Il Santo di Assisi non è proprietà di nessuno e chiunque può rivendicare l’eredità di qualche aspetto: ciò ne denota l’attualità e la modernità. Tuttavia nel testo ho letto qualche passaggio che mi ha lasciato sgomento come la frase in cui il blogger dice che Francesco era “il santo che la Chiesa voleva bruciare come eretico”. Altra cosa che andrebbe controbilanciata è fare del Santo un semplice pacifista, ecologista e quasi depauperista. Allora ho pensato di chiedere all’amico fra Matteo di commentare il testo di Grillo, anche in riferimento alla coraggiosa scelta programmatica del Papa di chiamarsi Francesco.
Ecco cosa mi ha risposto:
«Non sapevo che il M5S fosse nato il giorno della festa liturgica di San Francesco. Mi sembra una bella scelta, forse ancora più coraggiosa di quella di un Papa che decide di assumere un tale nome. Se non è stata casuale la data scelta per nascere, allora sarebbe bene confrontarsi con un gigante della spiritualità di tutti i tempi e di tutte le latitudini. Perché è riduttivo pensare a Francesco solo come il santo dell’attenzione agli animali e al medio ambiente. Come giustamente si fa notare dai fondatori del Movimento, si tratta di un santo distaccato dal denaro, dall’avere luoghi, sedi. Ma non perché demonizzava tutto questo, bensí perché sono cose che possono far nascere e favorire logiche di potere. Più della ricchezza, Francesco era spaventato dalla corsa al potere, desiderio e tentazione forte per chiunque. Anche un povero può essere tentato dall’ebrezza del potere… Tant’è vero che Francesco annoverava, tra i suoi amici più cari, persone ricche: il nobile che gli regalò parte de La Verna; colui che invita a preparare il primo presepe a Greccio; frate Jacopo dei Settesoli, nobile romana, unica donna ammessa nella clausura, e la cui presenza richiede in punto di morte…
Francesco chiede ai suoi frati che non usino il denaro, perché strumento di potere sugli umili, che avevano il baratto come possibilità di vita. Il denaro “compra e mercifica”; lo scambio di merci valorizza il lavoro autonomo e la dignità dell’altro, che non è forza lavoro di proprietà del potente di turno. Nella fraternità francescana tutti sono chiamati a lavorare e produrre, ma nella solidarietà fraterna, non nel dominio di chi è più ricco o produce di più. Tutti godono degli stessi diritti all’interno della fraternità. Francesco ha parole durissime per coloro che non hanno voglia di lavorare e che definisce “frate mosca”. Anche nei confronti del denaro, Francesco fa una eccezione importante nella Regola: si può ricevere, però solo per assistere gli ammalati nelle loro infermità, o per aiutare chi è nel bisogno, come si può leggere in alcuni episodi delle biografie. La Chiesa “povera, di e con i poveri”, augurata da Papa Francesco, è una chiesa che rifugga dalle logiche di potere, così come ha detto anche ai cardinali nella sua prima allocuzione. Direbbe don Tonino Bello, una chiesa capace di mostrare “il potere dei segni” e non “i segni del potere”, appunto come fece Francesco, quello di Assisi.
Il M5S sta vivendo tutto questo?!? Non voglio dare giudizi azzardati, ma dalle notizie che leggo da questa parte di mondo, pare che il morbo della politica come potere che mostra i muscoli stia attentando anche ai loro ideali di partenza. Francesco, quando il suo “movimento” cominciò a percorrere strade non sempre condivise dal fondatore, non usò parole forti contro i suoi “fratelli”, non abbandonò tutto e tutti. Si mise da parte lui!!! Rinunciò ad essere Ministro generale, per non cadere in pericolosi giochi delle parti e in tentazioni di mostrare i denti, per dedicarsi a qualcosa di molto più alto: accompagnare il suo movimento con l’esempio di vita, assumendo scelte ancora più radicali, se possibile, a livello personale, senza pretendere dagli altri ciò che egli stesso non vivesse. Tutto in un amore smisurato per i suoi frati, in un rispetto incondizionato verso ogni creatura, cominciando dagli uomini, frutto di scelte evangeliche, di un incontro-confronto con Cristo povero e crocifisso, che gli aveva capovolto il modo di pensare la vita e rapportarsi con il mondo.
La ricerca della santità, la sua ricca spiritualità evangelica sono il valore aggiunto alle scelte di Francesco, senza le quali il rischio di abbandonarsi a reazioni e logiche egoistiche o vecchie, è parecchio forte. Insomma, il confronto con Francesco e il movimento da lui creato è piuttosto forte. Riferirsi alla figura dal santo di Assisi per un movimento politico è pericoloso, perché parecchio esigente. Inoltre, credo che l’aspetto cristiano ed evangelico è imprescindibile per capire davvero Francesco e le sue scelte di vita, e per tentare di imitarlo in verità e profondità. Altrimenti si possono affermare visioni di “taglio francescano”, ugualmente lodevoli. Se anche voler vivere “affinità” con lui è importante, tuttavia volersi rifare a lui, o chiamarlo in causa per la nascita di un movimento, richiede livelli alti, “soprannaturali” (nel senso che vadano al di là di scelte dettate dalla natura e dall’istinto terreno) per le proprie scelte ed opzioni.
Naturalmente, le affermazioni “il santo che la Chiesa voleva bruciare come eretico, il poverello di Dio che si scagliò con il solo esempio contro la lussuria dei cardinali del suo tempo” sono fuori da qualsiasi verità storica ecclesiale e francescana. Basta conoscere solo un poco Francesco, per sapere che mai la chiesa volle bruciarlo come eretico, né mai lo sfiorò l’idea di passare all’eresia. Francesco amava troppo la Chiesa, quella del suo tempo corrotta e santa, come in tutti i tempi. Basta leggere i suoi scritti per rendersene conto. Anzi, il vescovo di Assisi, Guido, intuí la sua santità quando tutti lo ritenevano ancora un “pazzo”, e lo prese subito a benvolere. Il cardinale di Ostia (lussurioso?…) facilitò di molto il suo incontro con papa Innocenzo III per l’approvazione della sua “Forma di vita” evangelica. Francesco chiese un cardinale come protettore del suo Ordine e lo ottenne. Insomma, Francesco sperimentò la chiesa come madre. La volle più bella, questo è vero, con il suo esempio; ma senza “scagliarsi contro”, cosa che non rientrava nel suo modo di essere né nelle sue convinzioni. Santo della penitenza-conversione, predicata con l’esempio prima di tutto. Uomo di pace e di non violenza assoluta, né verbale né fisica».