Una situazione gravissima quella che ci arriva da Kiev, la capitale dell’Ucraina, che da giorni è a ferro e fuoco. E più si va avanti più le incomprensioni, il desiderio di vendetta e la rabbia renderanno impossibile tornare indietro.
A Kiev è il caos. È guerra civile con continui combattimenti di piazza e molti morti.
Scontri devastanti in un contesto fuori controllo rispetto al quale, vane sono state per ora, le prese di posizione della Comunità internazionale o dell’Onu. In questa fase la parola alla diplomazia è difficile darla.
Polizia e manifestanti: bottiglie, sassi, Molotov, lacrimogeni. Granate assordanti, idranti, manganelli e armi. Non un pezzo di strada rimane intatto. Divelti i sanpietrini, accese le Molotov iniziano le vittime. E il centro di Kiev è tornato a trasformarsi in un campo di battaglia.
Il Municipio occupato da dicembre è preso d’assalto. Il Parlamento che dovrebbe, finalmente, discutere della riduzione dei poteri del Capo dello Stato, riforma voluta dall’opposizione, non mantiene la promessa e la riforma sparisce. Dopo aver scatenato la protesta con la sua improvvisa rinuncia a firmare il trattato di associazione con l’Ue, Yanukovich, il presidente filo-russo, è stato il principale bersaglio dell’opposizione e il principale ostacolo allo sblocco della situazione. Così dopo un periodo di tesa calma, gli scontri sono riesplosi in questi giorni, al termine di una grande manifestazione popolare.
Da Mosca arriva una durissima condanna per chi non ha stroncato per tempo le proteste e per l’occidente che le ha supportate. Mentre esprimendo preoccupazione per la nuova grave escalation e per le vittime delle violenze l’Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti hanno lanciato un monito a Yanukovich, invitando le parti a riprendere la via del dialogo. Perfino la fredda Germania decide che forse è il caso di imporre sanzioni economiche a Kiev.
Un’Ucraina che sembra ormai ostaggio delle due Ucraine, quelle russofona e filo-russa e quella nazionalista e filo-europea. Ma la guerra civile che sta devastando Kiev mette in imbarazzo sia Bruxelles, che non può accogliere un Paese dove un governo viene abbattuto da una “rivoluzione” violenta ormai capeggiata da forze della destra radicale che non nascondono le loro simpatie filo-naziste ed antisemite, sia Mosca, che sa bene che alla fine di tutto questo ci sarebbe o la divisione dell’Ucraina o tempi molto duri per la comunità russa e russofona dell’est e del sud del Paese.