S&P 500: analisi correzione

Da Finanza E Dintorni @finanzadintorni

In un recente articolo analizzai il calo dello S&P 500 (“S&P 500: approfondimenti sulla correzione”) spiegando come esso, a mio avviso, rappresentasse  una correzione di medio termine che, quindi, col tempo si sarebbe resa ben visibile anche su grafico mensile.

A quel punto, si esaminarono le due precedenti correzioni di medio termine sviluppatesi all’interno del lungo trend rialzista avviatosi a Marzo 2009:

Grafico nr. 1 – S&P 500 – Correzioni di medio termine – Base mensile

Ora, facciamo un passo avanti nella nostra analisi passando al time frame  settimanale, per evidenziare i dettagli di questi movimenti:

Grafico nr. 1 – S&P 500 – Correzioni di medio termine – Base settimanale

E’ possibile notare come sia nel 2010 che nel 2011 il calo si articolò in tre fasi:

  1. prima ondata ribassista;
  2. buon rimbalzo di qualche settimana;
  3. nuove vendite che portarono l’indice nei pressi del primo minimo.

Attualmente siamo all’interno di quella che potrebbe essere la prima ondata ribassista.

Pertanto, se la storia si dovesse ripetere (ovviamente non v’è alcuna certezza, sia chiaro), la discesa avviatasi ad Agosto dovrebbe condurci ad un primo minimo profondo, seguito da una temporanea finestra rialzista di qualche settimana e, successivamente, da una nuova gamba ribassista in grado di riportare le quotazioni a ritestare o anche a perforare il primo minimo.

Quindi, alla luce di quanto evidenziato, nell’attuale contesto sarà utile considerare come riferimento tecnico il primo minimo visibile su scala settimanale che lo S&P 500 andrà a segnare.

Caratteristica che accomuna le tre correzioni è che tutte cadono all’interno di periodi non sostenuti da piani di QE.

Oggi gioca a favore l’assenza di alternative convenienti ma, sono diversi gli aspetti che differenziano in negativo la discesa in corso rispetto alle precedenti due correzioni, rendendola potenzialmente più rischiosa:

  • lo S&P 500 scende da prezzi (oltre 2.100 punti) ben più elevati rispetto a quelli del 2010 (poco sopra ai 1200 punti) e del 2011 (sotto i 1400 punti);
  • la leva (margin debt) è su livelli pressoché doppi ed esiste il rischio che un eventuale deleveraged (chiusura delle posizioni a leva che, peraltro, potrebbe essere già in corso) si avviti su sé stesso;
  • è stata perforata in modo convinto la trendline di lungo termine ribassista (aspetto più volte evidenziato).

Riccardo Fracasso