San Valentino, festa degli innamorati (ovvero una scusa per parlare d’amore)

Creato il 14 febbraio 2012 da Topolinamarta

Vedo e prevedo che, dopo che avrò premuto il tasto “pubblica”, questo post riceverà una sfilza di commenti riassumibili in:

Sei una sfigata senza vita sociale che si rode lo stomaco dall’invidia per il fatto che il 90% delle sue coetanee abbia già da tempo il fidanzato, mentre lei non perda neanche tempo a cercarlo.

Non nego che possa sembrare strano che una quasi diciassettenne del 2012 non sia mai stata fidanzata, né che sia un tantino di parte esprimere pareri del genere da parte di una single, ma questo piccolo pensiero bizzarro che sto per illustrarvi mi sfrigolava in testa già da un po’ di tempo, e si dà il caso che la data odierna gli abbia dato l’input per essere riprodotto su carta (o sui pixel dello schermo, se preferite).
Quindi ecco a voi le mie riflessioni assolutamente personali su una festa che, sebbene nata con i più nobili intenti, si è purtroppo ridotta a un’insignificante trovata per trasformare una cosa (che dovrebbe essere) bella e personale come l’amore in una specie di show senza senso.

Prima di tutto, non ho potuto fare a meno di notare che, da quattro settimane fa a oggi, c’è stato un considerevole aumento di nuovi fidanzamenti all’interno del giro delle mie conoscenze. Sarà un caso che, giusto nel mese antecedente a San Valentino, ci sia stata una specie di corsa alla ricerca del futuro partner? Non saprei, ma si tratta di un fenomeno che osservo già da alcuni anni (diciamo dalle medie). Ma non sono qui per dare soddisfazione a quei simpaticoni che non aspettano altro che le solite accuse stereotipate verso il povero San Valentino, perché è risaputo che Pensieri d’inchiostro è un blog dove i luoghi comuni sono combattuti a spada tratta. Quindi no: non starò ad annoiarvi con i classici

è una festa commerciale

meglio soli che male accompagnati

l’amore non si festeggia un solo giorno, ma per tutto l’anno

e chi più ne ha più ne metta… anche perché, vorrei far notare, non sto criticando San Valentino, ma l’uso bislacco che molti innamorati e finti tali sembrano fare di San Valentino.

Ciò che mi lascia perplessa di questa festa è quello a cui accennavo poco fa. Ai miei occhi di studentessa liceale, infatti, sembra che San Valentino non sia nient’altro che una scusa per poter dire: “Io sono fidanzato/a e tu no, tiè!”
Mi trovate troppo radicale? Be’, ammetto di non saperne granché di amore, non avendo mai avuto occasione di incontrare quello vero, ma non posso fare a meno di rimanere basita di fronte a certi comportamenti di miei coetanei e non.

Primo tra tutti – e questo anche senza tirare in ballo San Valentino -, l’usanza di sbaciucchiarsi in pubblico: sulla panchina del parco zeppo di marmocchi urlanti, al centro della piazza, nel bel mezzo dell’atrio della scuola. Non so come funzioni tra fidanzati, ma credo che io mi sentirei dannatamente in imbarazzo, se dovessi manifestare il mio amore al mio ragazzo sotto lo sguardo di tutti: penso che il corteggiamento perderebbe molto di significato, perché sarebbe come baciarsi con telecamera, microfoni, luci e gli occhi dell’intero staff della regia puntati addosso. In questo modo l’amore rischia, appunto, di diventare un sentimento non più strettamente riservato a due persone che si vogliono bene, ma un film da proiettare nei cinema di tutto il globo: un disastro, in poche parole; di sicuro non un amore genuino, perlomeno.
Oltre al disagio dei due innamorati, costretti a “dare spettacolo” in pubblico, non è da sottovalutare neanche l’imbarazzo di chi assiste alla scena: personalmente, non so mai bene cosa fare in questi casi, dato che non mi pare giusto disturbarli (ma se si trovano a baciarsi proprio tra i due scaffali della biblioteca dove si trova il libro che mi interessa, che faccio??), ma mi viene anche da chiedermi “Proprio qui dovevano mettersi? Non potevano cercare un posto più appartato, di sicuro più romantico di questo chiassoso atrio?”.
Insomma, il sospetto è sempre lo stesso: che a volte non si tratti di vero sentimento, ma solo di una trovata per mostrare al mondo che si è abbastanza belli, simpatici o sensuali da possedere un partner.

Il secondo aspetto tira in ballo proprio San Valentino: da quando sono entrata alle medie (alle elementari, per fortuna, non c’era ancora questo problema) ho notato che non passa un anno senza che, il giorno di San Valentino, la scuola si riempia di rose rosse dai gambi interminabili mandati da sedicenti innamorati – di cui spesso e volentieri non si sapeva neanche il nome – alle loro metà. C’erano addirittura giovani single che, pur di essere all’altezza delle altre, si autospedivano i fiori per fare bella figura… ma questi sono casi estremi, anche se ne ho incontrato più d’uno durante la mia carriera scolastica; però non divaghiamo.
Il succo, infatti, è sempre lo stesso: si tratta di vero amore (cosa che dubito fortemente, considerato che alle medie si è ancora poco più che bambini) oppure di un semplice modo per scatenare gossip selvaggio e rivalità tra coetanee? Io sono più propensa per quest’ultima, specialmente dopo aver visto due dodicenni che erano a un passo dal darsele di santa ragione, dato che una aveva ricevuto la fatidica rosa e l’altra no. Anche l’intervallo di stamani, comunque, non è stato da meno, con certe scene così disgustevoli da far venire i brividi.
E se la mia supposizione è sbagliata, perché spedire i fiori a scuola e non a casa, sempre a proposito del fatto che l’amore dovrebbe essere un sentimento personale e non pubblico?

Insomma, quel che sto cercando di dire è: possibile che l’amore sia soltanto un mazzo di rose regalato per vanto, una limonata fatta sulla pubblica piazza, o una frase fatta stile Baci Perugina che sembra provenire direttamente dai libri del Moccia?
Di sicuro, comunque, non per tutti vale la stessa cosa, e non sono certo qui per puntare il dito su qualcuno. Mi chiedo soltanto se in queste circostante si possa parlare veramente di amore, o se sia più opportuno chiamarlo più che altro “sentimento a interesse personale”.

Concludo – come al solito con la speranza di non avervi annoiato con le mie bizzarre riflessioni – lasciandovi con alcuni dei miei versi preferiti (nonché quelli che descrivono il modo con cui mi piacerebbe innamorarmi… che volete farci: sono romantica ^^), scritti da un uomo vissuto settecento anni fa ma che di amore se ne intendeva eccome.
Ah, e buon San Valentino, sia ai genuinamente fidanzati che ai felicemente single!

*       *       *

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.

Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!”.

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”.

E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore.

Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”. 


Filed under: Attualità, Chicche & Pensieri Bizzarri

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