Salviamo il poeta Darwish

Creato il 11 gennaio 2013 da Chiarac @claire_com_

Le storie d’amore a volte si chiudono in punta di piedi.

È andata così tra i lettori italiani e le poesie di Mahmoud Darwish (1941-2008).

È bastato che chiudesse la casa editrice Epochè, che lo aveva tradotto e portato nel nostro paese in diverse pubblicazioni, perchè i versi da questa pubblicati se ne andassero da noi e dalle nostre future librerie per sempre. Eh sì perchè le rimanenze della casa editrice, come ci hanno raccontato la Stampa e Middle East Online, sono finite al macero e chi non ha fatto in tempo a comprarle ad oggi, domani non le troverà più da nessuna parte, se non in qualche biblioteca. Darwish incluso.

Al macero. Al macero. Al macero. Forse se lo dico a voce alta, se lo ripeto tante volte dentro di me, il pensiero prende forma. Non ci posso credere. Al macero. È questa la fine che fanno i libri dimenticati? Quelli non comprati dai lettori, che vengono chiamati miseramente “rimanenze”? Finiscono al macero? Al macero. Ma non era meglio fare un’asta pubblica? Venderli ai mercatini dei libri usati? PROPORLI IN OMAGGIO AI BLOGGER – LETTORI? (vabbene, quest’ultima nota forse è un po’ troppo personale. Ehm.).

Chi ne ha una copia in mano, quindi, ora ha una piccola rarità che difficilmente potrà essere replicata”, scrive Flavia Amabile, autrice dell’articolo della Stampa.

Uno dei testi Epochè introvabili

Per saperne un po’ di più su Epoché potete leggere questo articolo uscito su Wuz, che traccia un breve profilo di questa piccola casa editrice milanese che pubblicava letteratura africana (questa sconosciuta…) e della sua decennale storia. Qui trovate invece i titoli ancora in vendita. Nessuna traccia di Darwish però.

Gaia Amaducci, ormai ex-proprietaria di Epochè, così ha commentato su Facebook la chiusura della sua casa editrice: Ma per piacere, niente commenti di solidarietà o di “che peccato” e affini. Ci sono tante cose interessanti da scoprire e da riscoprire. Io non mi scandalizzo per la chiusura delle attività culturali. Per qualcuno che chiude, qualcun altro invece ce la fa e resta in campo, ed è giusto premiarlo, evidentemente ha fatto meglio. Non basta l’etichetta di “culturalmente rilevante” per avere dei diritti, non l’ho proprio mai pensato. Quindi, concentrarsi su chi resta in campo e premiare i nuovi arrivi.

Come in ogni storia d’amore che si rispetti però, non tutto è perduto.

E su editoriaraba lo si era scritto. In occasione di Philastiniat, il festival di arte e letteratura dalla Palestina organizzato a Milano lo scorso ottobre, la traduttrice Ramona Ciucani aveva annunciato l’avvio di un progetto editoriale tutto incentrato su Darwish. Ovvero, la pubblicazione nel 2013 (è arrivato! È proprio quest’anno!), di una trilogia, per l’editore Feltrinelli, che includerà: Yawmiyyàt al-huzn al-’adi (Diario di ordinaria tristezza) pubblicato ben 40 anni fa; Dakirah li-l-nisyàn (Una memoria per l’oblio) già tradotto in italiano per Jouvence, e Fi hadrat ‘l-ghiyàb (In presenza dell’assenza) del 2006.

Con la speranza che Feltrinelli, o qualche altro editore italiano (!), voglia ri-pubblicare i testi perduti di Epochè.

Salviamo il poeta Darwish.

*Grazie a Pamela che mi ha segnalato l’articolo in arabo, a Mohammed che involontariamente ha trovato per me il pezzo de la Stampa e a Libra 2.0 per avermi messo la pulce nell’orecchio qualche giorno fa, quando disperava di trovare Come fiori di mandorlo o più lontano.

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Opere di Darwish pubblicate in italiano

Editori vari

Elogio dell’ombra sublime (1983); Una memoria per l’oblio (Jouvence, 1997; traduzione a cura di Luigiana Girolamo con la collaborazione di Elisabetta Bartuli); Meno rose (Cafoscarina, 1997, traduzione di G. Scarcia, F. Rambaldi); Perchè hai lasciato il cavallo alla sua solitudine (a cura di Lucy Ladikoff; Edizioni San Marco dei Giustiniani, Genova, 2001); Assedio (2002).

Di Epochè:

Murale (2005; a cura di Fawzi Al Delmi); Oltre l’ultimo cielo. La Palestina come metafora (2007; traduzione di G. Amaducci, E. Bartuli, M. Nadotti); Il letto della straniera (2009; a cura di C. Haidar); Come fiori di mandorlo o più lontano (2010; traduzione di C. Haidar).


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