"Non tutti i mali finiscono per nuocere", anche le esperienze negative servono nel corso della vita. Come direbbe il campione di MMA Jon Jones prima di mettere al tappetto il proprio avversario: " Sembrerà strano, ma io sento di aiutare le persone quando le colpisco in faccia. Colpisco fin quando la loro debolezza esce, li rendo migliori." E' da questa debolezza che poi scaturisce la voglia di esprimersi onestamente, senza più badare agli insulti degli altri ma addirittura aiutando altri ragazzi che ogni giorno vivono la stessa situazione, ad uscire fuori dalla "Scatola" attraverso il mezzo più potente e libero a sua disposizione, la musica. E il 25 luglio sarà al Giffoni Film Festival per portare la sua preziosissima testimonianza a migliaia di ragazzi.
Basta farsi un giro nel suo profilo Ask, per capire in minima parte che quello che racconta è vero.
In un Paese dove le minorenni vengono insultate da Gasparri per il loro aspetto fisico, non c'è molto da meravigliarsi ma ora parliamo un po' di lei, nome d'arte Sahra.
Nata a Roma, Sara Schlingensiepen (ammetto di aver usato il copia ed incolla per il cognome), con una bellissima famiglia alle spalle, sposa la musica fin da subito e inizia a farsi conoscere al grande pubblico grazie al programma di Rai 1 "Ti lascio una canzone", poi tra musical, eventi cittadini, il premio SIAE ed esibizioni in vari locali, arriva a The Voice dove però non riesce a superare le Blind sopraffatta dalle mille emozioni che quel palco le ha fatto provare. Ancora esibizioni come a "L'asino che vola" noto locale romano famoso per le esibizioni live e il Festival della musica Pop-olare organizzato dai Farias, dove vi partecipa come ospite. E poi il Giffoni al fianco del telefono azzurro, #NonStiamoZitti per combattere il bullismo e dare forza per uscire dall'isolamento che quest'ultimo provoca.
Ecco anche la sua intervista rilasciata al Corriere della Sera del 15 luglio 2015.
Questa è la storia di Sara, registrata all'anagrafe senza h, ma è anche la storia di Sahra, approdata alla sua nuova vita con la h. La prima è una ragazzina un po' impacciata, molto timida e sopraffatta dalla prepotenza dei suoi compagni di scuola. L'altra è una promessa della canzone italiana, piuttosto sicura di sé e decisa a coltivare i suoi sogni. Sara, quella impacciata e senza h, ha passato anni a farsi la stessa domanda: cosa ho che non va? Derisione e ansia erano sedute al banco accanto a lei, dalle scuole elementari fino alla seconda media: "Davvero vuoi fare la cantante? Non vedi come sei brutta, con tutti quei brufoli...". A volte erano spintoni: "Vattene, non ti vogliamo"; in qualche caso sono state botte: "Così impari a stare sempre fra i piedi". E poi le ricreazioni passate in disparte, mai l'ombra di un'amichetta del cuore, mai un pomeriggio a studiare con un compagno o una compagna di classe. Invisa perfino a qualche prof. Autostima sotto i piedi, un'infanzia scolastica disastrosa. Finché un bel giorno nella sua mente non è comparsa Sahra, quella con la h: "Lasciali stare, i bulli non meritano un briciolo della tua attenzione. Tu sei migliore di loro". Fu il giorno in cui questa ragazzina decise di lasciare la scuola me
dia dei suoi tormenti, si iscrisse da un'altra parte e stabilì che quella svolta meritava un nome d'arte per il suo futuro da cantante: non più Sara ma Sahra, come se quell'acca fosse anche un po' magica, capace di proteggerla dai bulli e di portarle fortuna. E adesso eccola qui, con la chitarra sempre a tracolla o le mani a governare i tasti di un pianoforte. "Ho studiato molto, ho scritto canzoni, ho vinto premi, ho partecipato a con
corsi, concerti, trasmissioni. So che quello che si vuole veramente prima o poi si ottiene e io voglio fare la cantautrice. Adesso le mie ex compagne di classe, le stesse che un tempo mi umiliavano, mi salutano con rispetto. Io le ignoro. È la mia rivincita". Adesso non c'è bullo che possa scalfire le sue certezze. "Gli arroganti stavano per averla vinta sulla mia volontà. I soprusi subiti a scuola mi hanno segnata, ma ora so che ne sono uscita e questa è la prima volta che ne parlo". La memoria torna all'episo
dio peggiore. "Ero sullo scuolabus, i compagni piu cattivi, mi presero di mira, arrivarono a tirarmi giù i pantaloni e darmi calci, ricordo che tornai a casa piangendo disperata". Un'altra volta "mi strinsero sul balcone e mi picchiarono, minacciarono di buttarmi giù".
Sua madre Paola e suo padre Stefano protestarono con la scuola con il Comune con gli altri genitori, poi capirono che cambiare aria e scuola sarebbe stata l'unica soluzione. "Sono rinata", dice Sara. "Niente più bulli. Ho finito le medie con ottimi risultati, adesso vado al liceo scientifico musicale, ho la media dell'otto e due amiche del cuore". La sua casa a Formello (Roma) è una specie di sala di incisione: "Con l'aiuto dei miei che sono bravi con il computer, incido, arrangio, canto" dice lei. "Ho canzoni e cd pronti perché non si sa mai. Se trovo un produttore devo essere preparata. Due anni fa ho scritto una canzone contro il bullismo e di recente ho pensato: la mando al Telefono Azzurro". La canzone è arrivata, piaciuta. Sara è diventata testimonial dell'associazione. Primo appuntamento: la nuova campagna antibullismo #NonStiamoZitti che sarà lanciata al festival cinematografico Giffoni Experience e che da settembre arriverà in tutte le scuole. Il 10 agosto Sara compirà 17 anni. Se deve immaginare il regalo più bello pensa a quel produttore, quello che non ha ancora incontrato. Lo vede arrivare dal mondo dei sogni, quasi lo può sentire mentre le dice: "Ti porto al Festival di Sanremo".
Dedico a Sara e a tutte le persone che le vogliono bene questa frase:
Chi vede la notte piú buia con me, vedrá anche l'alba piú chiara.