Gli inquirenti, fino a poco tempo fa, erano orientati a non aprire il sepolcro: ritenevano l’atto non piu’ necessario dopo essersi limitati a verificare, tramite sopralluogo, quanto un anonimo suggeri’ nel settembre del 2005, con una telefonata alla redazione di ‘Chi l’ha visto?’. E cioe’ che effettivamente c’era la scritta Enrico De Pedis su una imponente struttura in marmo all’interno di una stanzetta umida che si trova nella cripta.
Il cambio di orientamento e’ legato a una diversa strategia imposta dal procuratore capo, Giuseppe Pignatone che, a poco piu’ di un mese dal suo insediamento a piazzale Clodio, ha assunto il coordinamento delle indagini pur lasciando la delega all’aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto.
Nessuna conferma ufficiale sul fatto che tra procura e Vaticano ci siano gia’ stati alcuni contatti. Un dato certo, pero’, e’ che sulla traslazione nessuna delle parti interessate (‘in primis’ il Vaticano e la famiglia di De Pedis) si e’ detta contraria. Cosi’ come nessuno tra gli investigatori si illude di trovare nella tomba di ‘Renatino’, ucciso in un agguato il 2 febbraio del 1990, qualcosa che sia riconducibile alla Orlandi, sparita 7 anni prima.