San giuàn da la barba bianca, famm truaà quel che ma manca

Creato il 24 giugno 2011 da Lanoisette

Fin da quando ero piccola, il giorno di San Giovanni per me significava non tanto festa del santo patrono della mia città, bensì un giorno di vacanza di mamma che, sul sellino della bicicletta, mi portava alla Fiera Campionaria degli animali, dove, dopo essermi incantata di fronte a mucche e cavalli e aver divorato quintali di ciliegie, imploravo il regalo di un pulcino o di un anatroccolo. Naturalmente, il mio desiderio era crudelmente disilluso e al massimo potevo consolarmi – ma solo se la settimana era stata piovosa – raccogliendo i girini che nuotavano nelle pozze del vialetto sterrato di casa, e che erano destinati a finire inesorabilmente lessi nel barattolo lasciato incautamente sul balcone assolato.
Poi, adolescente, san Giovanni voleva dire una sola cosa: fin dal pomeriggio, in bicilcletta, filare con gli amici ad occupare con coperte e asciugamani i "posti buoni" sul grande pratone in legero declivio, cospargersi di lozione antizanzaree attendere il buio illuminato dai fuochi d'artificio per limonare duro. O meglio, gli altri limonavano, io guardavo i fuochi.
Buffa coincidenza, anche il santo patrono della città che ora mi ospita è San Giovanni; qui i fuochi non si guardano da un prato, ma dai Murazzi, sul lungo Po: data la lochescion, non credo avrò nostalgia delle zanzare di casa, ma perlomeno questa volta si limona sul serio!


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