Sfondo nero. Uno scheletro in abiti religiosi con un velo sul capo e una falce in mano. Alla sua sinistra, una bottiglia di liquore quasi vuota e il titolo in giallo fosforescente che recita “Santa Muerte“, e sotto, in bianco, “patrona dell’umanità”. Sopra, in piccolo, l’autore: Fabrizio Lorusso.
A tenere in mano il volume dalla singolare copertina, la legittima proprietaria. Non una suora, non una ragazza nella sua fase dark, non una fan del death metal metropolitano, ma una giovane donna probabilmente diretta al lavoro. Vestito blu attillato, scarpe alte beige coordinate con una borsa dello stesso colore, capelli lisci, poco trucco, abbronzatura dorata. Unica nota sbarazzina: le cuffiette viola che legano le orecchie a un mini i-pod appena visibile.
Si guarda attorno quando qualcuno sale nel vagone, ma per il resto la concentrazione sul libro è massima. Di tanto in tanto alza le sopracciglia in una muta esclamazione di stupore. Quando scende alla sua fermata, non mette via il volume: qualsiasi lettore sa, infatti, che le scale mobili di ogni stazione metro offrono secondi preziosi per finire le pagine lasciate a metà.