- En bas, giù – Napoleone aveva un ridicolo cappello in testa e faceva gesti eloquenti con la mano sinistra, la destra era sul costato, fra i bottoni del doppiopetto rosso/blu, i colori della Francia. Le damigelle, le gote imporporate dal timore riverenziale, frettolose avevano eseguito l’ordine. La sposa stupita, ma non lo lasciava vedere, aveva rivolto lo sguardo incupito verso lo sposo nano e sgraziato. Il sovrano si era dato un gran da fare a cavallo alla consorte, lo raccontavano cocchieri e dame. La carrozza tremava e cigolava, i giovani sposi sospiravano e gemevano, il vigore imperiale era sovrano, appunto. - Povera regina – mormoravano cavalieri e dame. Ma quando era riapparsa, i suoi occhi splendevano di luce nuova, le labbra dischiuse in un sorriso dolcissimo e beato. Se avessero scorto il cuore, avrebbero visto come bruciava d’amore e di desiderio; di certo, Maria Luigia non aveva immaginato tali delizie. Sicché ogni 14 febbraio, e per lo più c’è la neve, lui organizza la gita ai signori. Con un seguito di carrozze, cavalieri, dame e cameriere.
- Lo stalliere! – la regina raccomanda. Dopotutto, San Valentino è la festa degli innamorati, clandestini e ufficiali. Napoleone, però, resta Napoleone e, per rifarsi, c’è tempo.Antonella Bartoli