Facciamo un salto nel nel Giappone feudale per vedere come se la cava la nuova declinazione strategica del secondo brand Koei Tecmo. Per chi cerca un Musou con un'anima manageriale.
Versione analizzata: Playstation 4
Articolo a cura di Giovanni Calgaro
- Disponibile per:
- Ps3
- PSVita
- PS4
Giovanni Calgaro è avvocato per sbaglio, ma tuttologo per passione, cresciuto a pane e videogiochi sin dalla più tenera età. Allevato da un commodore 64 non ha mai smesso di stupirsi per l'immensità della forma d'arte videoludica, tanto da sentire molto presto il bisogno di sfruttare l'amore per la scrittura per raccontare, far conoscere ai più e condividere questa meravigliosa passione. Potete sempre trovarlo su Facebook e Twitter, sempre che non sia in qualche aula di tribunale.
Musou. Una parola che i videogiocatori occidentali hanno imparato a conoscere, nel bene o nel male, già da qualche anno grazie agli sforzi profusi dalla premiata ditta Koei Tecmo/Omega Force, incontrastati specialisti di questa particolarissima fetta di mercato. Fiumi di inchiostro digitale sono stati versati anche nelle nostre pagine sin dal lontano 2004. Da allora si è susseguita ad un ritmo incalzante una pletora di titoli, relativi spin off, divagazioni e molti tie-in legati alle più disparate serie animate o videoludiche.
Nonostante il trascorrere degli anni (ed una mole considerevole di materiale), il genere ha sempre sofferto di un immobilismo che l'ha portato ad avvilupparsi su sé stesso senza avere mai la forza di proporre qualcosa che fosse realmente nuovo o "diverso" dal solito. Beh, da un certo punto di vista ci hanno provato con la declinazione pseudo-strategica denominata Empires la quale, dobbiamo riconoscerlo, ha tuttora il suo manipolo di acerrimi sostenitori.
Poco più di un anno fa abbiamo avuto l'occasione di parlarvi - non senza una punta di amarezza - di Dynasty Warriors 8 Empires, secondo spin off scaturito dall'ottava iterazione del longevo franchise ispirato al romantico periodo dei Tre Regni. Ora, grazie alla serie gemella Samurai Warriors, ci spostiamo nel Giappone feudale per vedere come se la cava la nuova declinazione strategica del secondo brand Koei Tecmo. Se, però, sperate in grandi novità potrete rimanere delusi.
Scaramucce Feudali
Il setting e l'obiettivo che il titolo di Omega Force sono, come di consueto, chiari sin dall'inizio. Il Giappone dell'Epoca Sengoku (o periodo degli stati belligeranti) si trova a vivere un'importante fase di divisione interna - nella realtà durata quasi due secoli - che determina un periodo di guerra permanente in cui i Daimy? cercano in tutti i modi di farsi le scarpe a vicenda, accrescendo il loro potere per riunificare il regno sotto un unico vessillo. Ecco, l'obiettivo finale in Samurai Warriors 4 Empires è proprio quello di sconfiggere i signorotti locali che si oppongono alla nostra nobile causa, portando finalmente la pace e dominando, una volta per tutte, il Giappone.
Diversamente da quanto accade nei musou puri, i molti spin off andati sotto l'etichetta Empires che si sono susseguiti nel tempo ci hanno abituati a considerare l'aspetto strategico dell'intera faccenda. Certo, rispetto al solito vi è un approccio decisamente più riflessivo. Questo, però, non rinnega la reale natura caciarona e casinara tipica del genere.
La Conquest Mode, come di consueto, è la modalità principale che tiene in piedi l'intera produzione. Attraverso sei diverse finestre temporali, che potranno essere progressivamente sbloccate completando, con uno qualsiasi dei clan in guerra, gli scenari immediatamente disponibili. Tale modalità si suddivide, essenzialmente, in due sezioni ben distinte. Da un lato, la sezione "gestionale" ci permette di amministrare in tutto e per tutto i nostri possedimenti e scegliere le politiche da adottare di volta in volta, attraverso una sorta di diorama che rappresenta la dimora del Daimy? prescelto quale nostro alter ego. A differenza di quanto avviene in Dynasty Warriors Empires, in questo caso partiamo già all'apice della catena di comando.
I nostri sottoposti (che salgono di livello ed acquisiscono competenze ed abilità nuove) possono essere assegnati a cariche politiche, diplomatiche e militari, a seconda della propensione naturale di ciascuno di essi. Ad esempio, assegnando la carica di sovrintendente degli affari interni ad un generale con un alto livello politico permette di portare a casa dei risultati migliori rispetto ad una figura meno dotata in tale campo.
Ogni anno di guerra, poi, viene suddiviso nelle canoniche quattro stagioni e, in ognuna di queste, è possibile prendere sino ad un massimo di due decisioni dedicate alla gestione economica, politica, militare e personale. Le strategie, quindi, toccano tanto l'andamento dei raccolti e la tassazione della popolazione, quanto l'arruolamento coatto delle truppe, delle tattiche da attuare durante gli scontri ed il potenziamento delle mura dei vari shiro sotto il nostro controllo. Non solo. Tornano anche le ben rodate dinamiche interpersonali che, se ben giocate, permettono non solo di attorniarci di amici e generali altamente fedeli alla causa, ma consentiranno al nostro protagonista di coltivare anche pruriginose relazioni amorose.
Inoltre, la gestione del nostro dominio, per quanto semplicistica, produrrà degli effetti ben visibili sulla nostra strategia, sulla velocità di espansione e sulla percentuale di successo una volta scesi nell'agone, ossia una volta saggiato il core action del titolo.
Botte da Orbi
Infine rieccoci, ancora una volta, a discutere delle classiche meccaniche di gioco tipiche di ogni musou rilasciato sino ad ora. Riguardo a questo aspetto potremmo limitarci ad un semplice copia-incolla di quanto già abbondantemente detto in altre sedi.
I fan, dunque, si troveranno subito a loro agio con Samurai Warriors 4 Empires, dato che il titolo non riserva grandi sorprese di rilievo per gli intenditori del genere.
Le battaglie campali in cui, da soli, affettiamo decine di migliaia di poveri soldati decisamente poco dotati ed ignari della nostra potenza sovrannaturale sono il solito tripudio di pacchianità, button mashing poco ragionato ed assoluta esagerazione. L'obiettivo finale rimane, in sostanza, sempre lo stesso: attraversare enormi arene e farsi strada tra le file nemiche sino a sconfiggere il generale avversario.
Ciò avviene attraverso i soliti tipi di attacco (leggero e pesante) che, in combinazione tra loro ed unitamente a due ulteriori attacchi speciali, contribuiscono a sopperire - purtroppo solo leggermente - al limitato parco mosse di ogni combattente.
Per fortuna, la presenza della sezione gestionale tra uno scontro e l'altro riesce a mitigare il pesante senso di ripetitività che si avverte dopo qualche ora di gioco. Le conseguenze delle nostre scelte strategiche, infatti, si avvertono distintamente durante la battaglia. Ad esempio, ci possiamo trovare di fronte a forze nemiche potenziate e coriacee, oppure ritrovarsi a combattere con un esercito debole a causa della mancanza di vettovaglie.
Oltre a questo, però, c'è ben poco altro che possa mantenere viva l'attenzione del giocatore. Samurai Warriors 4 Empires ci propone la classica modalità editor e la Genesis Mode, ovvero una tipologia che ci permette di decidere lo scenario, la disposizione iniziale dei clan ed i generali da arruolare, indipendentemente dai legami parentali o di fedeltà ad un particolare clan.
Il solito. Davvero?
Da ultimo, il profilo tecnico e stilistico il titolo non fa certo gridare al miracolo. Come al solito, verrebbe da dire. Il comparto grafico inciampa sempre sulle problematiche di sempre, segno che, da parte dei ragazzi di Omega Force, manca del tutto la volontà di innovare uscendo da un percorso tracciato più di quindici anni fa. Anche in questo caso il developer nipponico si è semplicemente limitato riscaldare (ancora una volta) un minestra già stantia.
Le immense arene teatro della nostra furia sono estremamente spoglie, per nulla interattive e del tutto dimenticabili e prese di peso dalla quarta incarnazione del brand. Elementari effetti di luce, texture grezze, una draw distance appena sufficiente (e fortunatamente non - troppo - funestata dall'effetto pop up di nemici ed altri elementi tridimensionali) completano un quadro abbastanza desolante, salvato per il rotto della cuffia solamente dal design dei personaggi "VIP", come sempre ben delineati rispetto al contesto che li circonda.
Almeno una buona notizia, per i possessori di Playstation 4, c'è. La versione per la console maggiore riesce a reggere abbastanza bene i 60 frame al secondo. Al contrario, la controparte portatile soffre di drastici cali dell'incostante frame rate che si "impalla" in modo alquanto fastidioso durante l'esecuzione delle tecniche speciali, di qualsiasi magia ed effetto o, molto semplicemente, quando molti nemici sono presenti contemporaneamente sullo schermo. L'esperienza di gioco, sulla piccola di casa Sony, ne esce purtroppo con le ossa rotte.
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