenza stampa) facendo il casting in scuole cagliaritane dove spesso ha anche curato dei laboratori. Il fatto che il film (ancora senza distribuzione) sia in sardo non impensierisce Mereu: “Qui non ce n’é meno che in altri miei film. Però per il cinema fuori degli schemi gli spazi in sala sono sempre più ridotti”.(fonte Ansa)


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