Sant’Onofrio, la processione annullata per rischio infiltrazioni di boss della ‘ndrangheta

Creato il 21 aprile 2014 da Giornalesiracusa

A Sant’Onofrio, un paese in provincia di Vibo Valentia, la tipica processione pasquale in cui vengono portati a spalla, per la piazza, Gesù risorto, San Giovanni e la Madonna era stata commissariata per ‘ndrangheta.

Oggi, il Vescovo di Mileto, Nicotera e Tropea, monsignor Luigi Renzo, ha annunciato una notizia con un comunicato polemico e anche l’intero paese ha reagito con sentite proteste: si tratta della decisione di far portare le statue dalla protezione civile, per evitare il rischio che la processione si trasformi in una vera e propria ‘passerella’ per i boss.

La processione dell’Affruntata – che in dialetto significa l’incontro – è stata addirittura annullata perché i paesani non hanno accolto di buon grado la decisione che le statue sarebbero state portate dai volontari della protezione civile.

A diffondere la notizia è stato il Vescovo, profondamente risentito per essere stato scavalcato in questa importante decisione che, a suo parere, sarebbe dovuta spettare a lui.

Inoltre, egli ha dichiarato che l’intera comunità cittadina si è ribellata all’imposizione giunta da parte delle autorità civili e, da qui, la decisione di annullare completamente la processione. Anche perché, sempre a dire del Vescovo, da anni si stava già tentando di tenere fuori la criminalità organizzata da questi riti religiosi; tanto che ultimamente è una estrazione a sorte a decidere i nomi di coloro che porteranno le statue.

Questa non è la prima volta che a Sant’Onofrio si verifica una situazione del genere: già quattro anni fa, nel 2010, la processione venne sospesa e poi rinviata di una settimana proprio per cercare di escludere quei ‘protagonisti discussi’. Già allora, quella decisione aveva provocato l’ira delle ‘ndrine locali che, come reazione violenta, presero clamorosamente a pistolettate la casa del priore della confraternita responsabile della scelta dei portatori.

In quell’occasione, poi, la processione si tenne qualche giorno dopo in un clima di tensione.

Il punto è che bisognerebbe essere in grado di vigilare con attenzione per evitare che le manifestazioni tradizionali religiose, sia in occasione della Pasqua che in quelle dei Santi patroni, diventino solamente iniziative folkloristiche gestite completamente dalle mafie che vi si infiltrano per poter lanciare il loro segnale di potere incontrastato.

In effetti, fin dalle origini, la mafia ha attinto alla simbologia cattolica e si è appropriata di simboli e ritualità legate alla religione per rinsaldare i legami tra i suoi associati e per attribuire dignità alle proprie azioni, creando una sorta di ‘religione capovolta’ a propria misura, cercando compiacenza e complicità fra i ministri del culto. Alcuni religiosi mostrano un atteggiamento di condiscendenza per le ragioni del popolo di Cosa Nostra.

Boss devoti e prelati conniventi o collusi spesso vanno a braccetto grazie a una complicità connaturata che porta vantaggi reciproci. Il sistema di potere mafioso tenta di ricavare il massimo profitto in termini di strumentale legittimazione. Per le mafie, la religione è uno strumento per il dominio che cercano di esercitare sui territori.

Un esempio lampante sono le feste religiose che, specialmente in Sicilia e in Calabria, i mafiosi tentano di trasformare in momenti di ossequio per il capo, come riconoscimento del suo potere.

Le forme di religiosità mafiosa rendono problematica l’idea stessa del cristianesimo e fanno sorgere un inquietante dubbio teorico e pratico: è possibile che il cristianesimo si mostri adatto ad assecondare una mentalità schizofrenica per la quale non è assurdo che alcuni atteggiamenti possano perfettamente convivere, come estorcere denaro e nello stesso tempo fare beneficenza, uccidere a sangue freddo e senza pietà ma mai di venerdì, o eseguire ogni genere di imprese criminali e subito dopo ringraziare Dio della loro riuscita?

Come forme di prevenzione e repressione di questo fenomeno di infiltrazione della realtà mafiosa nelle nervature della religiosità tradizionale, sarebbe importante sondare il terreno, scavare nel profondo per riuscire a interpretare nel miglior modo possibile gli scenari complessi che non possono essere liquidati e incasellati dentro schemi monolitici: non esiste una sola mafia e non esiste una sola Chiesa.


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