Santa Rosalia, l'acchianata a Monte Pellegrino

Da Ilrepungente @Repungente

Settembre per Palermo è il mese dedicato alla patrona e protettrice dei palermitani, Santa Rosalia, perché giorno quattro ricorre l’anniversario della sua morte e i resti del suo corpo furono ritrovati sul Monte Pellegrino, un luogo sacro ai cittadini e che domina tutta la città, definito da Goethe come “Il promontorio più bello del mondo”.

Santa Rosalia è la patrona ufficiale di Palermo sin dal 1624 (sostituendo Santa Cristina, Santa Oliva, Santa Ninfa e Sant’Agata), l’anno in cui una certa Rosalia Sinibaldi, di famiglia nobile, ha salvato i palermitani dalla peste, occupando Monte Pellegrino sin da piccola per ritirarsi da eremita fino al giorno della sua morte.

Infatti, secondo la tradizione cattolica, mentre a Palermo imperversava la peste nera, la Santa apparve a un povero saponaro che si voleva buttare giù dal monte per disperazione, avendo perso prematuramente la giovane moglie.

La Santa condusse il saponaro nella grotta in cui tempo prima erano state ritrovate da un cacciatore le sue ossa invitandolo più volte a pentirsi e convertirsi e a riportare al cardinale Doria, arcivescovo di Palermo che le ossa rinvenute erano proprio le sue e di portarle in processione per la città perché nel momento preciso del canto del “Te Deum laudamus” la peste si sarebbe fermata.

Per fornire una prova diretta di quanto detto, la Santa disse al povero saponaro che dopo aver riferito tutto ciò al cardinale egli si sarebbe ammalato di peste e sarebbe morto; infatti, avvenne proprio quanto detto dalla Santa e il saponaro si ammalò di peste e morì poco dopo.

La venerazione della Santa è molto sentita da tutti i palermitani e il 14 e il 15 di luglio si festeggia e si onora con il tradizionale “Festino” (u fistinu in palermitano) che prevede la processione della “Vara” (un carro trionfale a forma di vascello introdotto nel 1686) con la Santa dentro in giro per la città, e si conclude con festeggiamenti per le strade e giochi pirotecnici.

Il 4 di settembre, invece, i devoti della Santuzza si preparano per la tradizionale ”acchianata” (la salita) sul Monte Pellegrino a onorare la patrona lungo il vecchio sentiero lastricato che conduce al santuario che dista circa cinque chilometri, un rito che si è esteso a tutto il mese di settembre e in particolare di domenica.

Ho intrapreso questa famosa “acchianata” la penultima domenica di settembre, un po’ per curiosità, un po’ per rivisitare dei luoghi che ho visto da bambino con un altro occhio e un altro animo e sono giunto ai piedi del Monte attorno alle 9 del mattino in una giornata molto umida e soleggiata con centinaia di palermitani e qualche straniero pronto per la salita lunga e impegnativa.

Ognuno fa l’acchianata a modo suo, chi in bicicletta, chi comodamente in auto o in moto, chi a piedi scalzi recitando il rosario e mantenendo qualche promessa fatta, chi con tutta la famiglia e bambini a seguito, con molti ragazzini e diversi anziani che lentamente affrontavano curva dopo curva il lungo percorso con la sola voglia di arrivare in tempo per venerare la Santuzza e assistere alla Santa Messa, portando con sé la classica preghiera: “Santa Rosalia pensaci tu”.

A ogni curva del sentiero mi sono soffermato un attimo per osservare dall’alto una Palermo bella e silenziosa, con i suoi alti palazzi, i monumenti, il porto che sembra fare da padrone alla città e una pace e una tranquillità che dureranno ancora per poco.

La prima parte del percorso è la più difficile perché la pendenza è molta e il primo scoglio da superare è quello che ti fa capire se hai ancora la forza e la volontà di continuare o di tornare indietro, ma è proprio la cappella che s’incontra nel percorso, con la statuetta della Santa a darti la forza per proseguire.

Lungo la strada si può ammirare la classica macchia mediterranea, fatta di pale di ficodindia, pini, agavi, alberi di ulivo e carrubi e s’incontrano molti fedeli che tornano dal monte e incoraggiano chi ancora deve arrivare.

Giunti finalmente al traguardo, dopo circa un’ora di piacevole e faticoso percorso, l’emozione è tanta e ti fa dimenticare tutte le fatiche della salita; ad accoglierci il Santuario, una chiesa che sembra incastonata nella roccia con il campanile e l’orologio che ci ricorda che sta per cominciare la messa.

Un giro rapido per porgere un saluto all’interno della bellissima grotta alla Santa racchiusa dentro una teca in vetro realizzata nel Seicento da Gregorio Tedeschi, rivestita con una lamina dorata e circondata da ex-voto e via di corsa ad assistere alla messa.

Terminata la messa, la tradizione vuole che si debba mangiare il famoso panino con le panelle (anche se, a mio avviso, il panellaro del posto potrebbe impegnarsi un po' di più per fare delle panelle presentabili e dei panini più freschi...).

La strada del ritorno è molto meno faticosa e si procede a passo spedito, ricordando con molto piacere la bellissima esperienza che consiglio a tutti quelli che vengono in visita a Palermo di affrontare, ma anche a tutti quei palermitani che ancora non l’hanno fatto.

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