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Samantha Comizzoli: l’attivista e blogger italiana prigioniera in isolamento in un carcere israeliano

Creato il 14 giugno 2015 da Alessiamocci

La vita quotidiana dei palestinesi sotto l’occupazione sionista è una vita piena di difficoltà e privazioni: un muro, i checkpoint, le colonie, la presenza costante di un esercito che opprime e servizia, rendono complicatissime attività semplici come andare a scuola, seminare e prendersi cura dei propri campi, raccogliere le olive.

Gli attivisti italiani e internazionali vanno in Palestina per proteggere la popolazione palestinese dagli spari dei carrarmati e dalle torri dei cecchini sionisti, dagli attacchi dei coloni e dell’esercito dell’occupazione, per opporsi alle demolizioni delle case palestinesi e alla costruzione del muro di apartheid.

Dormono nelle case dove le famiglie sono bersaglio del fuoco dell’esercito, cercano di bloccare la demolizione di case con azioni nonviolente e coordinate, proteggono contadini, pastori, pescatori e bambini che vanno a scuola, per cercare di restituire alla popolazione palestinese una vita il più possibile dignitosa.

Anche Samantha Comizzoli, attivista italiana, è oggi impegnata nei territori Palestinesi intenta a remare controcorrente nel mare dei valori perduti.

Samantha è un’attivista e blogger che vive in Palestina, a Nablus da oltre un anno. È stata arrestata ieri, mentre, come ogni venerdì, manifestava contro la presenza dell’esercito israeliano nei territori palestinesi.

Oggi sappiamo che si trova in isolamento nel carcere israeliano dell’aeroporto della città. Rifiuta di rispondere alle domande e ha iniziato lo sciopero della fame perché si ritiene prigioniera politica. Samantha con visto probabilmente scaduto, verrà forse espulsa nel giro di qualche giorno.

Ma da diversi anni Samantha è un punto di riferimento informativo per tutti noi che la conosciamo. Non ha mai desistito dal denunciare i continui soprusi e crimini israeliani nei confronti dei Palestinesi.

Proprio giovedì 11 giugno le è stato negato l’accesso all’account facebook, con il quale aggiornava quotidianamente delle sue attività amici e utenti. Nonostante ciò è riuscita comunque ad annunciare il suo arresto tramite twitter.

Solo grazie ad una solidarietà attiva è stato possibile diffondere il racconto di questo episodio che comunque non resta un caso isolato. Ogni giorno gli israeliani attivano forme di rappresaglia per isolare gli attivisti più liberi e scomodi. In questo israele è equamente ingiusta, a loro non interessa chi sei o da dove vieni, interessa solo falsificare notizie e cronache.

Sui fatti riguardanti l’incarcerazione di questa donna, che è stata di recente colpita al seno da proiettili di gomma nel corso di una manifestazione, non c’è ancora nulla di chiaro e trasparente.

Negli ultimi mesi oltre 100 palestinesi sono stati arrestati da parte dell’esercito di occupazione israeliano in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Ma l’arresto di Samantha, come la sistematica escalation di arresti e violenze in Cisgiordania, è cosa ormai ovvia per chi conosce come funziona Israele, il paese più democratico in medio oriente.

Non dimentichiamo che a meno di un mese dal primo “anniversario” dell’inizio della cosiddetta operazione ‘margine protettivo’, la magistratura militare israeliana ha chiuso l’inchiesta sul massacro dei quattro bambini che giocavano sulla spiaggia di Gaza. Nella zona più sicura della Striscia di Gaza, perché protetta dagli Hotel pieni di giornalisti stranieri, nulla presagiva ad un attacco, un attacco dal quale israele oggi viene assolta e chiama “errore di identificazione”. D’altronde cosa ci aspettiamo dal colpevole che giudica se stesso.

Samantha comunque prima o poi verrà scarcerata perché italiana e forse non riuscirà più a tornare in Palestina ma pensiamo ai Palestinesi che rimangono anni e anni nelle carceri dei sionisti solo per un motivo, perché lottano per la dignità. Samantha è stata arrestata perché senza visto. Ma noi sappiamo che anche israele e i suoi coloni occupano il suolo altrui senza visto. Settimana dopo settimana i palestinesi, gli anarchici e gli attivisti continuano a spingere a spalle, per quello che possono, le ruote della storia che girano troppo lentamente.

Written by Amani Salama 


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