La partita infatti è praticamente sempre nelle mani dei padroni di casa, più freddi e attenti rispetto ai Cherry&White molto pasticcioni e fallosi, ma gli errori dalla piazzola dei Sarries non mutano un chiaro, visibile vantaggio sul campo in distacco nel tabellone. A fine del primo tempo le squadre sono infatti sul 6-3, con Gloucester incapace di imbastire efficaci minacce e Sarries incapaci di concretizzare.
Passata l'ora di gioco, le squadre sono sempre sotto break sul 9-3; i Sarries, tramontata l'idea di segnare finalmente la agognata meta dopo esserci andati vicini per un paio di volte, provavano i drop per trovare il break della tranquillità. Il primo veniva solo messo sotto pressione e finiva fuori, il secono era stoppato e innescava una ripartenza che pareva a campo aperto, ma si arrestava per mancanza del guizzo, dell'intuizione giusta (in parole povere: doveva aprire palla al largo prima); sembrava tutto arenato e la difesa dei Sarries s'era rischierata, quando Robinson indovinava lo spazio giusto e s'infilava con una galoppata solitaria in meta in mezzo ai pali: dopo la trasformazione era il beffardo 9-10 al 70'.
I Sarries non si disunivano mentre nemmeno Gloucester smetteva di pasticciare, e pochi minuti dopo concedevano a Andy Farrell, col porta sostegno-d'eccezione costituito da suo padre assistant coach, il penalty che non poteva più fallire che dava il nuovo vantaggio ai padroni di casa. Nel finale Gloucester partiva all'assalto e per un paio di volte arrivava nella red zone ma i Sarries riuscivano a rimanere cool e a respingerli senza commettere falli o, per meglio dire, senza andar oltre il metro arbitrale "largo con brio" inglese sui punti di contatto.
Rischio passato, i Saracens sono in finale per il secondo anno consecutivo ma franncamente dovranno escogitare qualcosa di profondamente nuovo se vorranno impegnare gli stessi avversari dell'anno scorso, i Tigers di Leicester.