Sardegna: migranti no ai fotosegnalamenti. Il Coisp

Creato il 06 giugno 2015 da Yellowflate @yellowflate

Immigrazione, il Coisp dopo l’ennesima protesta in Sardegna da parte di clandestini che vogliono raggiungere altri Stati: “Sempre di più rifiutano categoricamente i fotosegnalamenti e noi non possiamo farci nulla. Ci ammazziamo di lavoro inutilmente e nessuno interviene”

L’ennesima assurda situazione verificatasi in Sardegna è solo l’ultimo allarmante esempio di una realtà di cui proprio non si vuole prendere atto: i clandestini, ogni giorno di più, si rifiutano categoricamente di farsi fotosegnalare, e questo, il più delle volte, perché vogliono raggiungere altri Stati europei. Di fronte a ciò non c’è proprio nulla che possiamo fare, al di là delle inutili e continue sollecitazioni alle Forze dell’Ordine perché siano rigorose nei riconoscimenti. Rigorose un accidenti! Noi non facciamo che ammazzarci di lavoro con turni che sai quando iniziano e non sai quando finiscono, non facciamo che svolgere senza mezzi e senza risorse il lavoro mastodontico di raccolta e di gestione di centinaia di immigrati alla volta, ma poi alla fine tutto è completamente vanificato, con buona pace dei nostri sforzi e, naturalmente, della sicurezza prima di tutto.

Non si può più andare avanti così: i colleghi in tutta Italia non ce la fanno più, le pressioni che subiscono sono fortissime, ed i rischi che corrono altissimi. Basta ciance, bisogna che si cominci a dimostrare con i fatti se si è in grado o meno di amministrare questo Stato ostaggio della prepotenza di chi se ne infischia delle questioni umanitarie che straziano il sud del mondo, ma poi grida allo scandalo quando vede circolare per l’Europa tutti i clandestini che scappano dall’Italia senza che noi abbiamo potuto neppure identificarli. E che dovremmo fare? Legare i clandestini e fotosegnalarli con la forza? La tortura è reato, giusto? Ed in Italia fino a ieri non si è pensato ad altro… quindi adesso vengano i parlamentari italiani a fare i riconoscimenti dopo aver convinto centinaia di immigrati imbufaliti con i loro stupefacenti discorsi”.

E’ un furioso Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, che commenta così quanto avvenuto a Cagliari dove si è verificata l’ennesima protesta degli immigrati clandestini che chiedono di andar via dalla Sardegna. Gli stranieri – sbarcati insieme ad altri 800 sabato scorso a Cagliari da una nave militare tedesca che li aveva soccorsi a largo delle coste libiche – chiedono di poter lasciare l’isola e raggiungere altre nazioni europee dove si trovano parenti e familiari. Sono però sprovvisti di documenti e, come sottolineato dallo stesso questore, Filippo Dispenza, possono lasciare la Sardegna solo dopo essere stati fotosegnalati, ma rifiutano l’operazione. I profughi conoscono il regolamento di Dublino il quale prevede che il fotosegnalamento sia collegato alla richiesta d’asilo che di fatto li costringerebbe a rimanere in Italia, mentre i loro interessi e affetti sono altrove. Agli stranieri, già da ieri, vengono consegnati viveri e acqua visto che non intendono lasciare l’ingresso delle dogane, mentre Polizia e Carabinieri presidiano la zona per evitare incidenti o problemi.

Sono scene incredibili – si infuria Maccari -! Ma si può mai tenere sotto scacco una città e tutte le Forze di Polizia impegnate con una situazione di stallo che non ha via d’uscita? Sorvoliamo poi sull’altro straordinario dato che dei quattro presunti scafisti arrestati dopo lo sbarco due sono stati rimessi in libertà dopo che il giudice ha riconosciuto loro la scriminante dello ‘stato di bisogno’. Ma se siamo su ‘Scherzi a parte’ qualcuno ce lo dica. Se quel che facciamo per far rispettare la legge viene considerato e trattato come una barzelletta allora qualcuno ci sollevi da questo inutile e offensivo supplizio. I colleghi hanno lavorato senza sosta per gestire uno sbarco di quasi 900 persone, per trovare i responsabili dell’atroce viaggio, per cercare disperatamente di difendere la legalità. Ma, a quanto pare, di questo che sta diventando un concetto sempre più ‘relativo’, importa davvero solo a noi”.


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