Sardegna: allarme tiroide

Creato il 22 maggio 2014 da Yellowflate @yellowflate

 In Sardegna sono circa 200.000 le persone colpite da una malattia della tiroide che rappresentano un problema rilevante anche a causa di una endemica carenza di iodio e dell’alta incidenza delle tiroiditi autoimmuni. Numerose quindi le iniziative, promosse da ospedali e associazioni dei pazienti, durante la settimana mondiale della tiroide, promossa dalle Associazioni Scientifiche Tiroidee ed Endocrinologiche nazionali (AIT, SIE, AME) ed europee (ETA), volte a fare informazione e prevenzione.

A concludere la settimana, un incontro di aggiornamento “Tiroide e Malattie Gastrointestinali” che si terrà sabato 24 maggio a Cagliari presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, su un aspetto nuovo e ancora poco conosciuto rappresentato delle patologie della tiroide messe in relazione all’apparato gastrointestinale.

“Recenti studi, spiega Stefano Mariotti, Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche M. Aresu dell’Università di Cagliari, hanno rilevato che le malattie della tiroide, specialmente le tireopatie autoimmuni sono frequentemente associate a malattie infiammatorie gastrointestinali, particolarmente la gastrite autoimmune (malattia tirogastrica) e la celiachia. Queste associazioni rendono necessaria una nuova lettura dei fenomeni e una più stretta collaborazione tra endocrinologi, gastroenterologi e chirurghi per la gestione clinica dei pazienti. Queste analisi hanno anche messo in evidenza come molti insuccessi nella terapia dell’ipotiroidismo sono proprio da attribuire al passaggio gastrico e al malassorbimento della levotiroxina, l’ormone sintetico della tiroide, che viene somministrato per integrare o sostituire il deficit ormonale. Quest’ultimo aspetto riveste particolare importanza alla luce della recente introduzione di nuove formulazioni di levotiroxina, preparazioni liquide o in capsule molli, che possono offrire utili alternative alla classica formulazione in compresse, spesso inadeguate in presenza di patologie gastro-intestinali che non consentono il corretto assorbimento dell’ormone sintetico”.

“Le tireopatie autoimmuni, prosegue Mariotti, fra le quali la forma più nota è la tiroidite di Hashimoto, costituiscono la causa più frequente di ipotiroidismo, e possono presentare alterazioni della tiroide con volume ridotto o aumentato, con o senza noduli associati. Le tiroiditi autoimmuni hanno una prevalenza stimata tra il 5 e il 20% nelle donne e 1-5% negli uomini e si manifestano a tutte le età, con maggiore frequenza oltre i 50 anni e sono provocate da un’abnorme risposta immunitaria.  Altre condizioni che determinano ipotiroidismo sono interventi chirurgici, con asportazione parziale o totale della tiroide, e il trattamento con radioiodio dell’ipertiroidismo.

L’aumento della funzione tiroidea, ipertiroidismo, pur meno frequente può interessare circa il 2% della popolazione generale; le forme più frequenti sono il morbo di Basedow, tipico per i suoi effetti sugli occhi che appaiono abnormemente sporgenti, e patologie non autoimmuni con la presenza di gozzo multi-nodulare.

Ma il benessere della tiroide è strettamente legato allo iodio, un minerale che contribuisce allo sviluppo e al funzionamento della ghiandola tiroidea, la cui integrazione, raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, consiste nell’impiego del sale iodato. Il nostro Paese è endemicamente a carenza iodica, e lo sono anche i territori che si affacciano al mare, come la Sardegna, perché, contrariamente a quanto si pensa, la quantità di iodio assorbita con l’aria è trascurabile e del tutto insufficiente a garantire un corretto apporto iodico. Gli effetti negativi della mancanza nutrizionale di iodio sono ancora più rilevanti in gravidanza a causa della maggiore necessità di questo elemento per la gestante e per il nascituro; si calcola infatti che l’apporto iodico giornaliero in gravidanza va incrementato di circa il 50%. Una carenza di iodio in corso di gravidanza può avere conseguenze negative importanti sullo sviluppo psico-neurologico del bambino. Tutto questo può essere prevenuto mediante profilassi iodica che si effettua con impiego abituale da parte di tutta la popolazione di sale da cucina fortificato con iodio. A causa della ancora insufficiente diffusione dell’uso del sale iodato, si calcola che circa il 12% dell’intera popolazione adulta italiana sia ancora affetta da gozzo, e che nella popolazione scolare la prevalenza sia 20% per le regioni meridionali e insulari. La precoce identificazione e il trattamento di queste patologie rappresenta ancora oggi un obiettivo importante. A questo scopo lo strumento diagnostico principale è rappresentato dalla ecografia tiroidea, il cui uso tuttavia non può né deve essere indiscriminato, in quanto potrebbe determinare dannosi ed inutili allarmismi.

Nel pianificare una gravidanza, conclude il Prof. Mariotti, non dovrebbe mai mancare il controllo della funzionalità tiroidea almeno nelle persone che presentano una familiarità tiroidea, il diabete, una malattia autoimmune, la celiachia, la psoriasi o in caso di obesità, condizioni in cui spesso si può riscontrare un problema tiroideo. In queste condizioni il desiderio di un figlio potrebbe essere ostacolato perché i problemi alla tiroide sono spesso causa di difficoltà nel concepire (infertilità e anovularietà), o possono essere associati ad alti tassi di abortività”.

“Per quanto riguarda le malattie gastrointestinali, afferma Paolo Usai, Responsabile dell’U.O. di Gastroenterologia dell’Università di Cagliari, l’utilizzo di pratiche diagnostiche non invasive ha consentito l’identificazione di malattie gastroenterologiche come la gastrite atrofica autoimmune e la celiachia,  che  spesso si associano a quelle tiroidee anch’esse su base autoimmune. La gastrite atrofica autoimmune, è una malattia infiammatoria cronica progressiva dello stomaco, la cui frequenza è al momento sconosciuta; la conseguenza più rilevante è la difficoltà nell’assorbimento della vitamina B12 il cui deficit si manifesta con anemia e sintomi neurologici noti collettivamente come anemia perniciosa. La diminuzione della secrezione acida dello stomaco, che è uno degli aspetti peculiari della gastrite atrofica autoimmune,  sembra svolgere un ruolo importante nel processo di assorbimento gastrointestinale dei farmaci quali ad esempio la levotiroxina. Un effetto negativo analogo a quello osservato nella gastrite atrofica determinato dalla diminuzione dell’acidità gastrica  può essere osservato anche in pazienti che assumono  farmaci così detti gastro protettori o comunque che modificano l’acidità gastrica come gli anti-acidi assunti per diversi disturbi digestivi come ad esempio la malattia da reflusso gastroesofageo. La malattia celiaca, è una malattia dell’intestino, caratterizzata da alterazioni della mucosa dell’intestino tenue indotte dall’assunzione del glutine con la dieta. Tra i vari  fattori di rischio è necessario ricordare la familiarità e la presenza di malattie auto immuni tra le quali, come detto, spicca per frequenza la tiroidite autoimmune di Hashimoto. Sempre su probabile base autoimmune è anche l’associazione tra tiroidite di Hashimoto e le  malattie infiammatorie coniche intestinali per eccellenza: la rettocolite ulcerosa ed il Morbo di Crohn, la cui diagnosi è sempre più frequente. Grazie alla collaborazione con l’Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato alla Sanità della Regione Sarda è stato possibile valutare che in Sardegna l’ incidenza del Morbo di Crohn è di 6 casi per 100000 abitanti mentre per la rettocolite ulcerosa è di circa 11 per 100000 abitanti. I sintomi delle due malattie sono diversi: per il morbo di Crohn la diarrea, il dolore e il gonfiore addominale, sono i sintomi iniziali più frequenti che essendo aspecifici talvolta vengono attribuiti a sintomi da colon irritabile o da intolleranze che spesso sono causa di ritardo diagnostico. La rettocolite ulcerosa invece si presenta quasi sempre con diarrea ematica (contenente sangue rosso vivo e muco commisti a feci), associata a urgenza evacuativa, sensazione di incompleta evacuazione e talvolta ad anemia. Entrambe le malattie possono avere periodi di riduzione dei sintomi alternati a fasi di riaccensione dell’infiammazione.

Oltre agli aspetti autoimmuni, conclude il Prof. Usai, altri fattori potrebbero creare importanti collegamenti tra malattie gastro-intestinali e le disfunzione endocrine, incluse quelle tiroidee. In questi ultimi anni si stanno conducendo molti studi innovativi incentrati sul ruolo che potrebbe svolgere il complesso di batteri e virus intestinali come fattore protettivo o favorente molte malattie sistemiche endocrino-metaboliche e degenerativo/neoplastiche. I risultati di questi studi potrebbero in un lasso di tempo relativamente breve aprire orizzonti fino ad ora impensati utili per comprendere le cause, prevenire e possibilmente curare questo tipo di malattie”.

Ufficio stampa
Maria D’Acquino


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