Sandali nella polvere – II

Creato il 22 marzo 2016 da Albix

SCENA SECONDA

    (Matteo)

Matteo (Accostandosi alla candela ancora accesa)

-   Ma qui c’è una candela  accesa! Poco prima dell’ingresso in scena? (in tono seccato) Chissà chi sarà stato? Ma guarda un po’ se l’amministrazione doveva dimenticare di avvisare alcuni attori che stasera sarebbe andata  in scena una prova generale alla presenza di pubblico pagante e dei critici! Ce ne vuole di……

(Ricordandosi del pubblico)

Oh mamma! Il pubblico sta aspettando in sala! Il  regista è nero dalla rabbia!   (Al Pubblico) Ehm… salve! Scusate, avete per caso visto, qua in giro,  un certo San Luca; oh si fa per dire!  San Luca  è soltanto il suo nome di scena! Si tratta di  un attoruncolo semi-dilettante, legato agli schemi teatrali classici più di un aratro al   giogo dei suoi buoi…..Pensate che costui   pretendeva che il regista rappresentasse realisticamente la scena dell’incontro di Maria con sua cugina Elisabetta, possibilmente, sentite questa, con l’asino che servì alla Vergine per raggiungere la cugina, qui, sul proscenio, in carne ed ossa. Sapete cosa gli ha detto il nostro regista!

(imitando una voce dolce, non astiosa, paterna)

Il problema è che non saprei dove trovare altre due attrici per fare le cugine; infatti l’asino potresti interpretarlo benissimo anche tu!”

Che risate! Mi sto ancora tenendo la pancia! (pausa) Scusate ancora, ma non vorrei darvi un’impressione sbagliata né di questa opera, né del suo regista. Si tratta di un’opera seria ed anche triste, purtroppo. Anche se, lo aggiungo subito, la tristezza non piacerebbe certo all’interprete principale, che era tutto meno che triste! Ma tant’è! Chi nasce sulla terra è infelice per natura! Non foss’altro che per il fatto di dovere avere a che fare con i suoi simili!  Per quanto riguarda il regista poi, a scanso di equivoci,  vi dirò che è una persona splendida. Ciò che vedrete è frutto di una scelta che egli non ci ha imposto, ma l’abbiamo concordata dopo un’approfondita disamina di tutte le soluzioni possibili, partendo dal teatro dell’antichità classica, passando dai laudari medioevali, dal rinascimento italiano, dal teatro elisabettiano, dal Metastasio e così via elencando. Ma alla fine della disamina tutti, o meglio, quasi (pausa) tutti, abbiamo convenuto con il regista sulla necessità di mutare i canoni della rappresentazione sacra. E prima di tutto sul fatto che rappresentare Dio in teatro non ha senso. Infatti se Dio non si manifesta agli uomini, se non nelle sue opere, perché dovremmo darGli noi un corpo e un’immagine? Certo, qualcuno potrebbe obiettare che Dio ha mandato sulla terra suo Figlio con fattezze d’uomo. Questo è vero. Ma si trattava di un Uomo perfetto, e ciò che è perfetto per natura, non può essere né rappresentato né interpretato da esseri imperfetti, quali siamo noi! Per gli stessi motivi egli si è rifiutato di dare un volto a Maria Vergine! D’altro canto chi firma il lavoro è il regista ed è giusto che sia lui a decidere. Non vi pare?

(guarderà l’orologio)

Mamma, che tardi! Adesso devo proprio andare!

(fa per avviarsi)

Ah, se  vedete qualche anima in pena aggirarsi attorno al palcoscenico, speditela subito dal regista, sennò addio recita! A proposito: io interpreto San Matteo, l’unico che abbia scritto la storia del Figlio in Aramaico e l’unico, insieme a Giovanni, ad aver visto coi suoi occhi ciò che ha scritto! Non come il sullodato (pausa), che ha scritto in greco ciò che ha sentito dir dagli altri! Beh!

(Si udranno tre squilli di campanello sonori e prolungati)

Oh Dio! I tre squilli! Lo spettacolo sta per iniziare! Adesso vado sul serio! Buon divertimento a voi e in bocca al lupo per noi!

(saluta e si avvia portandosi via la candela accesa)

2. continua…


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