Santa Rosalia è la patrona ufficiale di Palermo sin dal 1624 (sostituendo Santa Cristina, Santa Oliva, Santa Ninfa e Sant’Agata), l’anno in cui una certa Rosalia Sinibaldi, di famiglia nobile, ha salvato i palermitani dalla peste, occupando Monte Pellegrino sin da piccola per ritirarsi da eremita fino al giorno della sua morte.
La Santa condusse il saponaro nella grotta in cui tempo prima erano state ritrovate da un cacciatore le sue ossa invitandolo più volte a pentirsi e convertirsi e a riportare al cardinale Doria, arcivescovo di Palermo che le ossa rinvenute erano proprio le sue e di portarle in processione per la città perché nel momento preciso del canto del “Te Deum laudamus” la peste si sarebbe fermata.
La venerazione della Santa è molto sentita da tutti i palermitani e il 14 e il 15 di luglio si festeggia e si onora con il tradizionale “Festino” (u fistinu in palermitano) che prevede la processione della “Vara” (un carro trionfale a forma di vascello introdotto nel 1686) con la Santa dentro in giro per la città, e si conclude con festeggiamenti per le strade e giochi pirotecnici.
Ho intrapreso questa famosa “acchianata” la penultima domenica di settembre, un po’ per curiosità, un po’ per rivisitare dei luoghi che ho visto da bambino con un altro occhio e un altro animo e sono giunto ai piedi del Monte attorno alle 9 del mattino in una giornata molto umida e soleggiata con centinaia di palermitani e qualche straniero pronto per la salita lunga e impegnativa.
A ogni curva del sentiero mi sono soffermato un attimo per osservare dall’alto una Palermo bella e silenziosa, con i suoi alti palazzi, i monumenti, il porto che sembra fare da padrone alla città e una pace e una tranquillità che dureranno ancora per poco.
Lungo la strada si può ammirare la classica macchia mediterranea, fatta di pale di ficodindia, pini, agavi, alberi di ulivo e carrubi e s’incontrano molti fedeli che tornano dal monte e incoraggiano chi ancora deve arrivare.
Un giro rapido per porgere un saluto all’interno della bellissima grotta alla Santa racchiusa dentro una teca in vetro realizzata nel Seicento da Gregorio Tedeschi, rivestita con una lamina dorata e circondata da ex-voto e via di corsa ad assistere alla messa.
La strada del ritorno è molto meno faticosa e si procede a passo spedito, ricordando con molto piacere la bellissima esperienza che consiglio a tutti quelli che vengono in visita a Palermo di affrontare, ma anche a tutti quei palermitani che ancora non l’hanno fatto.
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