San Francisco in un giorno

Creato il 01 ottobre 2013 da Acrossthechannel

Per motivi di lavoro ad inizio settembre ho passato una settimana a San Francisco. Già sapevo che sarebbero stati sette giorni di fuoco con turni di oltre 12 ore che mi avrebbero permesso di vedere ben poco e che avrei dovuto concentrare il più della città in una giornata.

Penso di esserci riuscito e San Francisco in un giorno è possibile, come Firenze.

I suggerimenti che seguono troveranno terreno più fertile in chi, come me, quando viaggia verso ovest non regge il jet lag e la prima mattina di soggiorno si sveglia alle 4. Pensavo di essere finalmente guarito a luglio scorso quando, arrivato a New York alle 5 del pomeriggio, riuscii a stare su fino alle 11 per poi svegliarmi fresco e riposato la mattina dopo alle 9. Non è andata allo stesso modo questa volta e dopo un viaggio di 18 ore in tutto, con partenza da Londra alle 7.45am, scalo a Chicago e arrivo a San Francisco alle 16 locali, non ho saputo resistere oltre le 20 (quando il mio corpo mi bestemmiava contro che in realtà era quasi l’alba del del giorno dopo) e alle 4.30 ero lì che guardavo le televendite americane.

Il nostro tour della città inizierà quindi di buonora, quando i turisti ancora dormono e una spessa coltre di nebbia copre la punta del Transamerica Pyramid (il grattacielo puntuto della città) e le guglie più alte del Bay Bridge. Scoprirete che questa è una delle attrattive della zona che si ripete ogni mattina all’alba e almeno fino alle 10 non saprete cosa c’è oltre il ponte che collega la città con l’altro lato della baia.

Il Bay Bridge all’alba

Quella che a mio avviso ho trovato l’attrattiva maggiore della città e per la quale val la pena uscire presto, oltre alla nebbia tinta dai colori dell’aurora, è stato lo scoprire una colonia di leoni marini che vive libera al molo 39. Non sapevo bene cosa stessi cercando: avevo letto a riguardo dei cetacei che vivono nella zona ma non sapevo se ciò accadeva solo in determinati periodi dell’anno. Dopo un po’ di girovagare tra i pontili e i negozi chiusi del Fisherman’s Wharf (il che di mattina presto e senza un’anima in giro è di per se caratteristico e suggestivo), il coro stonato e asincrono arriva improvviso: una cinquantina di leoni marini sonnecchiano, nuotano, giocano, sbadigliano, litigano e fanno l’amore su delle pedane galleggianti sparse.

Leoni marini al molo 39

Dopo qualche foto e un po’ di tempo in compagnia dei mammiferi marini (una buona mezz’ora nel mio caso), siamo pronti per la colazione.American pancakes con mirtilli, fragole, banane e un’annaffiata di vero succo d’acero è ciò che avevo in mente. Una breve ricerca in rete la sera prima tra i blog di precedenti visitatori della città aveva portato alla mia attenzione Mama’s, posto rinomato per le abbondanti colazioni. La stessa guida Lonely Planet non lo menzionava il che mi faceva sperare in un posto per locali e non per turisti europei e asiatici. Nonostante l’ora forse improponibile per chi è in vacanza, alle 8 di mattina la fila fuori dalla porta già contava una trentina di persone. Aspettare più di 15 minuti per un tavolo è una cosa che non faccio mai e dover fare la fila addirittura fuori poi è del tutto contro i miei princìpi, ma la sola presenza di americani in fila mi incuriosiva e dopo un’attesa di circa mezz’ora (piacevole per chi, come me, trova le conversazioni degli indigeni intorno interessanti per capire ancora meglio la cultura locale) sono riuscito ad entrare. Se siete lì soli vi chiederanno se volete condividere il tavolo con un’altra anima solitaria come voi: consiglio di farlo e cercate di trarre il meglio da tale esperienza. La mia commensale quella mattina fu tale Melissa, architetto di Chicago spesso in visita a San Francisco, amante dei viaggi in Europa e con la quale ci siamo scambiati dritte e consigli sui rispettivi Paesi (due nel mio caso).

Il menù di Mama’s è vario e offre una vasta scelta anche per i vegetariani. Io ho optato per una colazione dolce a base di American pancakes con mirtilli e banane, accompagnati da frullato con mango arancia e fragole, ma la prossima volta proverò sicuramente le uova della casa con patate e funghi. In più la lunga attesa e la camminata per arrivare in cima alla collina rendono il pasto ancora più piacevole e libero da sensi di colpa.

American pancakes da Mama’s

Da Mama’s è possibile raggiungere a piedi due delle attrattive che tutte le guide turistiche non mancano di consigliare: la Coit Tower, la torre in cima al Telegraph Hill, e Lombard Street, una strada lunga chilometri ma che per un tratto zigzaga vorticosamente sul fianco della collina, meta immancabile per tutti gli amanti dell’auto scatto con sfondi che vanno dal Big Ben al Colosseo. Sperando in un panorama che mi permettesse di fare belle foto ho optato per la Coit Tower, distante circa 10 minuti a piedi ma con un notevole e non indifferente dislivello. Sinceramente non ho pagato il biglietto per salire in cima alla torre ma mi sono accontentato della vista dalla cima della collina che offre un’ottima veduta della baia con l’isola di Alcatraz e del Financial District.

L’isola di Alcatraz dalla cima del Telegraph Hill

Se ancora vi sentite insonnoliti dall’alsataccia o appesantiti dalla colazione da Mama’s, i 400 e più gradini che scendono lungo il fianco del Telegraph Hill sicuramente saranno d’aiuto. Il percorso si districa tra sentieri stretti e giardini privati nascosti alle strade principali. Per chi come me ama osservare la gente del posto e il modo in cui vive tutti i giorni, la passeggiata tra il retro delle case di San Francisco sarà sicuramente un ottimo spunto per le vostre esplorazioni culturali. Date anche un’occhiata al cielo (ma guardate dove mettete i piedi!) perché famiglie di pappagalli abitano la zona. La scalinata vi porterà su Sansome Street. Attraversate Levi’s Square (sulla destra il quartier generale della Levi’s a San Francisco con tanto di negozio interno) passate oltre Battery Street e raggiungete l’Embarcadero, all’altezza del molo 23.

La prossima meta merita un minimo di accenno storico. Tra gli anni 60 e 70 San Francisco è stata la culla di alcune delle rivoluzioni che hanno poi dato il via ad un’eco che si è ripercossa attraverso la nazioni: le manifestazioni contro la guerra nel Vietman, le rivolte studentesche del ’68 e, non ultime, le lotte per i diritti delle persone omosessuali, che ebbero il via nell’area chiamata Castro, oggi uno dei quartieri gay più famosi al mondo e che ha contribuito a rendere  San Francisco una delle città più gay-friendly. Castro street è raggiungibile dall’Embarcadero con il tram F: in questo modo potrete unire alla visita una corsa sui famosi mezzi pubblici elettrici della città.

Da notare la somiglianza con i tram nostrani. La corsa dall’Embarcadero fin sù un cima alla collina attraverso Market street durerà circa 20 minuti e vi darà la possibilità di prender nota dei negozi della via in caso vi avanzi un po’ di tempo (e soldi) per lo shopping intelligente in America (Levi’s, Converse, Apple). Castro Street si apre con il Twin Peaks, il primo bar gay ad avere finestre sulla strada. La passeggiata continua con lo Hot Cookies, negozio di biscotti dalle forme stravaganti e il Castro Theater, già visto nel film Milk con Sean Penn. Il teatro propone anche delle visioni pomeridiane alternative, com Mary Poppins – sing along: unitevi al resto del pubblico che canta con la Andrews sulle note di Con un Poco di Zucchero. Non ricordate le parole? Non c’è problema: basta seguirle sullo schermo!

Solo un tizio su Castro street

Il Twin Peaks

Il teatro Castro

A questo punto dovremmo essere a metà mattinata, troppo presto per pranzare ma abbastanza affamati per uno spuntino. Quando viaggio, solitamente tendo a saltare il pranzo o almeno evito un pasto abbondante, che invece mi piace riservare per la sera. Camminando per le vie laterali di Castro Street mi sono imbattuto nel H Caffè, 3801 17th St, dove potrete prendere un tè o un caffè e un sandwich veloce, sedendo fuori e utilizzando la loro rete WiFi gratuita per aggiornare la pagina Facebook con un check-in della zona. Per gli amanti delle serate ballerine Castro offre diverse possibilità (le fag hags di mia conoscenza adorerebbero), ma la mia visita di un giorno a San Francisco e la settimana lavorativa non mi hanno dato la possibilità di provare la San Francisco by night.

Se c’è una cosa che a San Francisco va fatta è attraversare il Golden Gate Bridge in bicicletta. Per quanto molte zone della città non siano ciclabili (a meno che abbiate i polpacci e i polmoni di Fausto Coppi e siate abituati ad attraversare la Maiella pedalando), troverete molte opportunità su tutta l’area cittadina per affittare una bici, sia da uno dei molti chioschi (un po’ più cari ma che per circa $25 giornalieri vi danno una buona mountain bike, un casco e un lucchetto) o da una delle stazioni fai-da-te, dove per $9 giornalieri potete prendere una bici un po’ più pesante e meno maneggevole, niente casco né lucchetto ma avrete la possibilità di lasciarla in una delle tante altre stazioni. Io ho optato per una bicicletta migliore e per il casco e consiglio lo stesso a chi voglia seguire il percorso. Per pochi dollari in più inoltre potrete lasciare la bici in un altro chiosco della stessa catena. Affitteremo la nostra bici da San Francisco Bycicle Rentals all’inizio del Golden Gate Park, su Haight street. Per arrivare lì potete camminare (una buona mezz’ora ) o potete prendere due autobus ed arrivare lì in circa 20 minuti, indicazioni qui. Il percorso per arrivare all’inizio del Golden Gate in bicicletta invece vi impegnerà un’altra mezz’ora circa, ma la pedalata è piacevole e vi vedrà attraversare un tratto del Golden Gate Park e poi tutto il Presidio in lungo fin sull’altra sponda, all’inizio del Golden Gate Bridge. Il Presidio è un’altra area verde di San Francisco, in passato fortezza militare per un paio di secoli fino al 1989.

Dicono che il ponte sia un capolavoro di ingegneria di inizio ’900 e sicuramente lo è. Io personalmente lo conoscevo per averlo visto in molti film e telefilm, ultimo X-Men, passato in TV poche sere prima di partire, in cui Magneto usa i suoi poteri per sdradigare il ponte dai piloni e lo fa fluttuare fino alla vicina isola di Alcatraz. Due corsie laterali sono riservate ai pedoni e ai ciclisti, questi ultimi sul lato dell’oceano Pacifico. Fate attenzione se decidete di fermarvi per fare delle foto in quanto il passaggio è stretto e i ciclisti corrono. Se invece state pensando di saltare, provate prima il servizio di supporto a disposizione.

Don’t jump, make the call!

Arrivati dall’altra parte potete lasciare la vostra bici nell’apposito parcheggio (spero abbiate un lucchetto) ed utilizzare il sottopassaggio per raggiungere Vista Point, sull’altro lato del ponte, che dà sulla baia e da dove potrete scattare bellissime foto della città. Dopo la lunga camminata speravo in un caffè o almeno un chiosco dove poter comprare dell’acqua ma invece tutto ciò che Vista Point offre, oltre ad un panorama mozzafiato, sono dei bagni pubblici e una fontanella, quindi assicuratevi di avere la vostra bottiglia da riempire.

San Francisco dal Vista Point

Avete due scelte ora: riattraversare il ponte e pedalare lungo la baia fino al Peer 1 e fermarvi per una visita al Fisherman’s Wharf lungo la strada oppure discendere la collina sul lato dove avete lasciato la bicicletta (la discesa in sella è piacevole!) e raggiungere la vicina Sausalito da dove potrete prendere un traghetto per la città. Costo totale $9, durata del viaggio circa 15 minuti. Se non è freddo potete sedere fuori e godere del panorama. Sausalito è una graziosa cittadina di mare dove mangiare qualcosa in uno dei molti ristoranti sulla baia o passeggiare sul lungo mare prima di riprendere il traghetto. Per i meno abituati alle lunghe pedalate: entrambe i tragitti in bicicletta (quello via Sausalito più breve) prevedono alcuni tratti in salita più o meno ripide. Se non ce la fate, basta fermarsi e camminare.

Due note su San Francisco e i suoi abitanti:

La città è estremamente verde, nel senso che presta molta attenzione al riciclaggio e al risparmio energetico. Cerchiamo di rispettare questa sana abitudine ed adeguarci almeno per il tempo che passeremo lì. Noterete negli alberghi, nei centri commerciali ma anche per la strada, più di un bidone dove poter gettare i vostri rifiuti: in genere due saranno per carta, plastica e vetro e uno porterà il nome “Compost”. Utilizzate questo per i vostri avanzi.

Troverete che i californiani sono un popolo solare ed aperto ad accogliere chi viene da fuori: è buona abitudine salutare i compagni di viaggio in ascensore (se non lo fate voi sicuramente lo faranno loro) e non mancherà di incontrare qualcuno che vi chiederà se vi serve aiuto nel vedervi impacciati mentre, GoogleMap alla mano, cercate di capire da che parte dovete andare per andare dove volete andare. Non siate timidi e lanciatevi in conversazioni con chiunque si renda disponibile. Credetemi: tornerete a casa con molto di più nello zaino che un paio di Levi’s nuovi e 3GB di foto.


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