Salvatore settis: per una cultura resistente

Creato il 03 maggio 2013 da Robertoerre


// Anna Vittorio

Il 28 aprile 2013 Salvatore Settis è stato ospite della terza edizione del Festival delle Resistenze contemporanee a Bolzano. Il filo rosso che ha intrecciato il dialogo con il giornalista Paolo Mazzucato è stato quello della “responsabilità”: responsabilità verso l’ambiente, verso il paesaggio, verso il bene comune, ma anche verso se stessi, la cultura e i principi fondanti della Costituzione Italiana. Archeologo, filologo, storico e storico dell’arte, Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, Settis è esponente di una cultura che non vive di orti conclusi e torri d’avorio, ma che decide di schierarsi, di scegliere. “Professionalmente sono felicemente inattuale, ma ho varcato i confini delle mie competenze”; e le sue due lauree ad honorem in Giurisprudenza lo testimoniano. Con passione racconta della bellezza, del codice condiviso che fino agli inizi del secolo scorso aveva preservato l’Italia dalle contemporanee nefandezze degli assalti al paesaggio, delle speculazioni urbanistiche, delle cementificazioni, del degrado civile. “Abbiamo insegnato al mondo la bellezza, ora sembriamo impegnati a insegnare la bruttezza”. Errori normativi ma soprattutto mancanza di crescita culturale, di consapevolezza riguardo al cospicuo valore del credito lasciatoci dai nostri padri, politiche ingannevoli che spingono al soddisfacimento di bisogni immediati, alla “presentizzazione” di un oggi che guarda al futuro come fosse qualcosa che non ci riguarda, invece che alla lungimiranza e al rispetto per coloro che verranno, stridono accanto alla lunga storia di primati assoluti dell’Italia nella tutela del patrimonio e della cultura. “Ai tempi del Grand Tour l’Italia era capace di innescare pensieri. A cosa servono l’arte e la bellezza, se non sono macchine per pensare?” La sua analisi della crisi strutturale della democrazia rappresentativa è lucida, non è tempo per buonismi. “Se la casa brucia siamo tutti pompieri”. Proposte, dunque, e vie d’uscita, capaci di restituire credibilità a un progetto di società tradito, di accrescere la legalità delle istituzioni senza cadere nel tranello delle delegittimazioni, perché sotto la bandiera della Costituzione, faro di saggezza politica e amministrativa, la coscienza civile dei cittadini che insorgono vince nella legalità e si fa essa stessa etica. I cittadini non hanno bisogno di armi e non sono disarmati; l’antico istituto del diritto romano dell”actio popularis” consente a ciascuno di ricorrere in giudizio contro lo stato in nome dello stato, nel pieno esercizio dei diritti di cittadinanza, ma esistono tante altre vie per restituire alla “publica utilitas” il suo ruolo. Nel febbraio del 2009 Salvatore Settis si è dimesso da Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali; per senso di responsabilità. E per senso di responsabilità con i suoi scritti e i suoi interventi continua a dare esempio di “cultura resistente”.