Non sono d'accordo sul fatto che ci siano corsi di scrittura che pretendono di insegnare a scrivere. Perché si presupporrebbe che la scrittura sia sempre e solo qualcosa di tecnico, di matematico, con regole definite. Certo, può esserlo, ma non ci chiamiamo tutti Georges Perec. Se scrivere un intero romanzo senza la lettera E è puro genio, lo è anche la sregolatezza di chi - come Flannery O' Connor - dice così: "Quando ho cominciato a scrivere quel racconto non sapevo che a un certo punto ci sarebbe stata una laureata con una gamba di legno. Mi sono semplicemente ritrovata una mattina a descrivere due donne che conoscevo un po’ e, prima che me ne rendessi conto, ecco che avevo attribuito a una di loro una figlia con una gamba di legno. Poi ci ho messo pure un venditore ambulante di Bibbie, ma non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto di lui. Non sapevo che avrebbe rubato quella gamba di legno se non dieci o dodici righe prima che lo facesse, ma quando ho scoperto che sarebbe successo proprio questo, ho capito che era inevitabile".
Nessuno può insegnare a qualcun altro a diventare uno scrittore. Magari anche un bravo scrittore. Si può invece insegnare a essere costanti, a perseverare, a esercitarsi. A mettersi in gioco, leggere i propri scritti davanti a una platea di estranei ed esporsi al loro giudizio. A guardarsi dentro fino a sprofondare e poi uscire dal proprio ombelico per trasformare il nostro mondo in una storia.
Ecco, è con questo spirito che stasera mi sono iscritta a un laboratorio di scrittura. Si chiama Officina Letteraria, e per dieci settimane (due ore a settimana) mi vedrà in un percorso su Io e gli altri, insieme a due guide - Emilia Marasco e Claudia Priano - e quindici compagni di avventura.
Prima lezione giovedì 2 febbraio. Vi terrò aggiornati su come procede :)