Sardegna e Catalogna: intervista al professor Joan Elies Adell, direttore dell’Espai LLull ad Alghero.

Creato il 22 settembre 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Giuseppe Antonio Taras. Il Mediterraneo è ricco di identità simili, perchè la sua storia è fatta di incontri e di apertura, di scambi e di alleanze.

E pur nell’originalità con cui ciascuna di queste identità racconta sè stessa, emerge sempre un gioco di reciproche influenze, un sostrato comune che unisce e mai divide.

E’ in quest’ottica che si può inquadrare il proficuo e costruttivo scambio culturale tra Alghero e la Catalogna, e, più in generale, tra Sardegna e Catalogna.

Per parlare di questo “ponte relazionale” che dura già da diversi secoli e per approfondire le peculiarità linguistiche e culturali in comune tra le due identità, abbiamo rivolto alcune domande al professor Joan Elies Adell, direttore dell’Espai Llull, sede di rappresentanza della Generalitat de Catalunya ad Alghero.

Ci parli del corso di lingua catalana attivato recentemente e delle altre attività che l’Espai Llull  porta avanti ad Alghero per la diffusione della lingua  e della cultura catalana.

L’Espai Llull, coerentemente allo spirito di collaborazione e dialogo esistente tra la Catalogna e la città di Alghero (e tutto il Nord Sardegna) promuove, dà impulso e coordina nel territorio la promozione e la diffusione della lingua e cultura catalana, e nell’ottica di un proficuo interscambio culturale divulga, presso i catalani, una maggiore conoscenza delle peculiarità identitarie, linguistiche e ambientali sarde.

La nostra azione è dunque molto articolata: l’Espai Llull oltre a dialogare, infatti, con le istituzioni locali (Comune, Provincia, Regione, Università) per salvaguardare e diffondere la lingua e cultura catalana, intesse, tiene vive relazioni di natura economica-commerciale,  tra Nord Sardegna e Catalogna.

Quindi, l’ente si occupa non solo delle questioni linguistiche, culturali ma veicola la sua azione propulsiva anche in altri settori  strategici, quali economia, turismo e trasporti.

Lingua e cultura catalana dunque quale strumento di unione, non solo da un punto di vista eminentemente culturale ma anche economico.

E’ importante far passare il messaggio che la lingua storica di un territorio può rivelarsi utile non solo da un punto di vista identitario, romantico ma anche da un punto di vista economico.

E’ sotto questi auspici che lo scorso dicembre abbiamo attivato, in sinergia col Centro Linguistico d’Ateneo dell’Università di Sassari, il Comune di Alghero e l’Università per stranieri, un corso di lingua e cultura catalana, con l’obiettivo di diffondere l’uso della lingua in maniera più capillare, in particolare, fra le nuove generazioni e di far acquisire ai partecipanti una maggiore padronanza scritta e orale del catalano, nella sua variante algherese.

La lingua esprime l’universo culturale di un popolo, ne rispecchia il modo di cogliere la realtà, ne veicola valori e sentimenti.

Certe espressioni idiomatiche, certi modi di dire sono- non a caso- tipici del contesto umano, socio-culturale in cui quella determinata lingua è nata, si è sviluppata e viene utilizzata, e pertanto sono difficilmente traducibili in un’altra.

Quanto è importante la lingua nell’esprimere e conservare i valori, l’identità e la memoria storica di una collettività?

Dal punto di vista della Catalogna, la lingua è la base dell’identità, è la sua essenza più viva: è insomma una questione prioritaria!

Per noi, la lingua ha un ruolo fondamentale nella strutturazione della nostra società e della nostra cultura e nella condivisione e veicolazione di valori identitari comuni.

Le persone che parlano catalano, per noi sono catalane: al centro dell’identità, vi è quindi la lingua.

Lingua che per noi è dunque motivo di orgoglio, caparbietà e impegno!

Per questo ci impegnamo anche ad Alghero per la sua sopravvivenza: qui è fondamentale, importantissimo acquisire la consapevolezza che ci sono tratti culturali e linguistici che ci accomunano.

E in effetti, qui si respira un forte sentimento ed interesse nei confronti del catalano, anche presso i giovani, perchè si sta iniziando a capire che diversamente si perderà.

Più in generale, pensando alla Sardegna e alla sua situazione linguistica, per molti versi simile a quella catalana, credo che serva più coraggio, maggiore orgoglio e fierezza nei confronti dell’immenso patrimonio linguistico e culturale sardo.

Lo scorso 26 settembre si è celebrata la X Giornata Europea delle Lingue.

In tempi di globalizzazione e di omologazione imperante, l’Unione Europea dimostra così di essere particolarmente sensibile alle tematiche inerenti la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale degli Stati membri, riservando particolare attenzione alle così dette “lingue minoritarie”.

Rispetto ad altre parti d’Europa, com’è, secondo lei, la situazione sarda?

E’ una questione particolarmente complessa, questa.

E’ inutile negare infatti che aldilà dei proclami ufficiali, il discorso del multiculturalismo in Europa rischia di diventare una sorta di feticcio culturale, perchè francese e tedesco hanno un ruolo preminente nell’Ue!

A conferma di questo, si può aggiungere che il catalano viene annoverato ingiustamente tra le cosidette “lingue minoritarie” solo per il mancato riconoscimento ufficiale a livello europeo, in quanto, in virtù del suo peso demografico la lingua catalana ha tutti i numeri per essere considerata lingua ufficiale, al pari dell’olandese, per esempio.

Il catalano è, rappresenta dunque  una irregolarità del sistema perchè il suo mancato riconoscimento è solo e soltanto una questione politica, non di numeri o di diffusione.

Ed è proprio sulla diffusione che bisogna scommettere, una diffusione che sia il più capillare possibile.

Utilizzare la lingua in tutte le situazioni, a scuola, in famiglia, nelle istituzioni e nelle varie espressioni artistiche ( musica, poesia etc…) e acquisire piena consapevolezza delle proprie peculiarità linguistiche e culturali.

E’ questo il consiglio che posso e voglio dare a voi sardi, consiglio che si è rivelato proficuo e vitale anche per il catalano.

È importante dunque che la lingua sarda venga utilizzata nella quotidianità, solo così si potrà acquisire la consapevolezza che della lingua madre si può fare non solo un utilizzo culturale ma anche istituzionale, economico e commerciale, come avviene, per l’appunto, anche per il catalano.

Pensando ad un’efficace trasmissione generazionale del sardo, confida di più nella famiglia, nella scuola o nei  mass-media?

Al giorno d’oggi, la trasmissione intergenerazionale rappresenta, non solo per il sardo e per il catalano, ma per tutte le lingue, una grande scommessa, richiede perciò l’azione congiunta dei vari attori sociali.

Fondamentale è ovviamente l’azione della famiglia per garantire la vitalità della lingua, e il ruolo della scuola nel veicolare, ad esempio, i saperi direttamente in sardo, servendosi allo scopo, anche delle nuove tecnologie.

Ferma restando dunque l’indiscussa l’azione congiunta di scuola e famiglia, che devono coadiuvarsi a vicenda, io credo che un ruolo fondamentale nella diffusione del sardo lo abbia, lo avrà e lo debba avere anche Internet.

Anche in questo caso, mi rifaccio all’esperienza catalana: internet per noi è stato fondamentale!

Il web, per antonomasia territorio di grande libertà, è diventato così, infatti, importantissimo ed essenziale nella diffusione, didattica e divulgazione della lingua e cultura catalana.

Con l’introduzione del dominio “.cat”, è stato infatti possibile creare siti web direttamente in catalano, immettere contenuti culturali, veicolarli in maniera rapida ed agevole e -come dicevo- insegnare la lingua catalana.

Parla.cat, sito per imparare la lingua catalana è forse l’esempio più conosciuto, più noto!

Ecco, credo che anche il sardo debba puntare tanto su internet: indubbiamente strategia idonea, veloce ed efficace per la trasmissione generazionale di una lingua.

Catalano, italiano e sardo hanno tra loro evidenti analogie (fonologiche, morfologiche e sintattiche) riscontrabili anche nelle altre lingue romanze (francese, occitano etc…): sono quindi rintracciabili costanti, principi e aspetti condivisi.

Quanto è importante la comparazione nella riflessione linguistica?

Le innegabili analogie tra le diverse lingue romanze testimoniano la fortissima parentela linguistica esistente tra loro, risultato di secoli di influenza reciproca: pensando ad un parallelismo sardo-catalano ad esempio, sono numerosissime le parole in comune!

Questo approccio rende indubbiamente più agevole l’apprendimento di lingue tra loro simili, anche se bisogna sempre tener conto ovviamente delle differenze, delle peculiarità che ciascuna lingua possiede.

Parlare più lingue, sin da piccoli, rappresenta indubbiamente una ricchezza formidabile: ci parli, anche in base alla sua esperienza professionale, dei vantaggi e delle opportunità offerte dal plurilinguismo.

Studi scientifici lo dimostrano: parlare più lingue, sin da piccoli, apre la mente, permette di confrontarsi con realtà diverse e di interagire con esse, cogliendone le peculiarità e i tratti più caratteristici.

Dalle prove INVALSI è emerso poi che gli studenti bilingui hanno una preparazione di gran lunga superiore rispetto ai loro colleghi, questo perchè maneggiare i due sistemi linguistici, senza sovrapporli, aiuta a decidere con più prontezza e velocità e permette allo studente di sviluppare una maggiore capacità di apprendimento globale.

E’ fondamentale dunque capire che la mente di un bambino sa gestire la comunicazione in due lingue: non è un disturbo, un problema, è una questione di arricchimento mentale e culturale!

In questo momento storico poi, il monolinguismo non ha proprio senso: è il plurilinguismo  a rappresentare una ricchezza per tutti, e lo è ancora di più quando ad essere insegnata è la lingua madre del territorio.

Credo allora che anche in Sardegna sia necessario abbandonare quella sorta di snobismo di fondo che spesso impedisce di imparare la lingua del territorio, non per le sue difficoltà intrinseche ma perchè  la si ritiene una sottolingua, una lingua inferiore, da snobare per l’appunto.

Concludendo, credo infine che la disposizione mentale per imparare una nuova lingua denoti apertura verso gli altri e che il bagaglio linguistico-culturale di un individiduo, in tutte le sue sfaccettature e articolazioni, sia un elemento chiave in un mondo sempre più votato alla mobilità e in un mercato del lavoro, sempre più multilingue, interculturale  e competitivo.

La recente Conferenza Regionale sulla lingua sarda, svoltasi – non a caso- ad Alghero il 9-10-11 dicembre scorsi, ha focalizzato l’attenzione sulla peculiarità culturale e linguistica della Sardegna e sul binomio “musica e lingua”. 

Anche dai suoi studi, emerge l’importanza della musica come eccezionale veicolo di valori identitari: una riflessione conclusiva.

Nella scena artistica contemporanea, indiscutibilmente, la musica si impone come efficacissimo ed immediato veicolo di valori sociali, ideologici e identitari.

Parole e musica cristallizzano la memoria e il sentimento di una collettività e permettono di esprimere la propria visione del mondo: sono di vitale importanza.

E’ innegabile dunque il nesso tra cultura, produzione artistica e identità di un popolo!

E’ così anche per Sardegna e Catalogna!

A mio avviso, però, in Sardegna bisognerebbe osare di più: andrebbe usato di più il sardo a livello musicale isolano, incoraggiando anche la sperimentazione nei più svariati generi musicali.

Cantare in inglese nella speranza di vendere dischi a New York, lascia il tempo che trova!

La prima conquista, lo scopo primario dell’espressione artistica è quello di veicolare valori identitari, dopo arriva il resto: successo o consenso commerciale che dir si voglia, questo aspetto resta un qualcosa di secondario!

Io credo fortemente nell’utilizzo della lingua a tutti i livelli comunicativi e in tutti gli ambiti della società, ed effettivamente il catalano viene usato nelle più svariate espressioni artistiche, testi, musica ed anche cinema: eloquente in questo senso il caso Pa Negre, film candidato agli Oscar 2012!

Ciò che conta in ogni caso è che nell’espressione artistica ci sia sempre equilibrio tra autenticità e identità, questo è secondo me di fondamentale importanza, affinchè la lingua e cultura del territorio siano espressione genuina d’identità e non mera rappresentazione folcloristica.

Featured image, Joan Elies Adell (fonte Giuseppe Antonio Taras).


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