Ricevo e pubblico volentieri questo articolo di Narda Fattori, che ringrazio.
Sandra Vergamini, Il tenero peso dell’ombra, Edizioni Lepisma
Leggendo la prefazione di Maffia a quest
A dimostrazione che non si debbono mai avere pregiudizi, credo di avere riletto più volte la prima poesia: parlava d’amore o di oltranza? Parlava di un sé fuori di sé o di altro che non si può mai del tutto conoscere e possedere? Parlava di finestre spalancate o di spiragli? Di un dolore antico e quanto antico?
Come lettrice, la Vergamini , mi aveva già catturata. La mia lettura è corsa più spedita, mai affrettata però perché la poetessa ha l’abilità di farti fermare con un improvviso scarto di visione, con l’intrusione di un insospettato elemento e quanto credevi di avere capito doveva essere nuovamente riassemblato. Come in questo caso: “ …/L’indicibile appare d’improvviso./ Non c’è tempo/ per calcolare il raggio d’azione./ Solo fermarsi/ sollevare lo sguardo/ e accecati/ vedere finalmente oltre . “; l’ossimoro presente , peraltro non inconsueto, dà ragione di una verità che si cela nell’apparenza.
Una caratteristica della poesia di questa silloge della Vergamini è un procedere dalla luce all’ombra e viceversa, mancano i rigurgiti del sentimento, l’oblatività, gli effluvi dolci e amari: l’amore che dice, con voce ferma e frammentata è indirizzato, ha un oggetto, ma di questo oggetto non sappiamo nulla ; Sandra ci permette solo di conoscere la selva disordinata e pure fitta e organica delle sue sensazioni e dell’irruzione di visioni e riflessioni.
Irrimediabilmente la poesia mette in scena il sé, il nostro essere dentro le esperienze e il mondo, così come esiste una poesia elusiva che si maschera e
nasconde , una che fa che del proprio sentire il centro del mondo e una che si limita a censire senza affanni e senza ritrosie, che possiede un’umiltà
statutaria non meno vera e assoluta:
Non è per gioco
che il suono scivola nel fango.
E’ che i suoi gusci come fusti leggeri
sono volati al vento.
Dentro
l’anima nera rivendica il suo turno.
S’alternano così la notte e il giorno
fino a quando un’eclissi di memoria
oscurerà il nostro canto.
C’è in questi versi una consapevolezza della fragilità che è anticipatrice di future ombre che una candela non basterà a mettere in fuga, sarà solo tremula compagna, speranza breve e fumigante.
Il dono d’amore non basterà a porre i giorni sotto il sole; già ora è inquieto e instabile, si presenta e si ritrae , illumina e oscura, presenza- assenza che duole come ferita che più non sanguina ma che ancora non è guarita.
Anzi, l’amante quasi auspica la conservazione di questo suo stato di dolente insicurezza, perché da questo trae nutrimento: lo sappiamo in tanti che l’amore felice non ha versi, ma gesti, quello infelice ha lamenti e richiami, tentativi insoddisfatti di ricomposizione di un mosaico frantumato.
La comunione fra due identità lascia sempre qualcosa di taciuto, di sospettato, forse anche di inviso; e quel silenzio scava abissi che poi sono impossibili da oltrepassare.
Eppure mancano i rimpianti:” Sono felice/ di averlo avuto con te/ il mio spazio d’eterno./ Rimane molto più di quel che pensi/…”
Credo che chi ha conosciuto l’amore possa condividere i versi sopra citati e conservarli nella teca dei tesori. Perché solo a chi è fortunato è toccato in sorte l’amore.
Eppure questa silloge non è dedicata all’amore; a me pare che si spalanchi a quel mondo privato e universale che definisce, ci ulcera e ci lenisce.
La lettura del libro motiva anche il titolo: l’ombra che resta è tenera e lieve, non sottrae, aggiunge.
E’ una bella lezione di poesia e anche di amore, di visione, di emersione e di immersione; un bel libro dove anche l’ombra respira.
Narda Fattori
Terra di confine
Tra la linea delle rue manie
e quella delle mie paure
c'e una terra di confine
dove il tempo riluce sospeso.
Lì potremmo incontrare il vero
inseguito nel crollare delle sere
quando sanguina ancora la ferita
e premono dal fondo le domande
come colpi di tamburo alla porta.
Lì potremmo asciugare
con invisibile cura
le lacrime dei giorni che verranno.
Potremmo.
Rimane
Sono felice
d' averlo avuto con te
il mio spazio d' eterno.
Rimane molto più di ciò che pensi.
Ne faro buona guardia
anche quando scordi
sguardi sospesi sul mondo
e anni vissuti in un'ora
dimentichi le nostre parole
come ombrelli nelle stazioni.
Non ho mai cercato altri nomi
per l' eterno rivelato,
Ti ho visto
Ti ho visto immobile nel cono di luce
correre a perdifiato
fino alla fine dell'impossibile.
Ti ho visto poi sparire
nel buio del tuo mondo
azzerare ogni gesto d'intermezzo
confondere il diamante con il vetro,
Ho ricomprato a saldo quel che resta
ma la luce
quella
manca ancora.
Non saprai mai
Non saprai mai
quale sarebbe stato
il muto accordo del mio cuore
:A un altro stralcio d' esistenza,
la parola protesa e custodita
che r'avrebbe avvolto una mattina d'inverno,
l' appiglio che ti avrei offerto
per salvarmi dal tuo rancore.
Non saprai mai
come davvero ti avrei saputo ascoltare.
Credere
E credere ancora una volta
che qualcuno possa capire davvero
l'innocente tenerezza
del mio fragile nulla.
Anche tu l'hai voluto incasellare
a misura di ragione
dentro la materia.
Era solo brezza leggera
e sangue e ferita
e brivido d' attesa
oltre l' ora lieve della sera.
La carezza
Quello che ti aspetti è ancora un appiglio
un cerchio vuoto del pensiero
dove qualcuno appaia
a cancellare il tuo dolore perfetto.
Crescono abbagli dentro scampoli d'inverno.
Nel tuo verdeazzurro
è nascosta la carezza che ti salva.
Ora
in fondo a tutte le illusioni
puoi cullarti da sola.
Ogni volta
Ogni volta
senti
dietro una parola
s'affaccia tremante il mio respiro
fra la pausa di un verso
e la ripresa del flusso
affiora d'un tratto il mio tormento.
Ma non è tutto.
Ogni volta
resta uno spazio del non detto
dove posso sfiorarmi piano con lo sguardo
fino al prossimo verso.
L' esatto nome
Entro da oggi in un altro spazio.
Sono stanze vuote
Immense
bianche e leggere
dove la tua presenza è già profumo
promessa di rifugio
nell'attimo che precede il volo.
Nell'invisibile
dove abitiamo ormai da tempo
niente arriva di quei gesti estremi
che ci aprirono il varco
oltre [e geometrie del tempo.
Siamo giunti qui senza memoria
stupiti di tenerci ancora per mano.
Qui il dopo non è mai accaduto
l'innocente carezza
s'arresta sospesa ai confini del cuore.
Nel silenzio affiora
l' esatto nome delle case.