Questo tipo di tecnologia comincia a evolversi in Italia, in particolar modo nelle isole maggiori, la Sardegna e la Sicilia. Nei giorni scorsi è stato annunciato l’avvio di importante progetto a Ottana (Nuoro), il terzo polo industriale sardo, che sarà realizzato e gestito dall’Enas, l’ente che gestisce il sistema idrico multisettoriale regionale. E’ una struttura che si integra con altre fonti energetiche rinnovabili ed è costituita da un impianto che accumula energia solare, attraverso un serbatoio d’olio e un sistema di batterie, con una potenza di circa 1 MW.
Un secondo impianto termodinamico dovrebbe essere realizzato in Ogliastra. L’obiettivo è ottenere l’autosufficienza energetica del sistema idrico e la riduzione delle bollette dell’acqua nel settore potabile, irriguo e industriale. Il progetto, inoltre, prevede un’intensa attività di ricerca, finalizzata a diffondere tecnologie replicabili nel campo dell’energia alternative. Si prevede che l’impianto sarà operativo nel 2014, per una spesa approssimativa di 10 milioni di euro.
Stesso discorso anche in Sicilia, regione che ha ospitato il primo impianto termodinamico italiano, chiamato Archimede. l’Anest, associazione che raggruppa gli operatori del solare termodinamico. La Sicilia è la regione con le migliori possibilità e prospettive di sviluppo per le energie rinnovabili, perchè è la più estesa d’Italia e con la maggiore irradiazione solare del Paese. Entro il 2015 sarà operativa la prima centrale al mondo con tecnologia italiana a sali fusi. Si avvera così il sogno di Carlo Rubbia, il premio Nobel per la fisica che, quando ricoprì la carica di presidente dell’Enea, lanciò l’energia solare