Sarà che eravamo tutti all’inizio, ma se c’è una cosa che ho imparato dal tanto vituperato giornalismo ufficiale, oggi, è la prudenza nell’esternare con leggerezza a centinaia di lettori quello che penso, l’inutilità e anche l’idiozia di scoprirmi l’ombelico davanti a tutti. Per questo, ognuno preferiva fare soltanto il suo lavoro e in fondo era contento se quella volta riusciva a tenere soltanto per sé le proprie idee confuse dall’emotività legata all’ultima ora di turno. In quei giorni eri ben felice di sapere tutto sull’ennesimo corteo dei senza casa a Palermo, sull’inaugurazione dell’emporio pizzo free, sulla conferenza di ecoturismo a villa Igiea, sulla rassegna di cortometraggi all’Agricantus, sulla campagna dell’ospedale Civico per la prevenzione del tumore al seno, sui bilanci sociali dei centri di volontariato, sulla protesta degli agricoltori arrivati in città da Vittoria, e niente sulle ultime novità dell’attentato terroristico in Francia.
Perché quelle notizie testimoniavano la realtà nostra, la piccola realtà vicina e comunque più grande dei grandi fatti lontani; distrazione, ma anche confortante promemoria di un’altra vita ancora nostra. In corteo poteva anche capitare di conoscere uno straniero, un emigrato, un musulmano, inserito nella comunità dei disgraziati locali, tanto da protestarci insieme ed essere tenuto in gran conto, fare magari da portavoce e parlare con te a nome di tutti. Finito il giro, si tornava sempre in redazione e, per quanto fosse grave la tragedia lontana, il collega al desk si fermava sempre per l’intervista al telefono, per darti la misura del pezzo da scrivere in massimo mezzora, per ingabbiare le brevi di cronaca o scherzare col caposervizio di sport sulla sfiga della squadra provinciale di basket in trasferta a Lamezia.
La vita al giornale, insomma, ti dava sempre conto del violento e cinico, ma salubre, relativismo di qualunque catastrofe dolorosa potesse consumare tutti quelli che non facevano il nostro mestiere, l’uomo comune. Quello in balia dell’onda anomala nel mare opinionista dei social. Quello che in fondo non esiste ma fanno di tutto per chiamare in vita ogni volta.