San Francesco d'Assisi seconda parte

Da Lory663
>>...Nel 1212 una giovinetta di Assisi, Chiara, chiedeva a Francesco di essere consacrata a Dio e, nella Porziuncla, riceveva da lui il saio e veniva poi accompagnata in un convento di suore. Ella avrebbe poi fondato  l'ordine delle Clarisse, il secondo ordine francescano. Ma il sogno di Francesco era adesso di predicare il Vangelo fra gli infedeli: i crociati andavano in Oriente con le armi; lui vi sarebbe andato con al sola sua parola e il suo amore.
Il suo entusiasmo gli impediva di vedere che una missiono simile, nel mondo musulmano, era fatalmente destinata all'insuccesso. Nel 1214 si imbarcava ad Ancona per raggiungere l'Oriente, ma una tempesta lo gettò sulle coste della Dalmazia costringendolo poi a tornare in patria. In un secondo tentativo giunse in Spagna, di dove aveva intenzione di passare il Marocco, ma, ammalatosi, dovette prendere ancora la via del ritorno.
Tuttavia non rinunciava alle sue aspirazioni. Nella Pentecoste del 1217, nell'adunanza generale dei suoi religiosi, organizzava l'opera di apostolato affidando a ognuno la provincia italiana in cui avrebbe dovuto operare, stabilendo missioni per i paesi d'Oltralpe e mettendo il prediletto frate Elia a capo di una missione che inviava in Siria. Questi missionari incontrarono difficoltà di ogni sorta dimostrando una tenacia eroica ma con scarsi risultati. Un'altra missione, inviata l'anno successivo nel Marocco, fu trucidata.
Francesco stesso, nel 1219, partiva per l'Oriente con i crociati. Giunto a Damietta, in Egitto, si presentò al sultano Malik al-Kamil per convertirlo; fatalmente non vi riuscì, ma il suo candore disarmò il sultano che gli concesse un salvacondotto con il quale egli potè visitare i luoghi santi della Palestina.
Francesco tornava in Italia nel 1220, a trentotto anni. La sua missione fra i musulmani era stata sostanzialmente negativa; per di più, durante la sua assenza, la disciplina nell'ordine era venuta meno per mancanza di regole precise. La comunità era divenuta più numerosa e richiedeva un'organizzazione più minuziosa che non fossero le consuete tradizioni di vita. Francesco elaborò dunque una nuova regola, non senza alcuni contrasti: nel suo zelo era portato ad affidarsi completamente alla provvidenza divina senza quasi preoccuparsi delle esigenze terrene, rifiutava il denaro, ordinava ai suori religiosi di procurarsi con il lavoro il pane quotidiano, era sicuro che l'amore fraterno, la purezza, la serenità interiore avrebbero sempre dato loro i mezzi di sostentamento.
Era una regola tutta fondata sui valori dello spirito, che il pontefice, Onorio III; appovò con una bolla nel 1223. Nella quaresima dell'anno successivo, Francesco si ritira nel suo favorito eremo, sul monte della Verna. E là, nella profonda meditazione sulle sofferenze di Cristo, egli vede aprirsi  nelle sue mani, nei suoi piedi, nel suo petto, le ferite del Redentore. E' il periodo più intenso della sua elevazione spirituale: la sua anima vibra all'unisono con tutto il creato, uno slancio di amore lo lega con tutte le creature, dall'uomo al più piccolo insetto. E nel 1225, in una capanna di frasche procuratagli da suor Chiara, e forse da lei stessa costruita, l'asceta, già debilitato nel fisico, crea quel canto, detto poi di "Frate Sole" o "delle creature", che rimane il più vivo documento del suo eccezionale slancio mistico.
Ma la fine è ormai vicina. La fragile costituzione di Francesco cede a tante penitenze e a tante fatiche, un male di oscura natura quasi gli impdisce di muoversi. Tutta avvolta di dolore rimane viva e lucida la sua serenità interiore, la sua inestinguibile pace. Trasportato nell'episcopato di Assisi, egli riesce ancora a conciliare due antichi avversari: il vescovo e il podestà della sua città; poi sentendo ormai imminente la morte, si fa portare in barella alla Porziuncola, centro della sua opera, e là si spegne, il 3 ottobre del 1226.

Fine
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