“Sannhet”, “la verità” o “la realtà” in norvegese, che subisce, con tutta evidenza, un continuo processo di revisione. Secondo disco, stavolta su Flenser, chitarra e basso di lato, batteria al centro e davanti, a svolgere le funzioni del frontman. Il gruppo, nato a Brooklyn nel 2010 (il locale Saint Vitus sembra essere la loro seconda casa), è un discendente di Krallice e Liturgy: brani febbrili e paradossalmente vitali, diversi dalla controparte necro & low scandinava, non sempre subito inquadrabili e in grado di giocare sia sulle reiterazioni (ecco perché leggerete il termine no wave), sia di espandersi creando atmosfere malinconiche vicine al post-rock. Corrono talmente tanto che Revisionist dura solo 37 minuti effettivi (per nove pezzi), dieci nella testa di chi ascolta, durante i quali probabilmente si è chiesto quanti assi nella manica abbia l’uomo seduto dietro la grancassa. Ciò non toglie, come già scritto, che siano in grado di rallentare e puntare anche sulla suggestione, come si capisce soprattutto dalla seconda metà di Revisionist. Difficilmente verrà loro di nuovo un disco così ben calibrato. Da portare a casa senza pensarci troppo.