Il conduttore Gianni Morandi invece ha dichiarato che “Vedere Adriano in tv dopo tanto tempo mi ha provocato sentimenti di tenerezza e commozione. Con lui ho un rapporto che dura da 49 anni. Lui ha sempre fatto un po’ così. L’ho ascoltato, il suo discorso sulle critiche ai preti era un discorso da cattolico osservante. Poi sulla chiusura dei giornali cattolici, lui pensa che si debba parlare più di spiritualità. Ognuno poi faccia le sue valutazioni”. Il direttore artistico Gianmarco Mazzi ha difeso Celentano, affermando che “ha fatto un discorso articolato che non può essere banalizzato, ha detto tante cose. La frase sulla chiusura dei giornali l’ha detta con intento provocatorio a supporto di quello che ha detto dopo, era un’iperbole: certi giornali andrebbero chiusi perché non parlano di Dio. È un’opinione rispettabile, e i giornali possono rispondergli tranquillamente”. Mazzi ha poi aggiunto che “l’avventura di Celentano a Sanremo, conoscendolo, non è finita, anche se non mi ha fatto capire se tornerà o meno”.
Intanto il critico tv del Corriere della Sera Aldo Grasso ha risposto a Celentano, che gli ha dato pubblicamente del “deficiente”, in un articolo pubblicato oggi dal titolo Il predicatore decadente: “nel ruolo di profeta salva Italia ne vogliamo solo uno, due sono troppi: o Monti o Celentano. Dopo ieri sera ho scelto definitivamente. Ogni anno il Festival di Sanremo ci mette di fronte a un tragico dilemma: ma davvero questo baraccone è la misura dello stato di salute della nazione? E se così fosse, non dovremmo preoccuparci seriamente? C’è stato un tempo in cui effettivamente il Festival è stato specchiodel costume nazionale, con le sue novità, le sue piccole trasgressioni, persino le sue tragedie. Ma tutto ha un tempo e questo (troppo iellato) non è più il tempo di Sanremo o di Celentano, se vogliamo rinascere. Monti o Celentano? Se davvero il nostro premier vuole compiere il titanico sforzo di cambiare gli italiani («l’Italia è sfatta», con quel che segue), forse, simbolicamente, dovrebbe partire proprio dal Festival, da uno dei più brutti Festival della storia. Via l’Olimpiade del 2020, ma via, con altrettanta saggezza, anche Sanremo, usiamo meglio i soldi del canone. O Monti o Celentano. O le prediche del Preside o quelle del Re degli Ignoranti contro Avvenire e Famiglia Cristiana.Non mi preoccupa Adriano, mi preoccupano piuttosto quelli che sono disposti a prenderlo sul serio. E temo non siano pochi. Ah, il viscoso narcisismo dei salvatori della patria! Ah, il trash dell’apocalissi bellica! Cita il Vangelo e bastona la Chiesa, parla di politica per celebrare l’antipolitica: dalla fine del mondo si salva solo Joan Lui. Parla di un Paradiso in cui c’è posto solo per cristiani e musulmani. E gli ebrei? Il trio Celentano-Morandi-Pupo assomiglia a un imbarazzante delirio. A bene vedere il Festival è solo una festa del vuoto, del niente, della caduta del tempo e non si capisce, se non all’interno di uno spirito autodistruttivo, come possano essersi accreditati 1.157 giornalisti (compresi gli inviati della tv bulgara, di quella croata, di quella slovena, di quella spagnola, insomma paesi con rating peggiore del nostro), come d’improvviso, ogni rete generalista abbassi la saracinesca (assurdo: durante il Festival il periodo di garanzia vale solo per la Rai), come ogni spettatore venga convertito in un postulante di qualcosa che non esiste più. Sanremo è il Festival dello sguardo all’indietro (anni 70?), dove «il figlio del ciabattino di Monghidoro» si trasforma in presentatore, è il Festival delle vecchie zie dove tutti ci troviamo un po’ più stupidi proprio nel momento in cui crediamo di avere uno sguardo più furbo e intelligente di Sanremo (più spiritosi di Luca e Paolo quando cantano il de profundis della satira di sinistra), è il Festival della consolazione dove Celentano concelebra la resistenza al nuovo. Per restituire un futuro all’Italia possiamo ancora dare spazio a un campionario di polemiche, incidenti, freak show, casi umani, amenità, pessime canzoni e varia umanità con l’alibi che sono cose che fanno discutere e parlare? Penso proprio di no. P.S. Mentre scrivevo questo pezzo mi sono arrivati gli insulti in diretta da Sanremo. Ma non ho altro da aggiungere”.
Intanto tra gli ospiti della seconda serata del Festival ci saranno I soliti idioti, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio. Nel 2011 è uscito il loro primo film I soliti idioti – Il Film prodotto da Taodue e distribuito da Medusa, grande successo al botteghino con un incasso superiore ai 12 milioni di euro. Nel 2012 la coppia Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, dopo la presenza alla 62° edizione del Festival di Sanremo, sarà inoltre in promozione con il cd D41 C477O (completamente autoprodotto), la quarta serie per Mtv che ripartirà ad aprile, un libro edito da Einaudi ed il prossimo autunno con il secondo, attesissimo, film. Inoltre salirà sul palco dell’Ariston anche il dj Martin Solveig. Il suo disco “Hello” ha già venduto più di due milioni di copie e guadagnato un riconoscimento globale, raggiungendo lo status Platinum in America, Italia, Germania e Austria, come anche due volte Platinum in Canada e Australia. Nella seconda metà del 2011 Solveig ha raggiunto quello che sicuramente ogni produttore pop sogna, immergendo se stesso nella produzione del 12° album di Madonna, intitolato M.D.N.A. Infatti il singolo principale dell’album “Give Me All Your Luvin’”, un capolavoro di Solveig, è solo uno dei 6 pezzi che sicuramente consoliderà il francese in una forza solida di produzione in un’industria che pare intenzionata ad esplodere. (fonte Ufficio Stampa Rai)