Non c'è niente da fare, è difficile resistere alla moda. Specialmente quando viene da nazioni influenti come Gran Bretagna e Stati Uniti. Da piccola, nonostante non fosse ancora scoppiato il boom di questa festa, sono rimasta anch'io affascinata da Halloween quando ne ho sentito parlare per la prima volta dalla mia maestra d'inglese. Ora che sono cresciuta e che è diventata un'usanza piuttosto diffusa anche in Italia, la mia posizione su Halloween è un po' più complessa. Innanzi tutto detesto il marketing economico che si è sviluppato intorno ad Halloween in questi anni (e non lo sopporto nemmeno in prossimità del Natale, dell'Epifania o Pasqua). Eppure...a me Halloween piace. Nonostante non sia una festa puramente delle nostre zone (anche se effettivamente in Italia da qualche parte esistono delle usanze simili a quelle anglosassoni, cfr. "Le radici alpine di Halloween"), nonostante la speculazione economica. Se da bambina sono rimasta affascinata dai travestimenti e dal "dolcetto o scherzetto", ora quello che mi attrae è la storia di questa ricorrenza, legata strettamente al mondo celtico.
Vorrei divulgare e riscoprire il vero senso di questa festa, spogliandola di tutti i pregiudizi e dei fronzoli economici. Ecco perché oggi non parlerò di Halloween, ma di Samain.Le quattro feste celtiche In realtà, Samain, da cui deriverebbe Halloween, è solo una delle quattro feste celtiche diffuse in Gran Bretagna e Irlanda. Queste cadevano nei punti intermedi tra gli equinozi e i solstizi e in Irlanda venivano chiamate Imbolc, Beltain, Lúgnasad e Samain.
Le più importanti erano Beltain (1° maggio) e Samain (1° novembre), che dividevano l'anno nelle due stagioni celtiche: quella estiva e luminosa e quella invernale, gelida e buia.Imbolc (1° febbraio) e Lúgnasad (1° agosto), invece, rappresentavano il culmine rispettivamente della brutta e della bella stagione. È bene ricordare che l'anno celtico iniziava con la stagione oscura, preludio necessario della stagione luminosa. Entrambe le due metà dell'anno, infatti, erano necessarie per compiere il naturale ciclo del tempo e rappresentavano l'idea di dualità alla base della concezione celtica del mondo: la realtà dunque si regge su opposizioni (come ad esempio luce-buio), che si succedono l'un l'altra in un ciclo eterno. Quindi se dapprima la luce è intrappolata nelle tenebre dell'inverno, in un secondo momento è destinata inevitabilmente a rispuntare. Ecco perché Samain era la festività che segnava il capodanno celtico, quella più importante.
Il ciclo dell'anno celtico rappresentato in Bifröst
Etimologia
Tale festività era chiamata Samain in antico irlandese, che si trasformava nel gaelico scozzese Samhuinn, nel mannese Houney e che nell'irlandese moderno viene detta Samhain. Secondo l'ipotesi etimologica più semplice, la parola deriverebbe dall'indoeuropeo *SEM(Ǝ)- "estate", a cui si sarebbe aggiunto poi fuin, "fine", che porta a identificare la festività con la fine dell'estate. Un'altra ipotesi invece farebbe derivare il termine dalla radice indoeuropea *SEM-/*SOM-, "insieme", che indicherebbe le riunioni organizzate appositamente per celebrare la ricorrenza.
Il capodanno celtico
Quando pensiamo alla festa di capodanno ci immaginiamo una serata di divertimento, piena di buoni propositi e di speranza per il nuovo anno. Nel mondo celtico, invece, Samain non indicava la nascita dell'anno nuovo, ma la sua morte. La luce dell'anno si spegneva nel giorno di Samain e si preparava a trascorrere sei lunghi mesi nelle profondità delle tenebre invernali per poi farsi rivedere solo a Beltain, il 1° maggio. Questo momento di transizione non sanciva solo il passaggio dalla luce al buio, ma anche il passaggio da una realtà naturale a una soprannaturale, che culminava proprio nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Le barriere tra il mondo dei vivi e quello dei defunti, tra il mondo naturale e quello soprannaturale e magico dei síde venivano annullate, permettendo così agli esseri soprannaturali e agli spiriti di manifestarsi. Ecco perché in Irlanda, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, la gente si guardava bene dall'uscire di casa ed evitava i cimiteri o luoghi affini. Le porte venivano accuratamente sprangate e, per tenere lontani gli spiriti malvagi, si ricorreva a una sorta di lumini ottenuti da cipolle svuotate e intagliate in modo che potessero emettere luce.
Nonostante il timore verso gli esseri soprannaturali, però, era consuetudine anche preparare una piccola offerta di cibo da lasciare sulla soglia, affinché gli spiriti vaganti (soprattutto quelli dei parenti defunti), potessero sfamarsi.
Usanze antiche della notte di Samain
La caduta delle barriere tra il mondo dei vivi e quello dei morti era percepita come un momentaneo ritorno al caos primordiale. Il disordine, la confusione di questa notte erano simboleggiati da diverse usanze, che contribuivano ad alimentare il timore della gente.
I giovani impersonavano gli spiriti vaganti annerendosi la faccia oppure andando in giro vestiti di bianco, velati o coperti di paglia. Ciò voleva rappresentare l'annullamento della differenza tra vivi e morti durante quella notte.Un'altra differenza che cadeva a Samain era quella tra maschi e femmine: spesso infatti accadeva che i ragazzi si mascherassero da ragazze e viceversa.
Nemmeno le proprietà terriere erano immuni da questo ritorno al caos. Quella notte era l'occasione per giocare brutti scherzi agli agricoltori: si rubavano cavalli e animali da cortile, si requisivano attrezzi da lavoro per buttarli negli stagni e si scagliavano ortaggi (rubati dai campi) contro le porte delle case.
Samain però non significava solo scherzi di cattivo gusto. Il disordine coinvolgeva anche la dimensione temporale, eliminando le barriere tra presente, passato e futuro. Ecco perché a Samain era diffusa la pratica della divinazione, che avrebbe permesso di scoprire chi si sarebbe sposato o chi sarebbe morto durante l'anno nuovo. In Galles i più temerari potevano recarsi in una chiesa a mezzanotte per poter udire una voce che avrebbe svelato i nomi dei prossimi defunti, rischiando però di udire anche il proprio nome.
I miti irlandesi Nella mitologia irlandese moltissimi avvenimenti importanti hanno luogo proprio nella ricorrenza di Samain. Qui ne citiamo alcuni:
- viene combattuta la seconda mattaglia a Mág Tuired, che oppone i Túatha Dé Dánann ai terribili Fomori;
- secondo alcune leggende, in questa notte una compagnia di eroi ubriachi, capitanata da Cú Chulainn, vaga insensatamente per le terre di Ériu;
- muore Cú Chulainn, il più importante eroe irlandese;
- il goblinAillen dà fuoco al palazzo reale di Tara, minacciando così la più importante istituzione irlandese: la monarchia;
- aveva luogo il rito della triplice uccisione del re, che moriva per lasciare il posto a un nuovo monarca e alla futura primavera: prima il vecchio re era pugnalato, poi bruciato e infine affogato. Tutti questi eventi mitologici provano dunque l'importanza di Samain e della sua dimensione soprannaturale.
Da Samain ad Halloween
Con l'avvento del cristianesimo in Europa, Samain confluì nella festa cristiana dell'Ognissanti, spostata appositamente dal 13 maggio al 1° novembre da Papa Gregorio nell'835.
Attualmente nei Paesi anglosassoni si conserva la traccia di Samain nella ricorrenza di Halloween, che precede l'Ognissanti. La parola deriva infatti dall'abbreviazione di All Hallows' Eve (vigilia del giorno dell'Ognissanti in inglese), che era proprio la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre.Halloween venne esportata in America nel XIX dagli emigranti irlandesi e si trasformò in una sorta di Carnevale dove i bambini, mascherati da fantasmi, streghe e diavoli, ricordavano gli spiriti vaganti della notte di Samain. Le cipolle irlandesi vennero sostituite dalle zucche intagliate, più diffuse negli Stati Uniti, in cui venivano poste delle candele.
La leggenda di Jack O'Lantern
Alla più moderna festività di Halloween è strettamente legata la storia di Jack O'Lantern, chiamato anche Lantern Man, Hob O'Lantern, Will O' The Wisp. Si trattava di Stingy Jack, un pigro fabbro irlandese che la notte del 31 ottobre incontrò il Diavolo, che lo voleva condurre all'inferno. Jack disse che gli avrebbe venduto la sua anima in cambio di un'ultima birra, così il Diavolo si trasformò in una moneta. Jack avvicinò la moneta a una croce d'argento che teneva in tasca, impedendo al Diavolo di riprendere le proprie sembianze. Quest'ultimo, disperato, fu costretto a promettere a Jack in cambio della libertà che non lo avrebbe più importunato per dieci anni.
Così, dieci anni dopo, la notte del 31 ottobre il Diavolo si ripresentò al fabbro in una strada deserta. Jack accosentì a seguire il Diavolo, a patto che prima gli cogliesse una mela da un albero. Una volta che il Diavolo fu tra i rami, Jack incise una croce sul tronco dell'albero per impedirgli di scendere. Il fabbro allora gli intimò di rinunciare alla sua anima, se voleva scendere dall'albero. Il Diavolo fu costretto a cedere e rinunciò per sempre all'anima dell'astuto fabbro.Quando Jack morì, le porte del Paradiso gli furono precluse a causa della sua condotta licenziosa, ma non poté nemmeno accedere all'inferno, perché il Diavolo aveva promesso che non avrebbe mai posseduto la sua anima.
Così, Jack dovette vagare per la terra come uno spirito errante, illuminando il proprio cammino con una lanterna ricavata da una cipolla intagliata con un lumino al suo interno.
Ci sarebbe ancora molto da scrivere su questa festività, ma ho cercato di raccogliere le notizie più importanti per tornare al vero significato della ricorrenza.
Lasciamo dunque da parte le polemiche, e dedichiamoci piuttosto al ricordo di chi non c'è più, sia santi, sia semplici defunti.
Fonti:
- Bifröst, area celtica: "Le quattro feste stagionali";- Bifröst, area celtica: "I cicli e la dualità del tempo";
- Bifröst, area celtica: "La storia di Jack O'Lantern";
- Discoveryalps, "Le radici alpine di Halloween", 26 ottobre 2005;
- GREEN, Miranda Jane, Dizionario di mitologia celtica, Bompiani, Milano, 2003.