A lanciare il grido d’allarme è la Cna regionale che – attraverso una recente indagine del suo ufficio studi – ha rilevato come la prolungata congiuntura negativa regionale negli ultimi anni abbia fatto aumentare vistosamente il numero di procedure concorsuali, passate dalle 77 del 2008 e le 107 del 2009, alle 251 del 2012. «Stando ai dati in nostro possesso – spiegano Bruno Marras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario della Cna regionale – alla fine dell’anno in corso le imprese in fallimento potrebbero ancora aumentare senza un adeguato supporto».
Secondo l’indagine dell’associazione artigiana, il 46% dei fallimenti ha riguardato imprese di medio piccola dimensione (tra 2 e 9 addetti) e per quasi un terzo imprese con un unico addetto. Se si considera che il 96% delle imprese sarde ha meno di 9 addetti, in rapporto al 2008 è decisamente salita la percentuale di fallimenti tra le imprese con più di 9 addetti, arrivata al 4%: quasi 8 imprese al mese ogni 10 mila imprese attive contro lo 0,6% tra le imprese più piccole.
La ricerca della Cna Sardegna evidenzia un situazione decisamente più grave per le imprese del settore edile. «È una cosa che non sorprende più di tanto considerando la situazione delle costruzioni in Sardegna, ancora nel pieno di una delle più importanti crisi della sua storia recente – spiegano Marras e Porcu -: è dal 2005 infatti che il settore ha iniziato a perdere investimenti». Nel 2011, secondo i vertici della Cna il calo è stato del -7% a valori reali e nel 2012 (-2,6%) si è raggiunto il minimo degli anni 2000, ma ulteriori flessioni sono attese anche per il 2013. «La percentuale di fallimenti tra le imprese edili nel periodo 2008-2013 è pari al doppio rispetto al resto delle imprese regionali (1,2% contro lo 0,6%) – sottolineano Marras e Porcu -: in pratica ogni mese falliscono 2,3 imprese di costruzioni ogni 10 mila imprese attive a partire dal 2008 (negli altri settori economici la frequenza risulta meno della metà).
«E’ una condizione che rischia di aggravarsi in autunno, visti i ritardi e la preoccupante lentezza con cui le pubbliche amministrazioni liquidano i crediti alle imprese e l’ingorgo che si creerà a fine anno con scadenze fiscali e contributive che si concentreranno a novembre e dicembre», dichiarano i vertici CNA. «Inoltre a seguito dello slittamento dell’IVA al primo ottobre anche gli acconti IRPEF e IRES di fine anno subiranno dei rincari. La creatività ha un limite: non si può scongiurare il pagamento di un’imposta anticipando il pagamento di un’altra imposta. Dover anticipare soldi in un momento di scarsa liquidità, con i rubinetti del credito sbarrati – concludono Bruno Marras e Francesco Porcu – rischia di avere come effetto l’estromissione dal mercato di centinaia di imprese sarde»