E adesso facciamo il proclamo dei beati.
Beato Zlatan, che faceva il muratore e quando tornava a casa in metro gli puzzavano le ascelle, infatti nessuno gli si sedeva accanto. Poi è cascato dall'impalcatura, e adesso in metro quel posto è vuoto e a nessuno puzzano più le ascelle. Beato Zlatan!
Beata Aicha, che è scappata dall'Africa su un barcone, c'era la guerra e voleva venire in Italia, aveva attraversato tutto il deserto, veniva a rubare il lavoro a una ragazza italiana. Poi quel barcone è affondato, e Aicha non ha rubato il posto proprio a nessuna. Beata Aicha!
Martiri i ragazzini finiti nella manacce dei preti zozzi. Che quando l'hanno raccontato l'hanno fatti pure passà pe' matti. Martiri i ragazzini!
E santissimi i giovani di 'sto paese, che gli rubano il lavoro, la dignità e il futuro. Eppure ancora non gl'hanno piazzato manco una bomba. Santissimi, anzi: supersantissimi!
[a memoria, così come viene, di sicuro una trascrizione un po' infedele]
Mannarino che fa un concerto d'estate sì, dài, ma Mannarino che fa un concerto a civitasvetula, su, ci potevo mica credere: anvéce.
Che poi a un certo punto la contrabbassa si ferma, la trombetta s'ammùta, la conga s'acchèta, la fisarmonica si defisarmonicizza: parole. C'è solo parole e sudore e vino e capelli sudati, la bocca che s'impasta, la voce che s'imposta, un foglio e quella ròba là sopra, prima che attacchi Serenata Lacrimosa, e poi Maddalena, dove la caravaggitudine serpeggia mignotta.
Che poi alla fine, magari dico una ròba già sciorinata, m'è venuto di trovarci della copiosa caravaggitùdine, in Mannarino.
Panta rei, ma a loop.
Quel che si dicono corsi e ricorsi santissimi.
Anzi: supersantissimi.