Bizzarra scelta quella di Yimou. Di solito, si assiste al tragitto opposto, ovvero americani che fanno remake di film stranieri, asiatici o europei che siano. E ancora più insolito, di solito sono opere secondarie e che non riguardano importanti registi. Eppure questa volta, il maturo cineasta cinese si mette a rifare in salsa di soia, un'opera prima degli allora acerbi fratelli Coen. Nel 1984 il duo si affacciava con un noir che lasciava già pregustare l'abilità dei fratelli sia nella regia che nella scrittura. Blood simple era una piccola perla intrisa di dialoghi geniali e scelte registiche mirabolanti.
Yimou alla sua sedicesima regia (il film è vecchio di due anni, intanto ha già sfornato due nuovi film tra cui The flowers of war con Christian Bale. Come al solito l'Italia, ma non credo l'unica in questa occasione, vive come su un pianeta lontano anni luce, dove alcune cose arrivano con un ritardo fastidioso) deve essere rimasto folgorato dalla vicenda ma fa alcune modifiche importanti. Prima di tutto ambienta tutto in un passato non specificato, ma crediamo almeno nel diciassettesimo secolo, invece della contemporaneità dei Coen e poi, da molta più importanza a uno dei protagonisti della vicenda, il poliziotto, che nella precedente versione era un semplice detective privato.
Ma andiamo con ordine. Wang è il prorpietario di una locanda in mezzo al nulla. E' uno stronzo che non paga i suoi dipendenti e che maltratta la moglie, comprata dieci anni prima, la quale lo tradisce con Li, cuoco del posto. Dopo che la donna ha comprato una pistola da un mercante straniero, decide, in un pirmo momento, di uccidere il marito per poter stare da sola con il suo amante, poi invece si acconetnta di chiedergli il divorzio. Wang scopre il recente acquisto, informato da un dipendente, e medita una vendetta. Assume Zhang, un poliziotto, per confermargli i suoi timori che la moglie lo tradisca con Li. Una volta scoperta la tresca, da ordine di ucciderli, sotto lauta ricompensa. Ma qui tutto prende una piega diversa. Il sibillino Zhang fingerà di ucciderli per intascare i soldi e accusare qualcun'altro. Andrà tutto liscio?
Era una black comedy, molto black e poco comedy e diventa una comedy tipicamente asiatica che prende una strada inaspettata verso un dramma molto crudo. Se i Coen sono maestri nel mixare al meglio i due generi senza perdere la misura, la cosa non riesce all'esperto Yimou che sbaglia le dosi. Prima inserisce personaggi troppo buffi e caricaturali, come il ciccione dentuto (e il doppiaggio italiano di certo non aiuta a drammatizzare), dialoghi infantili e sequenze da screwball comedy e poi cambia totalmente registro a un terzo di film, trasformandolo in un noir schiacciato da un'alone di morte. Il cambio è repentino e troppo violento. Ma produce anche tre quarti d'ora o più di cinema muto, dove i dialoghi scompaiono e la fanno da padrone solo gli spari, le lame e gli urli strozzati. E' una parte centrale di film tutta in notturna, fenomenale, che dimostra tutta la bravura del regista (che non sempre dimostra nei suoi film), scritta magnificamente e seppur molto diversa da quella coeniana non le è inferiore per nulla.
Qui c'è il picco del film ed è quella che la trasforma da un remake bizzarro a un'ottima versione e visione artistica. I costumi e gli splendidi e surreali paesaggi fanno il resto, insieme al bravissimo Honglei Sun, apprezzatissimo attore in patria.
In definitiva è quindi un buonissimo film, che non regge il paragone con l'originale anche per via della sua spiccata e speziata forma, ma che si lascia guardare e lascia qualcosa. Yimou quando non deve per forza fare retorica ma solo spettacolo, è al suo meglio.
Voto 7
Il Monco