Sanitasana o, forse, in parte malata.

Creato il 21 dicembre 2010 da Occhioalgolf
Questo l’articolo del 20 dicembre 2010 di Simona Ravizza sul Corriere della Sera. Un bell’augurio di Natale! “Appello alla Regione per un ritocco all’insù dei rimborsi. «Dia un esempio all’Italia» «Chirurgia pediatrica a rischio» I tre big milanesi. più fondi, basta penalizzare i bambini. I tre super bisturi di Milano si uniscono, per la prima volta, per lanciare un appello ai vertici del Pirellone: «Basta penalizzare la chirurgia sui bambini». Sono il cardiochirurgo Alessandro Frigiola, primario al Policlinico San Donato, Roberto Brusati, primario del San Paolo, e Paolo Nucci, neodirettore della Clinica oculistica universitaria del San Giuseppe. I tre medici chiedono un regalo alla Regione nell’interesse dei più piccoli: «E necessaria una revisione dei rimborsi forfettari previsti per gli interventi effettuati sui bambini». Il rischio è che, avanti di questo passo, la chirurgia pediatrica venga ridimensionata perché non re munerativa A PAGINA 5 Ravizza Sanità I luminari: rivedere al rialzo i rimborsi forfettari Da tre super bisturi appello alla Regione: più fondi per i bimbi (cA rischio la chirurgia pediatrica» Paolo Nucci Nessuno vorrà più farsi carico delle operazioni difficili Tre super bisturi della pediatria si uniscono, per la prima volta, per lanciare un appello ai vertici del Pirellone: «Basta penalizzare la chirurgia sui bambini». Il cardiochirurgo Alessandro Frigiola, primario al Policlinico San Donato, è conosciuto a livello internazionale, Roberto Brusati Nei rimborsi non conta la complessità degli interventi interventi a cuore aperto sui neonati: sua l’operazione di 7 ore nell’agosto zoo8, tra le poche al mondo, su un bambino di cinque settimane nato con il cuore fuori dalla cassa toracica. Roberto Brusati, primario del San Paolo, è un fuoriclasse della chirurgia maxillo facciale: il primo intervento in Italia N Alessandro Frigiola Chi è all’avanguardia rischia di trovarsi con i conti in rosso di costruzione completa del naso l’ha realizzato lui nel luglio 2007 su una bimba di 7 anni. Paolo Nucci, neodirettore della Clinica oculistica universitaria del San Giuseppe, ha effettuato lo scorso luglio il primo trapianto in Europa di cornea artificiale su una bebè di io mesi. Ora i tre medici di Milano chie dono un regalo di Natale alla Regione Lombardia nell’interesse dei più piccoli: «E necessaria una revisione dei Drg, ovvero dei rimborsi forfettari, previsti per gli interventi effettuati sui bambini — dicono —. Oggi gli ospedali all’avanguardia che si occupano di malattie complesse in età pediatrica sono fortemente penalizzati dal punto di vista economico e uniscono per lavorare spesso in perdita». Il rischio è che, avanti di questo passo, la chirurgia pediatrica venga ridimensionata perché non remunerativa. Non usa giri di parole, Nucci: «Tra qualche anno nessun ospedale vorrà farsene carico. Non solo perché non ci saranno più specialisti, come da tempo dice Virgilio Ferrario, preside della facoltà di Medicina. Ma anche perché operare i bambini non conviene e i centri che lo fanno rischiano di finire con i bilanci in rosso». L’oculista fa un esempio: «Ci sono interventi come quelli per la correzione della ptosi (l’impossibilità di mantenere la palpebra sollevata, ndr) — causa di una grave e permanente riduzione della capacità visiva in età pediatrica — paradossalmente rimborsati un terzo in meno rispetto agli stessi eseguiti su un adulto. Eppure l’operazione sui bambini è più complicata, anche perché non può avvenire in anestesia locale come per gli altri». Spiega Alessandro Frigiola: «Il rimborso per un intervento cardiochirurgico complicato in un bambino non arriva ai zo mila euro. Mentre la sua permanenza in terapia intensiva, che può durare mesi, costa duemila euro al giorno. Gli ospedali che si sobbarcano le operazioni pediatriche più all’avanguardia sono destinati, dunque, ad andare in perdita». Sono considerazioni condivise da Roberto Brusati: «Un’operazione per la labiopalatoschisi (conosciuta come labbro leporino, ndr) vale solo 2.800 euro indipendentemente dalla sua complessità — dice —. Il San Paolo è tra i pochi ospedali in Italia che la corregge con un solo intervento chirurgico. Spesso altrove ne vengono fatti anche due-tre, con più disagi per il bimbo, ma con la possibilità di incassare due-tre volte il rimborso previsto». Di qui il richiamo alla Regione Lombardia: «Le delibere del Pirellone hanno un enorme impatto a livello nazionale. Quasi sempre le scelte della sanità lombarda dopo alcuni mesi vengono condivise e adottate da tutte le regioni. Per questo l’appello a rivedere i rimborsi per le prestazioni chirurgiche nei bambini non può che essere rivolto alle autorità regionali da sempre attente verso le richieste che vengono da chi sta sul campo».”. E questa la mail da me inviata alla giornalista e a numerose persone fra colleghi, magistrati, istutuzioni, giornalisti e amici: “Ho appena letto il suo articolo sulla chirurgia pediatrica.
Premetto che non lo contesto. Conosco di fama, facendo l’oculista, uno dei chirurghi intervistati e lo ammiro professionalmente.
Il problema pero’ dei DRG e’ proprio questo. Abbatte le liste di attesa e offre una cifra forfettaria per ogni prestazione. Spesso questa cifra non e’ adeguata alla prestazione stessa. Mi viene in mente che il test di Schirmer per l’ipolacrimazione viene pagato molto piu’ di una visita complessiva dell’occhio!
Immaginiamoci cosa succede per interventi chirurgici importanti!
C’e’ il rischio che non si trovino piu’ studenti disposti a studiare medicina, come accade da diversi anni, perché il rischio professionale e’ alto a causa dei contenziosi e quindi le assicurazioni aumentano sempre piu’. Ma soprattutto ci puo’ essere il rischio che, alcuni medici, meno responsabili ma soprattutto con “meno voce” di quelli intervistati, possano accettare comunque, per essere nel perverso “mercato” sanitario di concorrenza, di eseguire prestazioni maggiori per mantenere profitti.
Bisognerebbe quindi, oltre che rivedere tutti i DRG, avere un controllo completo del lavoro dei medici.
Da sette anni dico che il controllo sta alla base della vita e ancor di più del sistema sanitario.
La invito a leggere www.sanitasana.wordpress.com, il mio libro, le mie interviste televisive e l’articolo di Tony Damascelli sul Giornale.
Nessuno ascolta e nessuno risponde. Soprattutto le istituzioni.
C’e’ il rischio che i giovani non comprendano.
C’e’ il rischio che ci si abitui ad una sanità in cui il guadagno e’ al centro e non il bene del paziente.
Da quando la sanità e’ diventata “azienda” la “missione” non esiste più. Bisogna far quadrare i bilanci.
Ecco lotti con me per questo e dia voce, lei che può, a chi spesso non può averla.
Gradirei molto che facesse leggere questa al suo direttore, che stimo profondamente, e che organizzasse una intervista, se crede. Ma comunque ne parli.

Non perdiamoci di vista!”

Pensate che qualcuno risponderà?

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