L’ho meritata. Di nuovo.
E ora dormi. Mi giro con ogni cura, anche se il cigolio del letto non lo sentiresti nemmeno. Tremo ancora, ma mi costringo a guardarti nella luce fioca dell’abat jour. Che espressione ebete hai adesso. Dov’è finito il mostro che non più di mezz’ora fa mi dominava? Vorrei urlare sul tuo muso da porco quanto mi fai schifo, che sì, ho pregato ogni notte perché crepassi e finisse il mio strazio, non sai che goduria vederti terrorizzato a occhi strabuzzati quando stavi soffocando con quella stramaledetta torta – avevo sputato nell’impasto anche quella volta, sai, merda? – impregnavo la saliva di tutto il mio odio e credevo che bastasse ad avvelenarti. Dio non esaudisce le mie preghiere quotidiane, sei fottutamente fortunato col tuo bricolage inutile, mai un corto circuito che ti carbonizzi col trapano in mano, mai un camion che ti arroti né un cazzo d’infarto – e dire che alla tua età le probabilità ci sono -. Dio non mi aiuta, e allora mi aiuto io. Ti fisso e quasi ci ripenso. Ma la lama brilla e capisco che finalmente Dio è con me.
Serena Giattina