Il regista, vincitore al Lido nel 2003 della Settimana della Critica con Ballo a tre passi, mischia stavolta, rispettando i toni di Atzeni, realismo, grottesco, surreale e un tocco di magia (con Micaela Ramazzotti nei panni di una maga veggente). Si racconta senza filtri, in dialoghi che alternano sardo e italiano, ricchi di espressioni molto forti e termini in ‘slang’, l’impegnativa giornata dell’undicenne Cate (Sara Podda), indipendente e fiera, aspirante cantante famosa (“come Valerio Scanu e Marco Carta, sardi come noi” dice) che nel film parla direttamente al pubblico guardando verso la cinepresa, con l’amica del cuore Luna (Maya Mulas) (le bellas mariposas, ‘belle farfalle’ del titolo) in una giornata di libertà lontano dalla periferia. Insieme vanno al mare, girovagano per Cagliari e tentano di salvare da un pericolo reale, Gigi, il ragazzino per cui Cate ha una cotta. Prende vita così un mondo colorato e violento, tra personaggi bizzarri, squallidi, o ancora con una propria innocenza. Cate mette in scena anche la sua famiglia, tra buoni e cattivi. Fra gli altri, una sorella che ‘batte’, rimasta incinta a 13 anni; un fratello eroinomane, uno aspirante calciatore e uno bullo violento, un ‘babbo’ falso invalido, bieco ed egoista, e una madre che si fa carico di tutto.
Mereu ha trovato le due protagoniste (emozionatissime tanto da limitarsi a sorridere in conferenza stampa) facendo il casting in scuole cagliaritane dove spesso ha anche curato dei laboratori. Il fatto che il film (ancora senza distribuzione) sia in sardo non impensierisce Mereu: “Qui non ce n’é meno che in altri miei film. Però per il cinema fuori degli schemi gli spazi in sala sono sempre più ridotti”.(fonte Ansa)