Sanremo 2015: le canzoni in anteprima

Creato il 02 febbraio 2015 da Signorponza @signorponza

Manca davvero pochissimo a quello che viene considerato da molti come l’appuntamento più inflazionato dopo il caschetto sfilato di Paola Barale: il Festival di Sanremo.

Grazie alla mia popolarità crescente, sono stata invitata a un meeting supersegreto massonico in cui mi è stato concesso il privilegio di ascoltare in anteprima alcuni brani del Festival Di Sanremo, in onda dal 10 al 14 febbraio.

Essendo una dei circa centocinquanta esemplari a cui è toccato l’onore di poter ascoltare le canzoni, mi sembra corretto inondarvi del mio sapere. Vado subito a spoilerare raccontare la mia esperienza.

Se dovessi riassumere con una sola parola le canzoni di questa edizione direi originalità e sonorità innovative. Ma proprio tantissimo.

Marco Masini – “Che giorno è”: la canzone parla di sentimenti d’amore, il ritornello parte bene ed è tutto un continuo giro di sol e di fa (o quel che è). Io ad un certo punto pensavo stesse facendo un duetto con la Amoroso, ma alla fine ho capito si trattava proprio della sua voce. Maschia.

Irene Grandi – “Un vento senza nome”: Irene dimostra una grande eleganza, il pezzo è abbastanza raffinato, ma anche lei parla di amore. Amore, amore, amore; inoltre, pare sia particolarmente affezionata alla parola “vento”. Io continuo imperterrita la mia crociata contro la banalità delle figure retoriche utilizzate, ma vabbè.

Il Volo – “Grande amore”: direttamente da un concorso di stereotipi, vincono a mani basse per la sovrabbondanza nell’uso della parola AMORE. Quando la ascolterete anche voi capirete che non mi stavo sbagliando. Comunque onore a loro per la difficoltà tecnica del brano (Luca Dondoni, mi leggi? Levati che ti faccio le scarpe).

Gianluca Grignani – “Sogni infranti”: scusate, ma io qui non mi esprimo. Se anche cantasse un pezzo come “Perdere l’amore” io gli darei una sufficienza stiracchiata, ma mi rendo conto sia un mio limite: non mi piace il suo stile, il suo timbro, la sua tecnica del perenne sbronzo e soprattutto non mi piace la sua continua lotta alla ricerca di un taglio di capelli degno di questo nome. Tanto basta per rendermelo antipatico. E comunque, non si capiscono le parole. Canzone nel suo stile, graffiante ma boh, per me è no. Chiedo venia a tutta la sua famiglia, che probabilmente ora starà cercando di scoprire dove abiti per corcarmi di mazzate.

Lorenzo Fragola – “Siamo uguali”: ed ecco che finalmente arriva una sonorità leggermente differente, un po’ più di ritmo, un po’ più di brio. Peccato che ci siano due problemi di fondo:

  • UNO. alla fin fine il brano rimane comunque incastrato nelle tipiche linee guida sanremesi, la sensazione è un “vorrei ma non posso”.
  • DUE. Fragola in italiano è come Renzi con l’inglese.

Tutto sommato però il brano è un “massi dai, alla fine ci sta”.

Chiara – “Straordinario”: ed ecco che finalmente arriva la voce di Chiara a toglierci qualsiasi dubbio. A questo punto non ascolto il testo, ma mi concentro sul suo timbro, a parer mio straordinario. Chiara con questa canzone è da otto, brava bene. Ah, rullo di tamburi, mi è rimasto anche in testa il ritornello, ottimo segno.

Anna Tatangelo – “Libera”: dopo Chiara, temevo non si potesse salire più di così di livello. Einvece. Arriva la nostra tamarra freschissima cantante delle nostre serate da sfrante. Anna propone una canzone talmente stucchevole da avere la bocca impastata di zucchero alla fine del l’ascolto, vi consiglio quindi di tenervi a portata di mano una tanica di acqua. Anna è comunque meravigliosa, ripeto, sfrantissima, e sarebbe stupendo cantare a squarciagola questa canzone insieme davanti ad una scatola di cioccolatini. Anna, quando vuoi sei la benvenuta, noi ti amiamo.

Queste sono le canzoni che mi è stato dato l’onore di ascoltare. Per tutte le altre consiglio saggiamente di affidarsi agli allibratori che danno come favorito, a giorni alterni, questo o quell’altro.

Da questa esperienza meravigliosa ho capito due cose: la prima, che Sanremo è sempre Sanremo (stereotipi, mi leggete?); comunque la pensiate, rimane sempre una manifestazione di un certo spessore e prestigio.

La seconda è che ascoltare le canzoni davanti a giornalisti e produttori è sempre imbarazzante, soprattutto quando ti ritrovi a cantare con lo sguardo perso nel vuoto e senza alcun tipo di intensità nello sguardo, finendo per assomigliare a Maria de Filippi quando canta le canzoni durante le esibizioni nel serale di Amici.

Baci & rime sull’amore,
Wannabefre


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