Santissima ipocrisia

Creato il 11 aprile 2012 da Albertocapece

Ricordo che da bambino l’attesa della prima comunione fu angosciosa. La fede nel miracolo della transustanziazione era  blanda, semmai sconfinava nella meraviglia del magico, ma mi tormentava quella sorta di rapacità con cui i fedeli facevano scomparire il cerchietto anemico dentro la bocca inghiottendolo con la velocità del camaleonte. Così per evitare brutte figure o sacrileghi masticamenti, feci le prove ritagliando dobloni da quella sfoglia che una volta si trovava sotto i torroni e che era ostia  a tutti gli effetti.

Non mi riusciva però, si attaccava dannatamente al palato facendomi prevedere dannazioni eterne  o brutte figure o addirittura la perdita dell’orologio che ritualmente veniva donato ai comunicati. Soprattutto mi chiedevo perché mai non si usasse il pane invece di quella pallida imitazione dal sapore  un po’ sgradevole, anche se vagamente già sospettavo che si trattasse di un trucco ieratico per sottrarre la comunione alla quotidianità e alla vita, forse proprio a quella carne e a quel sangue in cui si diceva si trasformasse. E in effetti non dovevo sbagliare di molto se oggi arriva la notizia che un sacerdote di Porto Garibaldi, ha negato la comunione a un disabile mentale perché probabilmente non sa distinguere l’ostia dal pane.

Non sono eccessivamente contrario alla richiesta di consapevolezza, anche se mi chiedo quanti dei fedeli siano consci di ciò che stanno facendo o semplicemente non si sottomettano a una ritualità che ha un valore solo in se stessa. E tuttavia mi chiedo se il sacerdote, peraltro appoggiato dal vicario della diocesi, si renda conto che il suo rifiuto manda all’aria molte delle dottrine e delle prassi vaticane, antiche e nuove, che fanno della consapevolezza un fatto di volta in volta inutile, accessorio o pericoloso. E’ ben noto che la Chiesa è contrarissima all’idea che il battesimo avvenga ad un’età in cui questo sacramento acquisisce il significato di una scelta, piuttosto che quello di un bagnetto in acqua fredda. E’ ben noto che la chiesa proibisce l’aborto anche nei casi di gravi malformazioni cerebrali. E’ ben noto che la chiesa considera gli embrioni dove ancora i neuroni non si sono formati alla stessa stregua delle persone. Questo non fa parte della filosofia ufficiale della Chiesa, cioè della dottrina tomistica secondo la quale prima si forma l’anima vegetativa, poi l’anima sensitiva e infine l’ anima razionale che è quella eterna. San Tommaso dice anzi in maniera esplicita nella  Summa Theologiae che gli embrioni non parteciperanno alla resurrezione della carne proprio perché non hanno sviluppato l’anima razionale.

E’ evidente che siamo di fronte a un paradosso: nel tentativo di respingere la scienza moderna, l’evoluzione, l’identità mente-cervello, la chiesa si è lasciata andare ad una sorta di biologismo ignaro di biologia, in cui la vita in sé, come fenomeno biochimico, è portatore di anima.  Naturalmente non se ne traggono le conseguenze finali, che ci impedirebbero di uccidere qualsiasi forma di vita compresa quella vegetale anche per pura necessità, né si sconfessa la precedente visione, ma si naviga a vista su temi e dottrine confezionate più per la loro capacità di attrarre attenzione e intercettare settarismi e intolleranze che per la loro  solidità e sostanza. Insomma un fondamentalismo astuto e strumentale che fa da contraltare ai mille compromessi, i molti opportunismi e ipocrisie della Chiesa.

Ma poi ecco che un prete, senza rendersene nemmeno conto, fa balenare l’elusività e l’ambiguità di tutto questo apparato e respinge il disabile mentale. Il fatto poi che ciò venga alla luce per il tramite di un’odiosa esclusione, aggiunge un che di stonato riguardo alla qualità umana da cui nascono episodi del genere. Ma a questo siamo abituati: dalla copertura fornita alla pedofilia, a un pensiero sociale pervicacemente disatteso, dalla grottesca sessuofobia dell’esclusione, ai salvacondotti per le anime dei potenti, la via crucis di chi pretende il primato morale è lunga. E di certo non si salva l’anima nemmeno con l’ipocrisia dottrinale. Nemmeno l’anima vegetativa.


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