La sedicesima puntata del Fatto della Settimana con Simone Ferrali.
La descrizione: "Il ddl anticorruzione che arriverà in aula il 28 maggio, pare l'ennesimo sarchiapone. I nostri politici, anziché ratificare la Convenzione di Strasburgo, che prevede i nuovi modi di corruzione, continuano a prenderci per il culo, con leggi inefficaci. Ed è un peccato, perché la corruzione ruba allo Stato circa 60 miliardi di Euro l'anno. Anziché "mettere le mani in tasca agli italiani", i nostri governi dovrebbero metterle in tasca ai ladri, che in Italia sono tanti e molto ricchi"
Ecco il video:
Ecco l'articolo:
La scorsa settimana, le comissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera si sono riunite in seduta comune, per iniziare l'iter di discussione del “cosiddetto” ddl anticorruzione.
Sin dall'inizio della riunione, il PdL ha praticato un ostruzionismo, che non si vedeva dai tempi del governo Pelloux (1899).
Nella giornata di Martedì, il partito di B. è riuscito a paralizzare l'attività delle Commissioni, tanto da far votare un solo emendamento in un'ora e mezzo di lavoro. Situazioni che rimarranno negli annali del Parlamento italiano, anche se, sinceramente, questo Parlamento ne ha fatte di ben peggiori (vedi la mozione “Ruby la nipote di Mubarak”).
Martedì è stato anche il giorno del pastrocchio governo-Udc-Fli: il primo ha dato parere favorevole ad un emendamento proposto dal PdL, che inibiva la proposta di legge dell'Idv, di ripristino del falso in bilancio, mentre l'ex Terzo Polo, tratto in inganno dalla posizione dell'esecutivo, l'ha votato: ormai l'esecutivo è la badante dell'Udc e di Fli...non fanno più niente senza prima consultarlo.
Possiamo parlare di pastrocchio, perché in realtà, il ministro Severino era tutt'altro che favorevole all'emendamento del PdL. Solo che al momento della votazione, la Severino era in visita all'Onu ed al suo posto, durante la seduta, era presente il sottosegretario Mazzamuto, che a sua volta sostituiva il dimissionario Zoppini.
Mazzamuto, dopo essersi accorto di aver combinato un casino, ha scaricato la colpa dell'errore sull'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia, che, a suo modo di vedere, gli ha predisposto un documento, nel quale non era chiara la posizione dell'esecutivo. Considerando chi presiede l'Ufficio legislativo del ministero c'è da credere al sottosegretario: infatti, sulla poltrona di presidente siede Augusta Iannini, la moglie di Bruno Vespa, messa lì dall'ex ministro della Giustizia ad personam, Angelino Alfano. La Iannini è molto stimata da B.: si narra che durante il Governo Berlusconi III, lady Vespa scavalcasse Alfano per parlare direttamente col Cavaliere.
Comunque, con tutte le attenuanti del caso (chiamata improvvisa in commissioni per le dimissioni di Zoppini, e documento dell'Ufficio legislativo non molto chiaro), Mazzamuto non ha fatto una grandissima figura.
Per colpa del pastrocchio governo-Udc-Fli, la possibilità di ripristinare un reato fondamentale, per contrastare l'accumulo di fondi neri e il riciclaggio di denaro, è andata a puttane. Almeno per il momento. Adesso c'è solo da sperare che il Parlamento (il solito che ha votato la mozione Ruby la nipote di Mubarak e che ha salvato Cosentino, Milanese, Romano e Tedesco) ripristini il reato di falso in bilancio. Speranze vane...
Ma per una legge buona che va, una cattiva ne arriva: infatti, nella giornata di Martedì 22, le commissioni hanno approvato il testo definitivo del ddl, togliendo da questo il reato di concussione per induzione, quello che durante Mani Pulite veniva chiamato reato di dazione ambientale. In cosa consiste questo reato? Praticamente se un imprenditore paga tangenti (o il pizzo) perché altrimenti non potrebbe lavorare (praticamente considera il pagamento delle tangenti o del pizzo una prassi), e non denuncia il sistema, per adesso è punibile per il reato di concussione per induzione. Se verrà approvato il ddl dalle due Camere, l'imprenditore dell'esempio non potrà più essere punito. Un calcio in faccia agli onesti, un premio ai disonesti ed alle mafie. Perde il coraggio, vince l'omertà.
Il ddl anticorruzione si è ammorbidito giorno dopo giorno, nonostante fosse già in partenza poco incisivo. C'è un politico però, che, seguito dalla sua banda di cortigiani, lo ritiene ancora troppo “anticorruzione”; detto così pare strano, ma d'altra parte il personaggio è strano, ed ovviamente è il Cavaliere. Mercoledì 16, il Caimano si è recato a Palazzo Chigi, con al proprio seguito Gianni Letta (che non c'entra nulla né con il governo, né con il PdL) ed Angelino Alfano, per ricevere rassicurazioni da Monti. B. ha messo in chiaro una cosa: il governo, se vuole il suo appoggio, non deve toccare tv e giustizia. In particolare il Nano di Arcore non vuole che si istituisca il reato di traffico d'influenza (tra poco vedremo in cosa consiste). Considerando l'atteggiamento dell'esecutivo nei suoi confronti, in questi sette mesi, B. può stare tranquillo...
Il ddl anticorruzione arriverà alla Camera per la discussione e l'approvazione il 28 maggio. Staremo a vedere come verrà approvato. Il rischio è che la legge, che già non è un granché, diventi l'ennesimo sarchiapone. Il sarchiapone anticorruzione. Anzi una legge anti-anticorruzione. Questo comporterebbe l'ennesimo errore dei nostri politici, perché una legge seria consentirebbe allo Stato di recuperare una parte dei 60 miliardi che la corruzione ogni anno gli sottrae.
Risolvere il problema sarebbe semplice: basterebbe ratificare la Convenzione di Strasburgo del 1999. Questa mossa garantirebbe all'Italia un sistema anticorruzione serio, ma soprattutto moderno, visto che le (poche) leggi approvate in questi anni, non prendono in considerazione le nuove forme di corruzione. Perché la corruzione è un po' come il doping, si evolve si trasforma; se non conosci la sua ultima evoluzione rimani fregato. La forma classica della corruzione, ossia il pagamento della tangente dal controllato al controllore, ormai è quasi caduta in disuso. Anche perché non si capisce bene la linea di demarcazione tra i due.
Adesso, il do ut des tra corruttori e corrotti si basa su nuovi metodi, molto più complessi. Questi sono previsti proprio dalla Convenzione di Strasburgo del 1999, ed in particolare sono tre: il traffico di influenze, la corruzione tra privati e l'autoriciclaggio.
In brevissimo, vediamo in cosa consistono questi di reati, non previsti dal nostro Ordinamento Giuridico:
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Traffico di influenze: è il reato che scatta se un dirigente pubblico raccomanda per un assunzione nella Pubblica Amministrazione un privato, oppure fa vincere gli appalti ad un imprenditore, in cambio di qualcosa (soldi, appartamenti, macchine, ecc ecc). Scajola che favoriva Anemone, per la vincita degli appalti pubblici, in cambio del regalo di 2/3 dell'appartamento con vista Colosseo, avrebbe commesso il reato di traffico di influenze, se questo fosse stato presente nel nostro Ordinamento.
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Corruzione tra privati: per esempio: il capo ufficio acquisti di un'azienda deve scegliere da chi rifornirsi. Se diventa culo e camicia con un fornitore, ossia prende da lui le forniture, anche se i prezzi sono più alti di quelli di mercato e la qualità è scarsa, in cambio di un qualcosa, compie il reato di corruzione tra privati. Questa fattispecie di reato è importantissima oggi, visto che le aziende che devono fornirci i servizi, che una volta erano statali, sono diventate società miste, partecipate o sono state privatizzate. Quelli che una volta erano dipendenti pubblici, sono diventati dipendenti privati e quindi, senza questo reato, possono fare quello che dicevamo finora, senza essere “toccati”. E noi ovviamente ci becchiamo i servizi più costosi e peggiori d'Europa.
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Autoriciclaggio: è il riciclaggio fai da te. Per esempio: il signor Rossi commette il reato di bancarotta fraudolenta, svuotando le casse della propria società. Viene accusato di bancarotta fraudolenta, ma dei soldi da lui presi non c'è traccia. Ad un certo punto si scopre che il signor Bianchi ha fatto sparire i soldi di Rossi (con l'avvallo di quest'ultimo ovviamente), ripulendoli con investimenti di vario tipo. Il signor Bianchi viene condannato per riciclaggio. Fin qui niente di strano. Se invece, l'operazione viene fatta direttamente dal signor Rossi stesso (ossia è il sig. Rossi che ripulisce i soldi con investimenti vari), non può essere condannato per riciclaggio, perché è autoriciclaggio.
Altro esempio: il signor A traffica organi e con i proventi compra una pompa di benzina. Praticamente ha usato soldi derivanti da operazioni illecite, per un'attività lecita. Ebbene, il signor A può essere accusato di traffici illeciti, ma non di riciclaggio, perché è autoriciclaggio. Ma vi sembra normale? Siamo la Repubblica delle Banane.
Inserendo questi tre reati nel nostro ordinamento giuridico, permetteremmo alla Magistratura di recuperare moltissimo soldi. Avremmo servizi forniti dalle società miste e a partecipazione statale a prezzi modici e di ottima qualità. Un po' come succede nel resto d'Europa. I dipendenti pubblici sarebbero coscienti del fatto che i corrotti finisco in galera.
La corruzione non sarebbe sconfitta, ma per lo meno sarebbe combattuta ed i risultati verrebbero sicuramente fuori. Poi per fare le cose fatte bene, i nostri politici dovrebbero abrogare la boiata della ex Cirielli e bloccare la prescrizione al momento del rinvio a giudizio. I corruttori ed i corrotti, se beccati, non avrebbero scampo.
Queste non sono misure da Stato di polizia tributaria, come qualcuno ci vuol far credere, ma da Stato di diritto, anzi da Stato normale.
Lavorando bene in questa direzione, i nostri governi potrebbero evitare le manovre lacrime e sangue. Anziché “mettere le mani in tasca agli italiani”, dovrebbero metterle in tasca ai ladri, visto che in Italia sono tanti e sono molto ricchi.
I governi che si sono succeduti negli ultimi vent'anni non hanno fatto niente per contrastare la corruzione, lasciandoci precipitare nel baratro. Basti pensare che nel 1992, il Centro Einaudi di Torino stimava il costo di questa intorno ai 10 miliardi di Euro (convertiti, ovviamente); adesso secondo i calcoli più ottimistici, il costo si aggira intorno ai 60 miliardi.
Eppure in Italia, la corruzione non è neanche un fenomeno nuovo: nel 1992 è scoppiata Tangetopoli. Negli anni seguenti, i politici anziché aumentare le pene per i corruttori ed i corrotti, varando una legge anticorruzione seria (come avrebbe fatto qualsiasi Stato), hanno fatto di tutto per salvarli, depenalizzando reati su reati e votando leggi salva-ladri.
Si sono impegnati per far continuare Tangentopoli, senza che si ripetesse una nuova Mani Pulite. Adesso rubare è facile e quando uno viene preso un corrotto o un corruttore, spesso si salva grazie alla prescrizione. Ai magistrati sono state tolte le armi per acchiappare i ladri, sono stati mandati in guerra con un coltellino svizzero. Nonostante questo, c'è chi ha il coraggio di affermare che i nostri giudici sono fannulloni ed incapaci, perché non acchiappano i ladri e quando li acchiappano, fanno cadere i reati in prescrizione.
In attesa della discussione e dell'approvazione in aula del ddl, speriamo nel miracolo, ma non aspettiamoci niente da questi politici. Auguriamoci che qualcosa cambi dalla prossima legislatura, anche se la vedo molto dura. Se le cose non cambieranno, rimarremo l'unico Paese che esporta cervelli ed importa ladri. Però con tanto di sarchiapone anticorruzione.
Di Simone Ferrali