Santa Chiara...una vita al servizio degli altri

Creato il 26 maggio 2012 da Lory663

Chiara lava i piedi a una novizi

...Ed egli, nei primi tempi, soleva spesso visitare la sorella diletta, per incoraggiarla e per compiacersi con lei della santità della sua vita. Dal 1214, per suo consiglio, Chiara assunse il governo del convento col titolo di badessa, ma la nuova responsabilità, lungi dall'allontanarla dai lavori più umili, fece sì che essa imponesse a se stessa una vita ancora più tribolata di quanto avesse condotta sino allora. Il suo fisico delicato, abituato a ben altra vita, ebbe però a risentirne, e, non ancora trentenne, Chiara cominciò ad essere afflitta da mali penosi.
Col passare degli anni, essendosi propagata la predicazione francescana anche in Oriente, crebbero per Francesco gli impegni, e Chiara, con grande dolore, lo vide a poco a poco diradare le sue visite. Nè questa fu la sua sola pena: le morì, infatti anche il padre, da lei molto amato, e, nel 1219, anche la sorella Agnese l'abbandonò per recarsi a Monticelli Fiorentino, dove Chiara aveva disposto che fosse fondato il secondo convento del II Ordine Francescano.
L'entrata in convento della madre che, rimasta vedova e altamente ammirando l'operato della figlia, volle prendere il velo, fu per Chiara un grande conforto. La bolla papale che confermava l'ordine francescano, emanata nel 1223 da Onorio III, fu accolta da Chiara con grande gioia: il momento della conferma del II Ordine Francescano ancora non era giunto, ma nel frattempo Chiara si rallegrava di tutto ciò che dimostrasse  la santità dell'operato di Francesco. E con quale gioia ella accolse il Poverello quando, nel 1225, al ritorno dalla Verna (Casentino) dove nella solitudine dei monti aveva ricevuto dal Signore l'estrema testimonianza delle Stigmate, egli volle riposarsi per qualche tempo in San Damiano! Furono quelli per Chiara i giorni più felici: ed anche per Francesco, che , nell'orticello della Chiesa, pieno il cuore di santa esultanza, compose un giorno quel "Cantico delle Creature" che gli avrebbe meritato il titolo di primo poeta italiano.
Ma furono forse  gli ultimi giorni felici: nel 1226 alla Porziuncola, Francesco morì, lasciando alla dilettissima sorella un carico di gravose responsabilità da sopportare senza più l'appoggio del suo consiglio. Memore delle sue promesse, Chiara, non si lasciò abbattere dalla solitudine,e negli anni che seguirono, sempre più si prodigò affinchè nuovi conventi di Clarisse venissero fondati e perchè il Pontefice  riconoscesse ufficialmente il loro ordine. Onorio II dimostrò più volte  la sua benevolenza, visitandola nel 1225 e ritornando per qualche tempo ad Assisi nel 1226; ma spettò a Innocenzo IV il compito di stipulare formalmente la bolla che confermava le regole dell'Ordine. Fu egli stesso a consegnarla a Chiara, il 10 agosto 1253, nella piccola cella di San Damiano, dove la dolce suora, ormai sessantenne, giaceva stroncata dal male. Il giorno dopo, fra il pianto di una moltitudine in cui si mescolavano signori e popolani, Chiara chiuse gli occhi per sempre: la sua missione terrena era compiuta, ed ora essa andava a raggiungere, nel gaudio eterno, il diletto fratello Francesco.
Le sue spoglie furno tumulate nella Chiesetta di San Giorgio, là dove sino a pochi anni innanzi aveva riposato la salma di Francesco. Due anni più tardi, nel 1255, la Chiesa la proclamava Santa, e i suoi concittadini, con un ultimo atto d'omaggio, erigevano per lei una chiesa, quella di Santa Chiara, vicino alla Basilica di San Francesco: perchè i fedeli sapessero onorare insieme coloro che concordemente e prestandosi vicendevolmente appoggio avevano santamente operato.
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